Amelia – festa di Santa Fermina 2019

Un saluto deferente alle Autorità, ai sacerdoti, agli ospiti di Civitavecchia, ai rappresentanti della Comunità ecclesiale di Civitavecchia, alle varie associazioni ed Enti che organizzano questa festa.
Un caro e affettuoso saluto agli Amerini, specie a coloro che sono intervenuti alla celebrazione.
La festa della Patrona Santa Fermina, momento in cui si celebra e si rinnova l’identità civile e cristiana della città, per la quale Fermina è iniziatrice e fondamento, ma anche della nostra Diocesi che la venera Patrona insieme ai Santi Valentino e Giovenale.

Nella festa di Cristo Re, noi popolo, redento dal Sangue di Cristo, celebriamo il nostro Re, conclusione e ricapitolazione del tempo, della storia, dell’umanità. Gesù regna dalla croce, in cima alla quale un cartiglio illustra la sua identità: Costui è il re dei Giudei.
Un crocifisso è re, che si propone al generale confronto e provocazione, che non risponde con la sua potenza alla violenza, agli insulti, alle provocazioni.
Ecco l’uomo, ecco come si vive, come si muore, come si ama: un amore senza misura, di misericordia e perdono, di abbandono a Dio. Muore con la promessa al ladrone pentito e a tutti i ladroni di oggi: Oggi con me sarai nel paradiso.
Solo chi ha ricevuto lo Spirito, ha seguito Gesù nel suo percorso verso Gerusalemme può comprendere e accettare il mistero di Gesù, della sua sofferenza e morte.
In questo giorno di gloria e di contemplazione, volgiamo lo sguardo al Crocifisso, contempliamo attraverso il suo corpo riverso la storia di grazia, di salvezza e di amore che è nascosta e che può illuminarci e sostenerci nella nostra sofferenza e nella nostra morte. “Volgeranno lo sguardo a Colui che hanno trafitto” (Gv 19,37).

Ma oggi noi scorgiamo accanto a Gesù, nel suo Regno di gloria, la nostra Patrona Santa Fermina, in tutto il suo splendore, piena di luce, con la palma del suo Martirio con la quale ha partecipato al mistero della passione, morte e risurrezione di Gesù. Anche lei ha contribuito a riempire la Chiesa del suo amore e sull’esempio di Gesù ha perdonato ai suoi carnefici e ha portato con se in Paradiso il suo persecutore: Olimpiade.
L’amore e la devozione dei cristiani amerini per santa Fermina è stato trasmesso lungo i secoli da una generazione all’altra. E ancor oggi, nel programma di celebrazioni civili e religiose sembra che sia ancora forte il legame con la nostra santa.
Eppure a guardare in profondità le espressioni della religione e della devozione, appare evidente la fragilità e superficialità del legame e l’esteriorità delle manifestazioni, quasi un aggrapparci a tradizioni che ci affascinano senza però la piena adesione della mente, del cuore e della vita.

Le osservazioni e i dati, scaturiti dalla visita pastorale alla Diocesi, che ormai volge al termine, come pure altre rilevazioni statistiche di carattere regionale e nazionale, la nostra stessa personale osservazione descrivono una realtà, che interessa prevalentemente anziani e bambini, vedendo ai margini delle strade adulti e pochi giovani che, nella migliore delle ipotesi, osservano con curiosità o distrazione, un evento, una processione che si spera passi presto per ritornare ad occupare gli spazi dell’intrattenimento e del civile godimento.
Dove sono i giovani e dove è la generazione degli adulti che venera e festeggia la santa patrona e soprattutto che si sforza di attuare nella vita quotidiana i valori di religione, fede, santità e fedeltà al Vangelo e a Cristo crocifisso, Re dell’universo?
I ragazzi, celebrata la cresima, quasi avvolti da amnesia istantanea, cercano su altre strade e in altri pascoli la soddisfazione alle proprie legittime curiosità o inclinazioni, trascurando di approfondire quella visione e vita di fede che può unificare i vari saperi e dare senso pieno all’uomo adulto che si cerca di costruire.
I giovani, anche per incapacità della generazione degli adulti, o perché troppo presi da interminabili relazioni social, non hanno tempo e ritengono sorpassate e fuori dal tempo le proposte e le provocazioni evangeliche, proposte da Gesù attraverso la Chiesa e i suoi santi, anche santa Fermina.
Le parrocchie o comunità ecclesiali, tolta qualche lodevole eccezione, non hanno più giovani e, peggio ancora, sono rassegnate a questa situazione di vuoto, di assenza e povertà giovanile.
Non vogliamo addossare ai giovani la colpa di tale distrazione: siamo noi adulti che abbiamo creato quell’ambiente e condizioni di freddezza e distanza dai valori e da Gesù;
ci siamo allontanati noi stessi, abbiamo aderito con facilità e leggerezza alla società dei consumi, individualista, edonista e permissivista;
abbiamo rinunciato al ruolo e responsabilità di padri e di educatori;
abbiamo depauperato e smontato la famiglia, svuotando il valore della fedeltà, dell’amore senza confini di tempo e di intensità.
Tutto ciò si ripercuote pesantemente sulle giovani generazioni e anche sulla Chiesa.

La Chiesa, anche la nostra Chiesa particolare di Terni-Narni-Amelia, deve ripensare il suo approccio culturale, spirituale, affettivo e pastorale con i giovani, dopo aver assistito, impotenti, ad una quasi genetica trasformazione e “aver assegnato un ruolo passivo ai giovani all’interno della comunità cristiana” (ChVivit 40).

Una città e una comunità che si vanta di avere come patrona, maestra, alfiere: Fermina, donna, giovane ( a 15 anni sfuggi alla persecuzione e a 32 anni fu martirizzata), vergine, cristiana, santa, martire, non può trascurare tale situazione.
Fermina era innamorata di Gesù crocifisso e risorto, ha fatto conoscere ai suoi concittadini il suo sposo, è entrata, giovanissima, alla corte del suo Regno.

Papa Francesco, nella lettera “Christus vivit”, inviata al termine del sinodo dei vescovi su “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”, invita la Chiesa a tenere nella dovuta considerazione l’attenzione alle giovani generazioni. Sottolinea che la Chiesa è giovane fin dalle origini, ha affascinato i giovani, è stata trasformata e rinnovata da giovani.
Gesù stesso è «giovane tra i giovani per essere l’esempio dei giovani e consacrarli al Signore» (n.22). Il Signore «emise lo spirito» (Mt 27,50) su una croce quando aveva poco più di trent’anni (cfr Lc 3,23). È importante prendere coscienza che Gesù è stato un giovane. Ha dato la sua vita in una fase che oggi è definita come quella di un giovane-adulto. Nel pieno della sua giovinezza iniziò la sua missione pubblica e così «una luce è sorta» (Mt 4,16), specialmente quando diede la sua vita fino alla fine. (ChV 23)
Nel cuore della Chiesa risplende Maria. Ella è il grande modello per una Chiesa giovane che vuole seguire Cristo con freschezza e docilità. Quando era molto giovane, ricevette l’annuncio dell’angelo e non rinunciò a fare domande (cfr Lc 1,34). Ma aveva un’anima disponibile e disse: «Ecco la serva del Signore» (Lc 1,38) (ChV 43).
Il cuore della Chiesa è pieno anche di giovani santi, che hanno dato la loro vita per Cristo, molti di loro fino al martirio:
Nel III secolo, San Sebastiano era un giovane capitano della guardia pretoriana;
San Francesco d’Assisi, quando era molto giovane e pieno di sogni, sentì la chiamata di Gesù ad essere povero come Lui e a restaurare la Chiesa con la sua testimonianza (ChV 52);
San Domenico Savio offriva a Maria tutte le sue sofferenze. Quando San Giovanni Bosco gli insegnò che la santità comporta l’essere sempre gioiosi, aprì il suo cuore ad una gioia contagiosa. Cercava di stare vicino ai suoi compagni più emarginati e malati. Morì nel 1857 all’età di quattordici anni, dicendo: “Che meraviglia che sto vedendo!” (ChV 56).
Santa Teresa di Gesù Bambino nacque nel 1873. All’età di quindici anni, superando molte difficoltà, riuscì ad entrare in un convento carmelitano (ChV 57)
Il beato Pier Giorgio Frassati, morto nel 1925, «era un giovane di una gioia trascinante, una gioia che superava anche tante difficoltà della sua vita» (ChV 60);

Potremmo citare tanti altri cristiani e santi che fin dalla giovinezza hanno annunciato il vangelo e dato speranza all’umanità.

Gesù , nella parabola del figliol prodigo incoraggia la nostra attesa operosa, la ricerca amorevole dei figli giovani e meno giovani, che si sono allontanati.
Racconta che il figlio “più giovane” volle andarsene dalla casa paterna verso un paese lontano. Ma i suoi sogni di autonomia si trasformarono in libertinaggio e dissolutezza e sperimentò la durezza della solitudine e della povertà. Tuttavia, fu capace di ripensarci per ricominciare e decise di alzarsi. È tipico del cuore giovane essere disponibile al cambiamento, essere in grado di rialzarsi e lasciarsi istruire dalla vita. Come non accompagnare il figlio in questa nuova impresa? Il fratello maggiore, però, aveva già un cuore vecchio e si lasciò possedere dall’avidità, dall’egoismo e dall’invidia. Gesù elogia il giovane peccatore che riprende la buona strada più di colui che crede di essere fedele ma non vive lo spirito dell’amore e della misericordia. (cfr Lc 15,11-32). (ChV 12).

Alla vigilia di un nuovo Avvento, vogliamo presentare la nostra Patrona Fermina come la vergine prudente di cui parla Gesù nella parabola evangelica: Lei è tra le giovani prudenti che erano pronte e attente, mentre altre (quanta gioventù odierna!) vivevano distratte e addormentate. Infatti, si può trascorrere la propria giovinezza distratti, volando sulla superficie della vita, addormentati, incapaci di coltivare relazioni profonde e di entrare nel cuore della vita. In questo modo si prepara un futuro povero, senza sostanza. Oppure si può spendere la propria giovinezza coltivando cose belle e grandi, e in questo modo preparare un futuro pieno di vita e di ricchezza interiore. (cfr Mt 25,1-13). (ChV19).

Gesù, che ci ha chiamati a regnare con sé nella giustizia e nell’amore,
liberaci dal potere delle tenebre e insegnaci a camminare con Te
per donare anche noi la nostra vita per amore dei fratelli,
per condividere con Santa Fermina e con gli innumerevoli santi giovani, la tua gloria nel paradiso.