Funerale di don Marcello D’Artista

Questa celebrazione del funerale di don Marcello vede radunata la nostra chiesa, la città con le sue istituzioni, in questo luogo insolito, ma significativo, il castello di Alviano, per l’ultimo saluto a don Marcello, e per affidare alla misericordia del Signore il nostro fratello, figlio e pastore. Ma questa celebrazione vuole essere anche la sua definitiva testimonianza per tutti noi, il suo ultimo e decisivo insegnamento, le ultime parole di un’omelia iniziata 21 marzo 2009 e che, dopo incertezze e tentennamenti, ha avuto nell’ultimo anno, espressioni non più prese dai libri, ma imparate alla scuola e sulle ginocchia di Maria Santissima, suggerite dello Spirito Santo, limate e purificate dalla sofferenza fisica accolta e portata strettamente abbracciato a Gesù Crocifisso.
E’ la prova che un cristiano e un religioso o sacerdote, a prescindere dalle doti di sapienza umana, può trovare alla scuola assidua, umile e fiduciosa di Gesù, quei titoli e competenze che lo rendono autentico maestro di fede, di amore, di misericordia, qualificato annunciatore del Vangelo di Gesù e competente guida delle anime, sullo stile e sulla scia del Buon Pastore.

Insieme a don Marcello abbiamo letto la Parola di Dio, l’unica che dà senso alla nostra breve e travagliata esistenza. Vorrei che riferissimo questa Parola a lui e alle tante persone care che ci hanno lasciato e che ugualmente hanno vissuto nel Signore.
La prima lettura apre i nostri occhi alla corretta lettura di alcuni misteri dell’esistenza: la sofferenza e la morte, specie quella prematura. Oggi siamo immersi in una cultura che rifugge dalla riflessione profonda e rimuove il pensiero, la meditazione sul destino dell’uomo. Potrà trovare senso anche alla morte solo chi segue i dettami della retta coscienza e ascolta quell’insopprimibile imperativo che ognuno sente nel cuore: “fa il bene ed evita il male”.
“Il giusto, anche se muore prematuramente, si troverà in un luogo di riposo.
Vecchiaia veneranda non è quella longeva, 9ma canizie per gli uomini è la saggezza.
Divenuto caro a Dio, fu amato da lui.
Giunto in breve alla perfezione, ha conseguito la pienezza di tutta una vita.
La sua anima era gradita al Signore, perciò si affrettò a uscire dalla malvagità”.
Don Marcello nella sua semplicità allegra, gradevole e da noi accolta, di ragazzone scanzonato, si è lasciato pervadere dalla sapienza del Signore, sulla scia di San Francesco d’Assisi nella esperienza della perfetta letizia o della santa infanzia evangelica.
L’affidamento dell’apostolo Giovanni a Maria SS. ai piedi della croce, lui lo aveva preso come rivolto a sé. Aveva preso Maria nella sua casa e alla scuola di Maria e con Maria svolgeva il suo ministero.
La sua devozione mariana è stata la chiave di lettura della sua vita e del suo ministero.
Nel nostro primo incontro (luglio 2014) mi ha parlato dell’anno Mariano, avviato con mons. Vecchi, del suo amore alla Madonna, della peregrinatio Mariae nelle case, delle 120 famiglie che recitavano il rosario ogni giorno e mi chiese di andare a concludere l’Anno Mariano ad Alviano, una città mariana.
La consapevolezza di aver ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, lo Spirito che attesta che siamo figli di Dio, ma anche figli di Maria, lo rendeva felice. Specie nell’ultimo anno ha imparato il significato delle parole dell’Apostolo nella seconda lettura:
“E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria”.
Il male incurabile lo aveva aggredito con feroce durezza, ma don Marcello era predisposto a combatterlo e osteggiarlo con ogni mezzo e rimedio, con grande fiducia nei medici, e in coloro che potevano aiutalo. Il tempo e l’esperienza lo avevano reso competente nel descrivere e valutare malattie, diagnosi, terapie, tecniche, rischi e percorsi. Ma alla base di tutto ho sempre visto il suo abbandono alla volontà di Cristo e l’unione costante a Lui. Era chiara la consapevolezza paolina:
“Ritengo infatti che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi”.
Nella lettera scritta per il vostro giornalino El Campanile, che possiamo ritenere il suo testamento spirituale, apre il suo cuore e dice quali erano i suoi sentimenti:

Cari Parrocchiani,
sono mesi che da queste pagine di “El Campanile”, torno a ripetere che spero di esser presto nella mia amatissima Alviano, ma il Signore ha altri progetti per me!
Non nego che spesso mi trovo in disaccordo con le scelte che il Signore opera su di me, del resto prima che sacerdote, sono un uomo, con tutti i limiti che questo comporta; ma la malattia mi costringe ad una diminuzione radicale delle attività ed ho più tempo per pensare, per riflettere e leggere.
Così mi confronto con esperienze di grandi figure del nostro tempo come quella di Don Tonino Bello, Vescovo di Molfetta morto ormai 25 anni fa. Vi lascio alle sue parole di fede che sono certo, scalderanno il cuore anche a voi, e vi daranno nuova energia per affrontare ognuno la propria strada, sia che essa sia segnata dalla gioia come dal dolore. Un grande abbraccio a tutti. “Coraggio!

“La nostra esistenza non è inutile […]. Capiremo che il nostro martirio non è stato un assurdo, una crudeltà di Dio, una sua ingerenza nella nostra storia disturbata dal dolore.
Invece il nostro martirio, la nostra sofferenza ha alimentato il fiume della redenzione raggiungendo i più remoti angoli della terra. Il nostro dolore è come un rigagnolo che va ad ingrossare il fiume del sangue di Cristo. Il Calvario non è soltanto la fontana della Carità, ma anche la sorgente della Speranza.
La sofferenza tiene spiritualmente in piedi il mondo. Nella stessa misura in cui la passione di Gesù sorregge il cammino dell’universo verso il traguardo del Regno. In questo Gesù è il nostro capo. […] Gesù comunque è in mezzo a noi. È toccabile. E quando abbiamo bisogno di lui non è necessario urlare: basta chiamarlo, perché sta appena dietro di noi. Gesù è il nostro capo. È il capo delle nostre attese. È lui che si mette accanto a noi e ci dice che ci ama e che ci vuole bene.
Da una parte c’è lui. E dall’altra c’è lei, Maria, la nostra dolcissima madre, la regina degli infermi. Salus infirmorum: colei che viene incontro e mette la mano sulla fronte dei suoi figli febbricitanti e percepisce subito la temperatura senza aver bisogno di termometri. E non ha bisogno di chiedere per sapere del nostro stato di salute, perché lei lo afferra a volo guardandoci negli occhi.
A tutti voi dico coraggio!” El campanile, luglio 2018.

Ma questa celebrazione vuole essere realmente un ringraziamento, l’eucarestia di don Marcello.
Grazie a Dio per aver creato questo fratello e avercelo donato come compagno di strada. Grazie a Dio per la vocazione sacerdotale e il ministero di don Marcello.
Grazie a mamma Lucia e a papà Pasquale, che lo ha preceduto in cielo, giusto un anno fa (12 luglio 2017): sono stati il segno tangibile dell’amore di Dio creatore nella sua vita.
Grazie alla sorella Mary, a cui don Marcello era particolarmente legato e agli altri famigliari.
Grazie ai medici del Policlinico Gemelli, di Orvieto, di Terni e a tutti coloro che si sono presi cura della sua persona anche nei momenti di fragilità, in casa e fuori.
Grazie ai parrocchiani, al CPP, CPAE, ai catechisti e operatori pastorali, ai cittadini di Alviano, al sindaco e alle Istituzioni, che hanno voluto bene a sostenuto don Marcello, un bene ricambiato con entusiasmo e zelo.
Nei giorni della visita pastorale don Marcello era già afflitto dal male, ma non ha mancato di organizzare con la partecipazione di tutti un evento straordinario di festa, entusiasmo e fraternità.
Ho ammirato con meraviglia il suo eccezionale dinamismo; benché fosse già alle prese col male, mi ha accompagnato nella visita alle famiglie e agli esercizi commerciali di Alviano: Alviano di sopra, di sotto, di mezzo, tutti conosciuti e chiamati per nome.
Grazie a Michele Baliani e alla sua famiglia, vero fratello e angelo custode di don Marcello in tutte le incombenze relative alla persona e alla parrocchia.
Nei giorni scorsi ho terminato di scrivere la lettera pastorale dove dico grazie a lui e a tutti gli Alvianesi: volentieri lo faccio oggi insieme all’ultimo saluto a don Marcello.

Ringrazio anche tutti quelli che hanno scritto e espresso cordoglio: vescovi (mons. Paglia, Vecchi, Sigismondi) sacerdoti, amici laici, don Piccioni dal Guatemala, amici, laici, docenti e alunni dell’Istituto Leonino presenti e passati.
Grazie a tutti voi, che partecipate a questa celebrazione: specie ai bambini, ragazzi, giovani a cui andavano particolarmente le preferenze di don Marcello

In questa celebrazione vogliamo pregare per don Marcello.
Ho conosciuto la sua persona nelle virtù e nei suoi aspetti fragili. Per gli uni e per gli altri rivolgiamo a Dio ricco di misericordia, la nostra richiesta di perdono e il nostro grazie!

Accogliamo da don Marcello la consegna dell’amore per Gesù e Maria Santissima; l’invito a conservare e promuovere la concordia e la comunione nella parrocchia e nella città.
La nostra riconoscenza si esprima con la preghiera e per chi può, adoperiamoci per la costituzione di una Borsa di studio per un seminarista. Ai giovani chiedo: Chi vorrà prendere il posto di don Marcello? Il Signore benedica tutti noi e doni a lui la sua pace!