Funerale di Luca Quondam Domenico

Siamo qui a pregare per Luca, in questo chiesa che lo ha visto formarsi come cristiano quale membro dell’Azione Cattolica Ragazzi, insieme a tanti amici. L’amicizia con il Signore Gesù che ha posto le radici negli anni dell’infanzia e della prima adolescenza, oggi diviene definitiva e irrevocabile quale segno di predilezione e di salvezza per Luca e di conforto per i suoi genitori e per tutti noi, che ne piangiamo l’improvvisa e prematura dipartita. Vogliamo lasciarci illuminare dalla preghiera e dalla Parola di Dio, che è luce al nostro cammino sulla terra e verso l’Eternità.

Compiamo un ultimo gesto di amore per Luca, la liturgia del commiato, dire con amore arrivederci a Luca, in un abbraccio collettivo, marcato dal dolore e bagnato dalle lacrime per la sua partenza improvvisa, prematura e inaspettata.
Da parte di tutti, da parte mia di fronte al mistero della morte di un giovane e di un amico non abbiamo umane parole decisive di risposta all’angosciante interrogativo del perché e del senso di questa morte. Umanamente possiamo solo condividere il dolore con i familiari nel desiderio e tentativo di alleggerirlo e di renderlo un po’ più sopportabile con la condivisione, con l’abbraccio e con l’impegno a custodire nel cuore l’immagine giovane e solare del caro Luca.
Ma ritornati alle nostre case e alle faccende quotidiane, quando ci ritroviamo soli, sconnessi, a tu per tu con noi stessi e col mistero della morte, privi della presenza fisica dei nostri cari, occorrerà cercare e dare risposte più profonde e personali ai perché di questa morte, al senso della vita, che continua e deve continuare.
Tali risposte noi cerchiamo nella Parola di Dio e soprattutto davanti a Gesù sulla croce, sotto la quale stanno impietriti sua Madre Maria e San Giovanni Evangelista. La risposta ai nostri perché possiamo intuirla nel dono che Dio Padre ha fatto all’umanità: suo figlio Gesù.
Dio nel suo disegno non ci ha tolto il dolore né la morte, conseguenze tristi del peccato e della ribellione degli uomini. Non ha sottratto nemmeno suo figlio dalla nostra condizione, che Egli ha condiviso fino in fondo. Ma ha trasformato il nostro dolore e la stessa morte in strumento di redenzione e di vittoria. E’ difficile da comprendere tutto ciò, occorre riflessione, studio della Parola di Dio e contemplazione di Cristo per intuire il senso della vita e della morte e per non risultare soccombenti, ma vittoriosi già su questa terra sulle pretese della morte.

Gesù, a coloro che chiedevano di contemplare la sua gloria, risponde: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato”.
Gesù ci insegna che il momento supremo della sua glorificazione è quello nel quale manifesterà l’amore pieno verso l’umanità quando sulla croce donerà all’umanità la sua vita per amore. Una morte per la vita:
“In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”.
E’ la logica del chicco di grano, che per far germogliare i frutti, deve marcire, scomparire.
E’ la logica, che sperimenta ogni madre, e solo lei, che per dare alla luce la vita, un figlio, deve assoggettarsi a nove mesi di disagi fino alla sofferenza del parto.
“Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna”. Prospettiva terrena ed eterna acquistano pienezza di consistenza nella logica che Gesù ci ha trasmesso con la sua esperienza.
E’ la logica pasquale che è prospettata nella prima lettura di Osea e che emerge nel Vangelo:
«Venite, ritorniamo al Signore:
egli ci ha straziato ed egli ci guarirà.
Egli ci ha percosso ed egli ci fascerà.
Dopo due giorni ci ridarà la vita
e il terzo ci farà rialzare,
e noi vivremo alla sua presenza.
Affrettiamoci a conoscere il Signore,
la sua venuta è sicura come l’aurora.
Verrà a noi come la pioggia d’autunno,
come la pioggia di primavera che feconda la terra».

La nostra vita è chiamata a seguire Gesù nel mistero pasquale: passione morte e risurrezione. Non si ferma alla passione e alla morte, ma ha davanti la prospettiva della risurrezione.
“Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà”.
Gesù ci chiede di seguirlo avendo chiara la prospettiva della risurrezione e della vita: già su questa terra.
I Santi: San Valentino, San Gabriele, San Francesco d’Assisi hanno accolto questa prospettiva e hanno fatto della loro vita e morte il preludio di una sinfonia di festa e di gioia, incominciata già su questa terra.
San Gabriele che è morto a 24 anni; Francesco d’Assisi, che è morto a 44 anni sono stati santi della gioia, che amavano vivere, ma che hanno affrontato il combattimento con la morte e sono risulti vincitori, insieme a Gesù. San Francesco addirittura chiamava “sorella” la morte, non la temeva, ma l’ha affrontata e l’ha vista come la porta per la vita definitiva.

Con la morte la nostra vita è come il chicco di grano.
Abbiamo la speranza che Luca come il chicco di grano germoglia e produce molto frutto. Le cose di prima sono passate, ecco ne sono nate di nuove. E’ il nuovo che ci sta davanti e verso il quale sono rivolti i nostri sguardi. I cieli nuovi e la terra nuova promessi a tutti noi.

Preghiere alla Vergine Maria per un figlio morto

Dolce Madre Celeste che hai conosciuto le atroci sofferenze del cuore
per la morte di tuo Figlio Gesù,
asciuga le nostre lacrime e trasforma il nostro immenso dolore
per la perdita di nostro figlio in consolazione.
Dolce Madre Celeste tu che ai piedi della croce hai saputo dare un senso al dolore,
consola la nostra disperazione e aiutaci a trovare le risposte ai nostri tanti perché.
Guidaci nell’oscurità delle nstre pene per ritrovare la luce della speranza.
Mostraci il sepolcro vuoto e la gloria della risurrezione, conforto di ogni tuo figlio credente.
Ti affidiamo nostro figlio, accoglilo e proteggilo con il tuo materno amore,
concedici la grazia di sentirlo vivo e presente in ogni momento della nostra vita
fino a quando non ci riabbracceremo in cielo. Amen.
(Alberto Todesco)

Dal libro del profeta Osèa 6, 1-6

«Venite, ritorniamo al Signore:
egli ci ha straziato ed egli ci guarirà.
Egli ci ha percosso ed egli ci fascerà.
Dopo due giorni ci ridarà la vita
e il terzo ci farà rialzare,
e noi vivremo alla sua presenza.
Affrettiamoci a conoscere il Signore,
la sua venuta è sicura come l’aurora.
Verrà a noi come la pioggia d’autunno,
come la pioggia di primavera che feconda la terra».
Che dovrò fare per te, Èfraim,
che dovrò fare per te, Giuda?
Il vostro amore è come una nube del mattino,
come la rugiada che all’alba svanisce.
Per questo li ho abbattuti per mezzo dei profeti,
li ho uccisi con le parole della mia bocca
e il mio giudizio sorge come la luce:
poiché voglio l’amore e non il sacrificio,
la conoscenza di Dio più degli olocàusti.

Dal Vangelo di Giovanni 12, 23-26
Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna.
Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà.
Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!».
La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.