Istituzione delle nuove comunità pastorali anno 2016-2017

Il Consiglio Pastorale Diocesano, esaminando e approfondendo quanto emerso nelle varie consultazioni, ha approvato la proposta delle Comunità Pastorali, che verranno a formarsi anche nella nostra Diocesi. Tuttavia esse saranno istituite gradualmente e in via sperimentale in modo da non stravolgere la vita dell’intera diocesi e avere l’opportunità di valutare con accortezza, difficoltà e successi che emergeranno.

I tempi sono cambiati, la conformazione numerica dei cristiani delle parrocchie si è trasformata, i sacerdoti sono diminuiti, diversi di loro sono affaticati dal peso degli anni o della malattia,  i religiosi e soprattutto le religiose stanno quasi scomparendo dalla nostra Diocesi, le convinzioni e le espressioni della fede delle varie comunità si sono trasformate e in molti casi impoverite.

 

La stessa modalità di vita dei preti deve necessariamente trovare forme più condivise e comunitarie di impostazione sia nella dimensione personale che di esercizio del ministero.  E’ un percorso lungo e nuovo. Tuttavia qualche esperienza già in atto nella diocesi può essere di aiuto e può far ben sperare.

I singoli cristiani e le comunità parrocchiali dovranno collaborare  con buona volontà e docilità,  per trovare nuove forme di annuncio evangelico, di iniziazione alla vita di fede, speranza e carità e di organizzazione pastorale.

La preoccupazione principale di ognuno, pastori e fedeli,  deve essere quella di annunciare a tutti il Vangelo di Gesù. Tutto il resto rientra nell’ambito degli strumenti, che sono secondari e possono mutare a seconda dei luoghi e delle circostanze.

Esprimo la fiducia che cresca in tutti, vescovo, ministri, religiosi e laici, il desiderio di incontrare Gesù e di crescere nel suo amore.

Non c’è missione efficace, se non dentro uno stile di comunione. Dunque, “questa unità deve farsi visibile anche in una pastorale comune. La Chiesa, infatti, non si realizza se non nell’unità della missione. Ciò significa realizzare gesti di visibile convergenza, all’interno di percorsi costruiti insieme, poiché la Chiesa non è la scelta di singoli ma un dono dall’alto, in una pluralità di carismi e nell’unità della missione

E in quest’ottica s’inserisce la costituzione delle comunità pastorali 14 tra Terni Narni Amelia ha lo scopo di rinnovare l’azione pastorale della Chiesa locale, facendo uscire le singole comunità parrocchiali da una illusoria autosufficienza per farle vivere “con” e “per” le altre comunità parrocchiali. In questo senso, diventa una preziosa opportunità, in quanto favorisce l’unità di discernimento, di decisione, di progettazione e di azione nell’attività pastorale, tra più parrocchie.

  • Scopo principale: contribuire a dare nuovo impulso alla missione ecclesiale superando l’individualismo e favorendo una maggiore comunione e collaborazione fra le parrocchie, fra i presbiteri, i diaconi permanenti, le persone consacrate e i laici, come pure tra i diversi gruppi e aggregazioni laicali. Promuovere e valorizzare i vari carismi e ministeri di tutti i battezzati Il progetto pastorale comune riguarda:

l’annuncio della Parola,  la liturgia e la vita di preghiera,  la catechesi, il servizio caritativo e la cura di contesti specifici. (Ad esempio: la pastorale giovanile, l’animazione della vita cristiana.

Il nuovo progetto pastorale ? continua il Vescovo ? prevede che le due parrocchie, restando immutate nella loro identità giuridica sia canonica sia civile, operino in piena comunione attraverso un graduale cammino di pastorale integrata e una promozione unitaria e organica della corresponsabilità dei fedeli laici. I sacerdoti che operano nell?ambito dell?Unità pastorale agiranno collegialmente e saranno corresponsabili della cura pastorale dell?intera unità, anche se rimangono distinte le responsabilità previste dal can 517 del codice di diritto canonico?. Secondo il progetto pastorale delle comunità di San Pietro e San Giovanni, ogni parrocchia mantiene la propria soggettività. ?In essa, tuttavia, l?azione pastorale dei ministri ordinati ? chiarisce mons. Ceccobelli ? va pensata ed esercitata collegialmente, con la partecipazione attiva degli altri fedeli, laici e religiosi. Si tratta di attuare una pastorale organica d?insieme secondo il modello dell?iniziazione cristiana che, nell?unità della Diocesi, superi lo stato di semplice conservazione, e sappia incentivare in modo non frammentario o episodico la corresponsabilità dei laici nella Chiesa insieme con i presbiteri, i diaconi, i religiosi e le religiose, e i consacrati presenti sul territorio?.

Le comunita’ pastorali