Pasqua 2017 – messa crismale

“Fratelli miei, è bello passare da una festa all’altra, passare da una orazione all’altra e, infine, da una celebrazione all’altra. È vicino ora quel tempo che ci porta e ci fa conoscere un nuovo inizio, il giorno della santa Pasqua, nella quale il Signore si è immolato. La celebrazione liturgica ci sostiene nelle afflizioni che incontriamo in questo mondo. Per mezzo di essa Dio ci accorda quella gioia della salvezza, che accresce la fraternità. Mediante l’azione sacramentale della festa, infatti, ci fonde in un’unica assemblea, ci unisce tutti spiritualmente e fa ritrovare vicini anche i lontani. La celebrazione della Chiesa ci offre il modo di pregare insieme e innalzare comunitariamente il nostro grazie a Dio. Questa anzi è un’esigenza propria di ogni festa liturgica. È un miracolo della bontà di Dio quello di far sentire solidali nella celebrazione e fondere nell’unità della fede lontani e vicini, presenti e assenti”. (Dalle «Lettere pasquali» di Sant’Atanasio, vescovo (Lett. 5, 1-2; PG 26, 379-1380) (Il mistero pasquale riunisce nell’unità della fede coloro che sono lontani col corpo).
Queste parole, tratte dalle «Lettere pasquali» di Sant’Atanasio, vescovo, esprimono in sintesi appropriata i miei sentimenti in questa festa della Chiesa, del santo popolo fedele sacerdotale di Dio, nell’immminenza della Pasqua, anzi, mi piace dire, in questa celebrazione pasquale anticipata con la presenza della rappresentanza di tutti i cristiani della nostra Chiesa particolare.

E’ la Messa del crisma, celebrazione collocata nel cuore della settimana santa, tra la conclusione della quaresima e la celebrazione del triduo sacro di Cristo-sofferente-risorto.
Al centro c’è Cristo sacerdote, circondato da coloro che ha unto e consacrato suoi sacerdoti per adorare Dio Padre e assistere e curare tutto il popolo sacerdotale.
Questa celebrazione non ha un anonimo riferimento ad una generica comunità sacerdotale, ma a questa comunità sacerdotale, composta dal popolo santo fedele di Terni- Narni- Amelia, dal vescovo Giuseppe, dai presbiteri e diaconi con i nostri nomi e cognomi, nell’anno di Grazia 2017.
Vogliamo allargare la comunione, ricordando e ringraziando i presbiteri e i diaconi, che prossimamente festeggeranno il Giubileo personale di Ordinazione e di servizio ministeriale alla Chiesa:
60 anni di presbiterato (1957).
Mons. Luigi PALLOTTINI , Nato a Narni (TR) il 2 novembre 1934
Ordinato il 29 giugno 1957, Canonico del Capitolo della Concattedrale di Narni
Mons. SANDRO Sciaboletta, Nato a Terni (TR) il 16 dicembre 1934
Ordinato il 29 giugno 1957, Parroco di S. Maria Regina – Terni, Canonico del Capitolo della Cattedrale di Terni
50 anni di presbiterato (1967)
Padre ROCCO De Rosa – Ofm , Nato a Oppido Lucano (PZ) l’8 gennaio 1940
Ordinato il 5 novembre 1967 , Convento Annunziata- Amelia (TR)
Padre MARIO Finauro – Ofm cap , Nato a Spello (PG) il 19 settembre 1940
Ordinato il 3 maggio 1967, Coadiutore Cappellanie dell’Ospedale Santa Maria di Terni
25 anni di presbiterato (1992)
Don GABRIEL MARIO Caranta
Nato a Nizza (Francia) il 13 agosto 1964,
Ordinato il 1 febbraio 1992
Don Claudio BOSI – Nato a Terni il 18 agosto 1962,
Ordinato il 10 maggio 1992
Parroco di S. Maria dell’Oro – Terni
Don ROBERTO Adami , Nato a Terni il 5 luglio 1947
Ordinato il 21 novembre 1992
Cappellano Ospedale di Narni
Sono tornati alla Casa del Padre nell’ultimo anno, ministri buoni e fedeli:
Don Antonio Prudenzi + 18 giugno 2016, Terni
Don Giovanni Ciancuti, +4 novembre 2016, Montoro
Don Domenico Venturi, + 1 dicembre 2016 Castel dell’Aquila.
Don Ausilio Zanzotti + 8 aprile 2017, Terni
ordinato il 28 giugno 1942 che avrebbe festeggiato i 75 anni di sacerdozio
Ci sentiamo uniti, inoltre, ai nostri confratelli che non possono essere qui con noi perché ammalati o anziani, o perché impegnati in missioni lontane: don Sergio Vandini, don Andrea Piccioni.

Siamo una Chiesa viva, in cammino, che nell’anno liturgico rinnova e attualizza il mistero di Cristo, trasforma e santifica le realtà umane e la storia, si costruisce nella fede, mossa dalla forza della speranza, con le opere di carità, che scaturiscono dall’amore, che Dio ha posto nei nostri cuori verso i fratelli e verso il creato.
Ricca è la storia di questo anno, che insieme abbiamo costruito a vissuta, con tutti i limiti personali e comunitari. Vogliamo brevemente ricordare con animo grato al Signore: le nostre assemblee ecclesiali, celebrazioni diocesane e foraniali del Giubileo della Misericordia, celebrazioni liturgiche diocesane, assemblee ecclesiali per il dialogo, confronto e discernimento in vista della comunione e della missione, da attuare ai nostri giorni.
Le piccole e grandi opere di carità personali, delle parrocchie, dei gruppi e movimenti, quelle che vedono nella Caritas e nella san Martino, nella san Vincenzo, la punta di diamante della nostra diocesi: accoglienza di immigrati, assistenza ai senza tetto, vicinanza ai carcerati, conforto ai malati e sofferenti. E che dire degli esercizi spirituali del clero e degli incontri sacerdotali, che ogni mese hanno visto la convivenza residenziale e puntuale di presbiteri e diaconi: esercizio ed esperienza di vera fraternità sacerdotale? Tutte occasioni e strumenti per la cura della propria formazione cristiana e sacerdotale, a edificazione della comunione del Presbiterio, premessa e preparazione per la missione.
In questa festa ecclesiale della comunità sacerdotale vogliamo anche esaminarci e confrontarci sul contributo personale alla crescita della comunione e della carità? Come presbiteri siamo stati promotori di comunione e di carità con i parrocchiani, all’interno della diocesi, col vescovo, col papa? Ciascuno col proprio ruolo? Quale apporto alla comune missione evangelizzatrice nel nostro territorio?
In questo momento solenne di manifestazione della Chiesa, stretti, avvinti a Gesù, sommo sacerdote e maestro, cogliamo più profondamente il senso della nostra identità di popolo sacerdotale, rafforziamo la nostra vocazione e realtà di ministri scelti e consacrati col sacro crisma, ringiovaniamo la personale fedeltà al Maestro, Cristo buon Pastore facendo memoria delle promesse sacerdotali.

“Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio. Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”.
E’ Gesù, presente in mezzo a noi, che proclama realizzata in se la profezia di Isaia. Egli tenendoci stretti a sé, proclama di essere ripieno dello Spirito e guidato da Lui. E’ lo Spirito che consacra Lui e ciascuno di noi con l’unzione per renderci idonei ad essere inviati alla missione di evangelizzare i poveri.
Non siamo consacrati per noi, per nostro onore e gloria, ma consacrati per il vangelo: annunciatori della buona e lieta notizia della Parola di perdono e di misericordia del Padre e di Gesù.
Gesù è consacrato nel seno di Maria Vergine, è proclamato, ordinato e inviato al mondo nel battesimo del fiume Giordano, è riconosciuto sulla croce, è donato agli uomini e all’universo il giorno della risurrezione.
Nella colletta siamo riconosciuti partecipi della consacrazione di Cristo. “O Padre, che hai consacrato il tuo unico Figlio con l’unzione dello Spirito Santo e lo hai costituito Messia e Signore, concedi a noi, partecipi della sua consacrazione, di essere testimoni nel mondo della sua opera di salvezza”.
Nel prefazio è proclamato il grande annuncio della costituzione di tutto il popolo sacerdotale e del sacerdozio ministeriale al suo interno e per il suo servizio: “Egli comunica il sacerdozio regale a tutto il popolo dei redenti, e con affetto di predilezione sceglie alcuni tra i fratelli che mediante l’imposizione delle mani fa partecipi del suo ministero di salvezza”.
Siamo stati scelti per un compito straordinario e abbiamo come modello Cristo: “Tu proponi loro come modello il Cristo, perché, donando la vita per te e per i fratelli, si sforzino di conformarsi all’immagine del tuo Figlio, e rendano testimonianza di fedeltà e di amore generoso”.

Oggi, giorno memoriale della nascita del popolo sacerdotale, vogliamo esaminarci se abbiamo consapevolezza di tale onore, dignità e compito. All’interno delle nostre parrocchie abbiamo tale consapevolezza?
Ci rapportiamo come popolo di Dio, di sacerdoti, profeti, ministri di Dio oppure ci trattiamo da gente qualunque, popolani, distanti, estranei?

E noi presbiteri e diaconi, riandando con la mente al giorno della nostra Ordinazione e soffermandoci su quanto ci è stato affidato, abbiamo consapevolezza della nostra dignità, quella personale e quella degli altri confratelli al punto da rapportarci tra noi con la dignità di sacerdoti di Cristo?
Mentre il Vescovo ha unto le nostre mani col sacro crisma “Siamo stati uniti a Cristo, consacrato dal Padre in Spirito santo e potenza, per la santificazione del suo popolo e per l’offerta del sacrificio”. In particolare il Signore ha affidato a noi sacerdoti le sue ricchezze: la Parola e i sacramenti. Come trattiamo queste perle dal valore inestimabile?
“Dispensiamo la Parola di Dio, che ci è stata affidata il giorno della nostra ordinazione diaconale? La leggiamo e meditiamo assiduamente per credere ciò che abbiamo letto, insegnare ciò che abbiamo appreso nella fede, vivere ciò che abbiamo insegnato?”.
E l’Eucarestia che ci è consegnata e che è Gesù stesso nelle nostre mani: con quale cura, attenzione, rispetto, venerazione e gioia la trattiamo?
Dopo tante Eucarestie celebrate, quale grado di santità e di conformazione della nostra vita al mistero della croce di Cristo Signore, abbiamo raggiunto?
Quale rispetto manifestiamo verso i sacerdoti ed esprimiamo vicendevolmente tra di noi, ministri dell’Eucarestia?
San Francesco d’Assisi, nel Testamento, alla fine della vita, ammoniva:
“Poi il Signore mi diede e mi dà una così grande fede nei sacerdoti che vivono secondo la forma della santa Chiesa Romana, a motivo del loro ordine, che anche se mi facessero persecuzione, voglio ricorrere proprio a loro. […]
E questi e tutti gli altri voglio temere, amare e onorare come miei signori. E non voglio considerare in loro il peccato, poiché in essi io riconosco il Figlio di Dio e sono miei signori. E faccio questo perché, dello stesso altissimo Figlio di Dio nient’altro vedo corporalmente, in questo mondo, se non il santissimo corpo e il santissimo sangue suo che essi ricevono ed essi soli amministrano agli altri”. (FF 112-113)

Tra poco, in questa solennissima celebrazione, madre e sorgente di tutte le celebrazioni sacramentali e quindi anche della nostra ordinazione presbiterale e diaconale, le Chiesa chiede ai suoi ministri di rinnovare le promesse sacerdotali, nella attualità del tempo presente. Non sono promesse nuove, ma quelle stesse richieste e formulate il giorno della Ordinazione: “Volete rinnovare le promesse, che al momento dell’ordinazione avete fatto davanti al vostro vescovo e al popolo santo di Dio?”.
Fedeltà a Cristo, dedizione al popolo santo di Dio, dedizione agli impegni assunti verso la Chiesa, e in ginocchio, con le proprie mani in quelle del vescovo, filiale rispetto e obbedienza al vescovo.

Cari fratelli, in questa celebrazione riscopriamo la consapevolezza che la Chiesa con le sue azioni sante, i sacramenti, è la madre che il Signore ci ha donato e affidata non come nostra proprietà, bensì come famiglia da edificare nella carità, nella comunione, nella gioia e in maniera ordinata. Tutti, ciascuno nel suo grado, con i suoi doni, con la sua vita santa, renda bello, giovane e attraente il volto della Chiesa, della nostra Chiesa particolare. Questa non è una entità astratta, ma è l’insieme di tutti noi, che siamo chiamati a qualificarla sempre di più agli occhi di Dio e del mondo, con una vita santa e con la sinfonia dei ministeri e carismi.
“Unti con olio di gioia per ungere con olio di gioia”. Con queste parole papa Francesco ha descritto la natura dell’Ordinazione sacerdotale. Questa gioia unge i sacerdoti, in quanto “è penetrata nell’intimo del nostro cuore…
Unti fino alle ossa… e la nostra gioia, che sgorga da dentro, è l’eco di questa unzione”.

Cari fratelli sacerdoti, il buon profumo di Cristo, che ancora persiste nelle nostre persone, sia visibile, raggiunga e si diffonda in questa Chiesa particolare, arricchisca il santo popolo fedele, che è carne di Cristo e carne nostra.
Maria Santissima, madre di misericordia e madre dei sacerdoti, è assisa a questa nostra mensa: salutiamola con affetto di figli.
Con la sua premura la nostra Chiesa mai possa rimane senza il vino dell’entusiasmo e possa sperimentare la gioia dell’intervento provvidente e misericordioso del Signore Gesù.

+ P. Giuseppe Piemontese OFM Conv