Pontificale San Giovenale 2017

Celebriamo la festa di san Giovenale nel Tempo pasquale, avvolti dalla gioia del Cristo Risorto, vincitore sul male, sul peccato e sulla morte, il nemico ultimo. La celebrazione eucaristica, questa Messa è la modalità che Gesù ci ha lasciato per partecipare con Lui, e con san Giovenale, alla vittoria sulla morte.
Infatti nella festa-memoria di san Giovenale siamo radunati non tanto per una commemorazione storica, ma per essere aiutati da Lui, che in maniera decisa e vittoriosa, ha seguito Gesù sulla strada della lotta contro il male e nella vittoria attraverso il martirio.
Il Concilio Vaticano II ci ricorda che “Celebrando i santi nel loro giorno natalizio, “la chiesa predica il mistero pasquale nei santi che hanno sofferto con Cristo e con lui sono glorificati; propone ai fedeli i loro esempi che attraggono tutti al Padre per mezzo di Cristo, e implora per i loro meriti i benefici di Dio” (S.C. 104).
San Giovenale ci incoraggia a rinnovare la nostra fede e a progredire nella conoscenza di Gesù come maestro, e ad essere testimoni del Signore Risorto.
Certamente nella città, organizzando la festa patronale, i vari momenti della corsa all’anello vi siete preoccupati di consolidare i successi degli anni passati e di apportare novità e attrazioni per tenere alto il prestigio e il nome della città. E’ l’orgoglio della propria identità che si esalta anche nel confronto con realtà limitrofe.
La verità della festa esige che non solo l’aspetto ludico, folkloristico abbia le attenzioni dovute, ma anche la dimensione della fede e della spiritualità va curata, rinnovata, arricchita e abbellita. E’ non solo l’abito della festa che va rinnovato, ma la mente e il cuore delle persone.
Credo che ogni sforzo vada promosso in questa direzione e credetemi gioverà non solo ad una competizione alta, nobile e vera della festa, ma al bene comune.
Giovenale, come ha fatto prima della sua morte, ogni anno, come un padre che sta per partire per un lungo viaggio, raduna i suoi figli e consegna loro le istruzioni, il testamento per il bene di ciascuno. Consegna la Parola di Dio, in particolare il Vangelo, filtrato dall’esempio della sua vita, come preghiamo nella colletta:
Guarda Signore questa tua chiesa,
nella quale il santo martire Giovenale ti servì fedelmente come padre e pastore:
concedi a noi tuoi figli, di tenere come norma di vita il Vangelo,
che egli ha insegnato e testimoniato sino all’effusione del sangue.

La prima lettura è una esortazione, rivolta a noi ministri della Chiesa.
Paolo, che sta per lasciare definitivamente la comunità, convoca gli anziani (i sacerdoti) della Chiesa e li invita alla vigilanza e alla cura e custodia del gregge-popolo di Dio, proteggendolo da lupi rapaci, che tenteranno di traviare il popolo, costato il sangue di Cristo. Parole forti e preoccupate.
Giovenale per custodire i nostri padri, il popolo di Narni, dai lupi rapaci, ha dedicato tutta la sua vita fino al martirio.
Il martirio… quanti di noi pensano alle umiliazioni, alle sofferenze che i pastori, i martiri hanno dovuto patire per restare fedeli alla fede, per aver custodito e difeso il gregge con coerenza, amore, generosità ed eroismo? Noi spesso trattiamo con leggerezza o superficialità il dono della nostra fede, la nostra pratica religiosa, la testimonianza di Cristo, il nostro dirci cristiani. Non apprezziamo abbastanza la fede, fecondata dal sangue dei martiri, e che ci è stata tramandata.
Proprio noi, di questo luogo, siamo costati il sangue di Cristo, il martirio di Giovenale e di altri cristiani narnesi, di cui non conosciamo il nome.
“Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge”. Un compito, per adempiere il quale Paolo ci affida “alla parola della sua grazia e alla preghiera, in ginocchio”. Cosa che vogliamo fare oggi, tutti insieme, e nei prossimi giorni, nel nome di san Giovenale.
La seconda lettura: è un invito alla speranza per tutti i credenti, che devono sopportare varie prove per custodire la fede, la fedeltà alla vocazione quotidiana.
“Colui che ha risuscitato Gesù, risusciterà anche noi con Gesù”. E non si tratta solo della risurrezione alla fine dei tempi, ma anche della qualità alta della vita terrena vissuta con Gesù.

Nel Vangelo Gesù prega per i discepoli e per tutti noi.
“Perché siano una cosa sola”. Gesù auspica una unità intensa come quella che c’è tra il Padre e Gesù stesso.
Gesù ha a cuore l’unione, la comunione, la concordia, il rispetto degli altri, tra i suoi discepoli, nella chiesa, ma anche nella società civile, nelle associazioni, nei partiti, sindacati, nelle famiglie, ecc. La preghiera di Gesù nasce dalla consapevolezza che l’artefice della divisione è il demonio e l’uomo si lascia facilmente imbrogliare da Satana. L’unione, la concordia e la convivenza pacifica, la collaborazione sono doni di Gesù, ma anche compito dell’uomo, specie di coloro, che sono investiti di autorità. L’individualismo, i personalismi esasperati a livello di singoli e di gruppi, nella Chiesa e nella società sono fonte di divisioni, invidie e di contrapposizioni, di conflitti e di esasperazioni improduttive, che si pagano a prezzo di grandi sofferenze e delusioni.
La preghiera di Gesù in questa giornata particolare, alla quale ci uniamo di vero cuore, è rivolta al Padre per tutti i cittadini, che saranno scelti ad amministrare questa città: amministrazione delle risorse, delle istituzioni, ma anche di progetti di concordia, delle fraterne intese, di giustizia e di benessere per tutti senza superficialità e favoritismi.

Tra poco compiremo un pellegrinaggio comunitario simbolico: la chiesa (rappresentata del vescovo) e la società civile (rappresentata dal sindaco) alla tomba di san Giovenale.
Nei pellegrinaggi ognuno porta un dono e custodisce nel cuore una richiesta. Noi cosa doniamo? Cosa chiediamo?
Doniamo i ceri simbolo di operosità, di luce, della fede, di ricerca della verità, di collaborazione al progresso della scienza e di questa comunità.
Doniamo l’olio simbolo dell’impegno per la pace e la concordia; di lenimento della sofferenza di tanti che soffrono malattie, disagio economico,, disoccupazione, delusione, mancanza di speranza o disperazione; simbolo di condimento e di gioia della nostra esistenza.
Ciò che offriamo simbolicamente chiediamo al nostro Padre e patrono di sostenerci a realizzarlo col dono dello Spirito Santo: spirito di unità, di perdono, di luce, di verità, di gioia, di vita: per le nostre persone, le nostre famiglie, la nostra città, la nostra Chiesa di Terni-Narni-Amelia.