San Giovenale 2016 – solenne pontificale

Ogni anno la festa del santo patrono ha una coloritura particolare e noi siamo venuti per esprimere la nostra devozione: visita e preghiera alla Tomba di san Giovenale, partecipazione alla messa e alla processione, gioiosa convivialità ed incontro con gli amici per assistere o partecipare alla rievocazione storica del corteo e della corsa all’anello.
Ma in questa celebrazione eucaristica ravvisiamo la necessità di portare con noi un messaggio di san Giovenale, che umanizzi la nostra esistenza e ci aiuti a compiere la missione propria di ognuno.

L’orazione:
Guarda Signore questa tua chiesa,
nella quale il santo martire Giovenale ti servì fedelmente come padre e pastore:
concedi a noi tuoi figli, di tenere come norma di vita il Vangelo,
che egli ha insegnato e testimoniato sino all’effusione del sangue.

San Giovenale si è trovato a svolgere la sua testimonianza di padre e pastore in una comunità cristiana minuscola, circondata da pagani con abitudini pagane..
A tutti ha annunciato, insegnato e testimoniato il Vangelo fino alla morte per amore di Cristo.
La memoria del nostro santo vescovo è ancora vivissima in mezzo a noi. E’ lui il nostro eroe, padre e pastore.
Sono molto diversi i nostri tempi? Credo che vi siano molte somiglianze.
Anche noi facciamo fatica ad avere come norma di vita il Vangelo, anche perché lo conosciamo solo superficialmente.
Anche noi viviamo in una società avvolta da neo paganesimo: senza Dio o con molti idoli, che fa fatica a comprendere e ad affermare il rispetto della vita umana, contro la quale vengono perpetrate violenze ancora primitive: sui minori, sulle donne, contro il patrimonio, contro la collettività attraverso la corruzione e i metodi mafiosi, ecc.
Siamo testimoni, attraverso i media, di fatti molto gravi. Ma il rischio di essere contaminati, coinvolti e travolti da una globalizzazione invasiva del neo paganesimo è reale e vale per tutti e anche per ciascuno di noi.
Nel Vangelo Gesù ha pregato per noi: “ Padre santo non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante le loro parole”.
Il Signore, nel IV secolo, ha inviato a questa comunità il vescovo San Giovenale che ha annunciato il vangelo di Gesù, generando la fede nei nostri padri e creando questa comunità cristiana e difendendola col sangue. E tale fede si è trasmessa di generazione in generazione.

Abbiamo custodito la fede del nostro “padre e pastore”? o l’abbiamo diluita in tradizione folkloristica, senza contenuto e forza? Ci sentiamo membra della Chiesa, uniti e docili alla guida dei pastori, del papa, del vescovo o siamo popolo arroccato nel castello della propria città medievale, del proprio villaggio o parrocchia?
Gesù ha pregato perché siamo una cosa sola, uniti, concordi come lui è unito al Padre.
La preghiera di Gesù vale per i suoi discepoli, ma per intercessione di san Giovenale anche per questa città, i suoi abitanti, i suoi amministratori: E’ lui il defensor civitatis, il pastore che si prende cura di tutto il popolo. E noi a lui ci rivolgiamo.
Come ha fatto san Giovenale, anche noi siamo chiamati a inventare e interpretare un nuovo umanesimo, fatto di rispetto della persona umana, di onestà, di legalità, di giustizia, di convivialità cittadina.
Non posso, in questa festa, non invocare l’aiuto di san Giovenale per le tante famiglie e giovani senza lavoro. E’ viva la ferita e la sofferenza della ditta Elettrocarbonium. Sono tanti, troppi coloro, che non sanno più a chi rivolgersi per implorare uno straccio di lavoro, che vedono spegnersi la speranza. Invito le autorità locali, regionali e nazionali, gli imprenditori, chi ha la possibilità a fare qualcosa per spezzare queste catene umilianti e schiavizzanti della disoccupazione. Se non si pone rimedio a tale situazione, ci attendono anni bui e tristi.
Intanto preghiamo con fiducia il nostro defensor civitatis non quale rimedio accessorio, ma con la fiducia di chi crede nella presenza provvidente di Dio Padre.

La festa di quest’anno cade nell’Anno santo della misericordia.
Penso che abbiate sentito parlare di tale ricorrenza, il Giubileo. E’ una grande opportunità per ognuno per ripensare la propria vita, ritrovare la propria relazione con Dio, la fede, riconciliarsi con Lui riscoprendo abitudini cristiane del passato, che forse sono passate in secondo piano.
E’ questo il tempo favorevole per tornare a Dio riconciliandoci con sé stessi e forse con parenti, amici, estranei con i quali abbiamo rotto i rapporti. Apriamoci a relazioni improntate a clemenza, generosità, misericordia. Dio Padre misericordioso ci attende per abbracciarci e gettarsi dietro le spalle i nostri peccati.
Il luogo per trovar misericordia non è solo Roma, è anche la nostra cattedrale di Terni, dove è aperta la porta santa, che rappresenta Gesù, che ci invita a passare attraverso di Lui e rinnovare nella gioia e nella pace la nostra vita.

Ieri sera simbolicamente avete liberato il prigioniero. Tutti possiamo rinnovare quel gesto e fare qualcosa per creare spazi di libertà e di umanità nuova attraverso le opere di misericordia corporali e spirituali: dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati, alloggiare i pellegrini, visitare i carcerati…
Possiamo compiere tali opere di misericordia nel silenzio della vita personale e privata o in collaborazione con altri, dando vita a progetti comunitari e sociali più impegnativi.
Nella messa che celebriamo, Gesù si dona a noi come parola e come pane, come alimento e sostegno della nostra vita. E’ questo il momento culminante della festa del nostro Patrono: incontrare Gesù, accoglierlo nella nostra vita e lasciarci trasformare da Lui.
Gesù ha sostenuto san Giovenale nel ministero e nel martirio. Gesù sosterrà ciascuno di noi nella nostra missione quotidiana e nella nostra vita.