Santa Fermina 2018

Un saluto deferente al sindaco di Amelia, agli altri sindaci, alle autorità, ai sacerdoti, diaconi, agli ospiti di Civitavecchia, ai rappresentanti della comunità ecclesiale di Civitavecchia, agli enti e associazioni che organizzano questa festa. Un caro e affettuoso saluto agli amerini, specie a coloro che sono intervenuti alla celebrazione.
La festa della santa patrona Fermina è un momento in cui si esalta e si rinnova l’identità civile e cristiana della città, per la quale Fermina è iniziatrice e fondamento, ma anche della nostra diocesi che la venera patrona insieme a san Valentino e San Giovenale.

Ogni anno, cari fratelli e sorelle, ritorna il ricordo, si realizza l’incontro personale di Fermina con ciascuno di noi, un incontro personale e comunitario, con le nostre comunità. Si vive il momento culminante della venerazione, della celebrazione eucaristica, unendo insieme la passione la morte di Gesù, quella di Fermina e la nostra di cristiani del XXI secolo.
Perché siamo affezionati a santa Fermina? Ma perché ognuno ha un ricordo legato alla santa patrona, è affezionata ad un aspetto particolare della vita della santa, o della celebrazione della festa civile e religiosa.
E tuttavia santa Fermina, ogni anno, ci rilancia l’invito a diventare santi, calcando il suo percorso di donna santa.

Quest’anno vogliamo soffermarci un momento e farli risuonare tale invito anche attraverso le parole di papa Francesco nella sua esortazione “Gaudete et exsultate”. Nell’invito alla santità che papa Francesco rivolge a tutti i cristiani, rinnovando la convinzione e la consapevolezza che la santità è questione di ogni giorno, della vita ordinaria, papa Francesco dice ad un certo punto: “voglio sottolineare che anche il genio femminile si manifesta in stili femminili di santità, indispensabili per riflettere la santità di Dio in questo mondo”. E in ogni epoca lo Spirito Santo appunto ha suscitato donne sante e il Papa ricorda santa Brigida, santa Caterina da Siena, santa Teresa d’Avila, santa Teresa di Lisieux. M mi preme ricordare tante donne sconosciute o dimenticate, le quali, ciascuna a modo suo, hanno sostenuto è trasformato famiglia e comunità con la forza della loro testimonianza di santità. Fermina ha raggiunto la santità già prima del martirio, un grande amore per Gesù, a lui ha dedicato la sua vita, ha riempito il suo cuore di Gesù, si è dedicata alla annuncio del Vangelo, perché quando il cuore è pieno del Signore non si può non comunicarlo e annunciarlo agli altri. La santità è quindi, innanzitutto, una identificazione con Cristo e i suoi desideri, vuol dire avere i desideri di Gesù, i pensieri di Gesù, ragionare come Gesù, giudicare come Gesù, avere Gesù nel cuore, Gesù in tutta la propria esistenza. Attenti però, cari fratelli e sorelle, ognuno ha la sua via alla Santità e ognuno può rappresentare un modello di Santità. Dice sempre papa Francesco: “ognuno per la sua via”. Dunque non è il caso di scoraggiarsi quando si contemplano modelli di santità che appaiono irraggiungibili. A volte noi vediamo i santi elevati in alto e, considerando la distanza anche materiale che c’è tra loro e noi, ma soprattutto la distanza tra la loro testimonianze eroica e la nostra vita quotidiana, quasi ci rassegniamo ad una mediocrità, ad una incapacità a saper raggiungere la santità. No, papa Francesco ci ricorda, insistentemente: attenzione ognuno di noi deve trovare il suo modo di essere santo. E perché i padri di famiglia, le madri di famiglia, gli operai, gli impiegati,  i sindaci, i militari ognuno deve trovare la sua via alla santità. l’eroicità si manifesta nel nostro modo di vivere nella vita quotidiana, in famiglia, nel lavoro, nella relazione con tutti gli altri, perché altrimenti ci scoraggiamo e siamo incapaci poi di raggiungere quell’ideale che Gesù ci manifesta e ci mostra. Fermina ha portato al massimo livello la sua santità, sopportando e affrontando la persecuzione. Sì, abbiamo detto prima una vita santa, ma poi soprattutto la sua testimonianza ha avuto il momento culminante nella nel martirio, nella persecuzione subita e nella morte. Sempre nella lettera del Papa si dice: “Beati i perseguitati per la giustizia perché di essi è il regno dei cieli”. Gesù stesso sottolinea che questo cammino va controcorrente, fino al punto di farci diventare persone che con la propria vita mettono in discussione la società, perché danno fastidio. La testimonianza di Fermina dava fastidio alla mentalità del tempo, alle autorità del tempo, aveva scelto la sua via alla libertà e alla santità, il suo modo di essere, ma questo non le era stato possibile realizzare e quindi ha dovuto subire la persecuzione e la morte. Ecco è stata unita Gesù, alla croce di Gesù, ha sopportato i patimenti, le sofferenze che Gesù stesso aveva sopportato e testimoniato. La sua vita fatta di  attenzione al vangelo, di attenzione di amore per il Signore e di testimonianza per lui fino alla morte è stata anche la vita fatta di carità, di vicinanza e aiuto alle persone.Ci chiediamo allora qual è la santità di ognuno di noi? In che modo Dio mi invita ad essere santo? Non in astratto ma in questo territorio, in questa famiglia, in questo luogo, qui ad Amelia o dei comuni vicini o a Civitavecchia o altrove. Cari fratelli e sorelle, accettare ogni giorno la via del Vangelo, nonostante ci procuri problemi, questo è la santità. Nel Vangelo abbiamo ascoltato: “se il chicco di grano caduto in terra non muore rimane solo, se invece muore produce molto frutto”. E allora, la nostra vita, le nostre aspirazioni che insieme a Gesù vanno sotto terra, stanno in silenzio, sono fecondati, diventano valore e vita per tutti coloro che ci sono attorno. Occorre ritornare ad adorare il Dio di Gesù, il Dio di Fermina, il Dio di Olimpiade.

Un’ultima riflessione: santa Fermina deve portarci ad una rinnovata, elevata considerazione delle donne; ad aborrire le violenze sulle donne, il disprezzo della persona, la sottovalutazione delle donne, le persecuzioni delle donne fino al femminicidio. Sembra un caso che la giornata mondiale contro la violenza sulle donne si celebri domani in tutto il mondo, proprio in coincidenza della festa di santa Fermina. Vogliamo riaffermare una maggiore presenza e valorizzazione delle donne nella società e nella chiesa; un maggiore rispetto per la bellezza, la dignità, e il valore delle donne. Il genio femminile trasformi ed elevi questa società, ormai abituata alla volgarità, al disprezzo delle donne. Maria Santissima, santa Fermina, le Martiri Sante della chiesa, Santa Caterina d’Alessandria, Santa Lucia, Sant’Agata, Sant’Agnese, Santa Cecilia, la beata Lucia, Santa Chiara, Santa Rita, Madre Teresa, le nostre mamme, le nostre sorelle e tante altre, ci sostengano con l’esempio e l’intercessione per una trasformazione giusta, pacifica e fruttuosa della nostra società e del nostro territorio.
Cari fratelli e sorelle, voglio esprimere l’augurio che la città di Amelia e la città consorella di Civitavecchia, tutte le città che fanno parte di questo comprensorio, la comunità ecclesiale, i governanti, i pastori, i cittadini, i fedeli, tutti possano sperimentare un tempo di benessere, di concordia, di rinnovamento morale e spirituale il riferimento alla carità e alla solidarietà e anche un rinnovamento di fervorosa vita cristiana nel presente e nelle generazioni future. Che questa festa segni l’inizio di questo rinnovamento e di benessere che il Signore vuole donarci per intercessione di santa Fermina.