Venerabile Giunio Tinarelli – celebrazioni per i 50 anni della traslazione nel Duomo di Terni

L’Unitalsi sottosezione di Terni e il Centro Volontari della Sofferenza l’associazione Silenziosi Operai della Croce, in occasione del 50° anniversario della traslazione del corpo del Venerabile Giulio Tinarelli in Cattedrale, il 23 novembre al Museo Diocesano organizza un incontro con gli studenti delle Scuole Medie Superiori sul tema: “Giunio Tinarelli un Santo dei nostri giorni” e visita alla mostra fotografica. Alle 17.00 la tavola rotonda sul tema: “Giunio Tinarelli, quale risposta alle problematiche della vita”, modera Antonio Diella Intervengono: Luca Diotallevi, Riccardo Marcelli, Alberto Virgolino, Emanuela Buccioni, Paolo Marchiori. Ore 21.00 in Cattedrale la Veglia di preghiera
Domenica 24 novembre alle ore 10 in Cattedrale la riflessione sul tema: “Giunio Tinarelli, una vita vissuta in pienezza” guidata da don Luigino Garosio, Postulatore Generale delle Cause dei Silenziosi Operai della Croce, seguirà alle 11.00 la messa solenne presieduta dal Vescovo Giuseppe Piemontese.

Il venerabile Giunio Tinarelli, che morì ad appena 44 anni di cui venti trascorsi nell’immobilità, è stato un esempio immenso di vocazione alla sofferenza, di una fede incrollabile, testimoniata con forza nel dolore. Una vocazione che ha segnato la vita del giovane operaio delle Acciaierie, sempre presente tra i suoi coetanei e nella vita dell’oratorio, fin quando la poliartrite anchilosante e spondilite non gli consentirono più alcun movimento, ma non impedirono al giovane Giunio di essere “operaio” nel campo dell’apostolato. Nel 1948 fondò a Terni la sottosezione dell’Unitalsi, partecipando ogni anno ai pellegrinaggi a Loreto, Lourdes con il treno dei malati. Comunicò sempre questa sua grande fede agli altri anche nella sofferenza attraverso mani, penna, carta e leggio, i suoi nuovi ferri del mestiere, conversando con gli amici e con la gente che lo andava a visitare per consolarlo. Dal suo letto Giunio ha sconfitto tante illusioni che rendono triste e amara la vita degli uomini, ricordando che la felicità non sta nell’amare se stessi o nella salute o nella tranquillità, ma che la felicità e la pace stanno nell’amare gli altri.