Assemblea diocesana “La Comunione e la Missione nel segno della Misericordia” – 11 ottobre 2015

Cari fratelli presbiteri, diaconi, religiose/i e laici,
amici tutti, vi rivolgo il saluto di Francesco d’Assisi: il Signore vi dia la Pace!

Ho atteso lungamente e con impazienza questo momento per incontrare questa qualificata rappresentanza dei fedeli della Chiesa diocesana per condividere la freschezza della fede, riscaldarmi al calore della vostra carità, percepire lo slancio della comune speranza per ricevere e dare conforto e incoraggiamento.
Già abbiamo avuto modo di ritrovarci, come assemblea ecclesiale in questa cattedrale, Chiesa Madre della nostra Diocesi di Terni-Narni-Amelia, per professare la fede nel Signore risorto, dopo la sera della mia Ordinazione, con la celebrazione dell’Eucarestia, con la processione nella festa del Corpus Domini, nella veglia di Pentecoste e in qualche altra circostanza.
Oggi è la prima volta che la nostra Chiesa particolare, nella pluralità delle sue articolazioni, vi si trova radunata in assemblea ecclesiale Diocesana pastorale.
E’ stata convocata per dare avvio al nuovo anno pastorale con la preghiera allo Spirito Santo e per scambiarci le ispirazioni e i propositi, di cui ci ha arricchito il Signore.
Vogliamo incoraggiarci vicendevolmente, avere consapevolezza di dove il Signore vuole condurci, sentirci guidati come famiglia da Gesù Buon Pastore.
Quale luogo migliore della nostra cattedrale, per accogliere un gran numero di fedeli e dove, alla presenza di Gesù, della Vergine Assunta, Madre di Misericordia, dei nostri santi Patroni possiamo parlare delle cose di Dio, delle speranze degli uomini e dei progetti pastorali diocesani?

Ho tante cose da dirvi: molti mi hanno sollecitato e provocato su vari temi, ed io sono qua per questo. Non so se riuscirò a rispondere a tutte le vostre aspettative; la mancanza di tempo e anche la parziale conoscenza spingono a passi graduali verso quella parresia che il Vangelo ci suggerisce.

Iniziamo nel nome del Signore condividendo le impressioni sul cammino fatto in quest’anno e le proposte per quello che verrà.

AVVIO E IMPRESSIONI

L’anno che è trascorso, il primo della mia presenza in questa Chiesa benedetta, è stato circondato da curiosità, attese, delusioni e apprezzamenti. Io l’ho vissuto con la volontà di rispondere alla chiamata del Signore, incominciando a “vedere” e ad entrare nei luoghi ecclesiali e sociali, abitati e santificati dallo Spirito Santo: il cuore delle persone innanzi tutto, i luoghi istituzionali, le varie agorà della società, le comunità e le strutture di questa chiesa particolare, affidatami dalla benevolenza del Signore.
I destinatari delle mie cure pastorali con la conoscenza, la presenza e le premure sono stati Presbiteri, diaconi, religiosi/e, laici e aggregazioni laicali, parrocchie, foranie, curia diocesana, Caritas, Istess, i vari ambiti pastorali della Catechesi, Liturgia, Carità, i giovani, la pastorale vocazionale; Istituzioni cittadine, Corpi militari, comunità civile nelle sue varie articolazioni dei lavoratori, delle fabbriche, degli imprenditori, degli ospedali, del carcere, della cultura, delle scuole, ecc.

Una bella maratona… pastorale che mi ha dato la gioia di conoscere, apprezzare, ringraziare e riflettere. Restano ancora da visitare poche parrocchie.
Mi sono mosso con discrezione e in punta di piedi.
Sul versante sociale sono stato particolarmente colpito, e insieme alla Comunità ecclesiale coinvolto da eventi, che ci hanno segnato. Ne richiamo alcuni: la crisi economica col conseguente stato generale di impoverimento, la vertenza Ast, l’omicidio di Davide Raggi, il rilancio della scuola cattolica del “Leonino” .
Ho cercato di leggere questi avvenimenti quali segni dei tempi e ho proposto risposte di speranza alla luce della Parola del Signore, nella preghiera e nella collaborazione responsabile generale con tante persone di buona volontà.

Propongo alcune impressioni, ricavate dopo tanto ascoltare. Sono consapevole di essere parziale nelle affermazioni. Avrò bisogno ancora di tempo e di aiuto per una visione più completa ed unitaria della realtà ecclesiale e civile.

a) ASPETTI DI GRATITUDINE

– Generale desiderio di una più organizzata ripartenza dopo un tempo di negativa ribalta mediatica, di accuse indiscriminate, di un soffuso clima di sospetti, di generale incertezza a conclusione della Amministrazione Apostolica di mons. Ernesto Vecchi.
– Ho avuto l’impressione di una generale soddisfazione per aver avuto un pastore stabile.
– I Sacerdoti che, nella stragrande maggioranza, portano il peso di un ministero che si fa sempre più complesso, lavorano con generosità e continuità, con particolare cura della dimensione caritativa. Alcune parrocchie grandi e altre più lontane e a volte sperdute, mettono a dura prova la tenuta, la spiritualità e la resistenza dei “bravi operai della vigna del Signore”.
– L’incontro settimanale dei sacerdoti nelle foranie è insieme segno e opportunità di una fraternità sacerdotale, che si deve costruire attorno a Gesù, Parola vivente, nella comune partecipazione al sacramento dell’Ordine.
– Ogni mese i presbiteri e i diaconi si incontrano per la loro formazione permanente o per il ritiro spirituale. Da quest’anno abbiamo vissuto tali incontri in forma residenziale dal pomeriggio al pranzo del giorno dopo. Inoltre abbiamo iniziato e concluso l’anno pastorale con una tre giorni del clero, a Vitorchiano e a Foligno, con buoni frutti di comunione.
– La diocesi ha un numero ragguardevole di diaconi permanenti e ministri vari, esempio e stimolo per nuove vocazioni.
– Il gran numero di catechisti richiama la responsabilità della vocazione comune alla evangelizzazione, che è generalmente sentita.
– L’attenzione che alcune parrocchie riservano ai giovani con la cura degli oratori, delle associazioni giovanili (Agesci, ACR, e altri), dei Grest, dei campiscuola, è segno di speranza.
– Il vasto settore della Carità, generalmente promosso dalla Caritas, ma gestito anche da singole associazioni ecclesiali, balza all’attenzione e all’ammirazione di tutti. Positiva l’intuizione di istituire un vicario episcopale per la Carità per il coordinamento dei vari settori (dalle povertà, alla sofferenza, agli immigrati, ecc.).
– La Pastorale familiare ha una buona impostazione, e sicuramente farà un balzo in avanti dopo le sollecitazioni del Sinodo in corso.
– La pastorale della Cultura (specie attraverso l’ISTESS, il Museo diocesano e capitolare) e quella della comunicazione (il sito diocesano e la Voce, ecc.) propone programmi interessanti, ma ha bisogno di maggiore coordinamento, nuovo slancio e incoraggiamento.
– La pastorale Liturgica, nelle varie articolazioni (scuola diocesana di musica sacra, formazione dei ministri, ecc.) è ben avviata.
– In questo anno si sono ricostituiti e rinnovati gli organismi diocesani collegiali e di partecipazione: sono pienamente funzionanti il Consiglio Presbiterale Diocesano, il Consiglio Pastorale Diocesano; è stato rinnovato il Collegio dei Consultori e nominati i nuovi vicari foranei. Dopo le dimissioni di mons. Antonio Maniero e di Mons. Antonio De Santis è stato scelto il nuovo vicario generale nella persona di mons. Salvatore Ferdinandi; a guidare l’ufficio economato diocesano, dopo le dimissioni di don Angelo D’Andrea, è stata scelta un’équipe di tre sacerdoti con a capo don Edmund Kaminski, insieme a don Tiziano Presezzi e don Marco De Cesaris.
– E’ stato rinnovato l’Istituto Leonino negli ambienti e nel nuovo Consiglio d’indirizzo e aperte nuove prospettive scolastiche.

b) ASPETTI PROBLEMATICI E METE

– La grave situazione economica e finanziaria, in cui è venuta a trovarsi la diocesi, è stato il tema di interesse, di preoccupazione, curiosità e di impegno, attorno al quale ha girato l’attenzione prevalente della Diocesi negli anni dell’Amministrazione apostolica. Tale stato di cose, come ho già accennato, ha creato disorientamento, sospetti e divisioni in ambito presbiterale e laicale.
– A mio avviso, occorre maggiore umiltà, consapevolezza e responsabilità nell’ affrontare
una situazione critica e complessa, che è di lunga data e che ancora non ho compreso nella sua interezza. Essa è stata definita e presentata alla Santa Sede da mons. Ernesto Vecchi con i suoi collaboratori di Bologna e di Terni, ai quali rinnovo la comune gratitudine. Personalmente consiglierei a tutti di mettersi, nei riguardi di tale situazione, in un atteggiamento di umiltà, più positivo, propositivo e di maggiore collaborazione.
– L’ impressione che ho avuto, man mano che sono entrato nelle dinamiche della Diocesi, è stata quella di avvertire che per noi, il problema essenziale non è economico-finanziario, ma è ecclesiologico. A mio avviso è il modo di sentirsi chiesa da parte dei sacerdoti, diaconi, consacrati e laici, che ci aiuterà a far risplendere il volto di Cristo e a risolvere i problemi delle persone, delle Parrocchie, degli Enti e della Diocesi. In questo senso vogliamo avviarci decisamente su una strada di comunione, semplicità, povertà e trasparenza.
Le parole-programma, che dovranno accompagnarci nei prossimi anni, saranno: “conversione” a Cristo, comunione, responsabilità, sussidiarietà e partecipazione.
Non sarà la delega che risolverà le situazioni; non dovrà essere cioè il vescovo o la curia diocesana ad accollarsi ogni peso soprattutto di natura economica. Come pure, alla notevole autonomia di gestione amministrativa e anche pastorale, che in passato ha predominato nelle parrocchie e nella curia diocesana, dovrà subentrare una prassi collegiale e comunionale.
– Molti (sacerdoti e laici) hanno evidenziato che tra i preti si ravvisa una autoreferenzialità umana e pastorale e una conseguente mancanza di conoscenza personale e comunione tra loro.
– Come pure appare carente la condivisione e collaborazione vera, che non sia subalternità, tra preti, tra questi e i religiosi e il laicato. Quest’ultimo è frammentato in una pluralità di spiritualità e carismi, che sovente procedono in graziosa e soddisfatta autonomia senza avvertire l’esigenza di un cammino ecclesiale comune.
– I Consigli Pastorali Parrocchiali e i Consigli Parrocchiali per gli Affari Economici non mi appaiono molto diffusi e funzionanti. Sono del tutto assenti i Consigli pastorali vicariali o foraniali.
– Perfino la prassi celebrativa, spesso, è soggetta a libertà non proprio conformi alle norme di Santa Romana Chiesa.
– I Diaconi permanenti, che spesso ordinati come “diaconi da altare”, si sentono sottostimati e non inseriti nella vita e nelle dinamiche del presbiterio come membri a pieno titolo. Qualcosa comunque, sta cambiando, specie nella formazione dei nuovi candidati.
– La Pastorale giovanile e quella vocazionale in molte parrocchie non hanno lo spazio che il progetto pastorale decennale della CEI propone. In ambito diocesano o foraniale l’unione delle forze, delle generosità e della collaborazione può e deve portare a progetti di PGV più rispondenti alla mutata condizione giovanile.
– Il prossimo anno la Diocesi avrà solo quattro seminaristi e nessun nuovo giovane nel Propedeutico (la diocesi di Perugia, che è in Umbria, ne ha oltre venti!). Un’analisi anche solo superficiale della situazione numerica e anagrafica del clero, deve essere motivo di riflessione seria per tutti:
– quattro sacerdoti esercitano il ministero in altre diocesi o al servizio della Santa Sede;
– Negli ultimi anni alcuni sacerdoti sono entrati in crisi vocazionale e ministeriale;
– Un paio di sacerdoti stanno trascorrendo un anno sabbatico;
– Solo nel 2015 ben cinque sacerdoti sono tornati alla Casa del Padre, essi sono:
P. Narciso Casanova OSB (19-3-2015)
don Sandro Bigi (14-6-2015),
don Andrea Kazimierczuk (12-8-2015),
don Luigi Baliello (3-10-2015),
don Filippo Maccaglia (5-10-2015).
Prospetto anagrafico attuale dei sacerdoti incardinati, compresi quelli operanti fuori diocesi (4)
Da 91 a 100 anni n. 3
Da 81 a 90 anni n. 7
Da 71 a 80 anni n. 12
Da 61 a 70 anni n. 9
Da 51 a 60 anni n. 20
Da 41 a 50 anni n. 19
Da 31 a 40 anni n. 8

Rinnovamento e ripartenza
La Comunione e la Missione nel segno della Misericordia

Interrogandomi sul percorso, che il Signore suggerisce alla Chiesa diocesana per l’anno pastorale 2015-16, dopo le prime considerazioni sullo stato della diocesi, sono giunto alla convinzione di doverci incamminare decisamente nella prospettiva della Comunione e della Missione nel segno della Misericordia.
Un convincimento confermato dopo una ampio e ripetuto confronto con il CpD, con i sacerdoti, i diaconi, i responsabili dei vari uffici pastorali della curia diocesana.
La Comunione.

Partendo da una analisi, sostanzialmente condivisa, della realtà diocesana, si avverte l’urgenza di un supplemento di comunione, realizzata attorno alla Parola, all’Eucarestia e che si esprime nella carità. Sono stati evidenziati alcuni luoghi e modalità della comunione.
Si è ribadita la centralità del vescovo e della cattedrale (quella di Terni!), delle celebrazioni diocesane, da lui presiedute, e dei percorsi pastorali diocesani del presente, in continuità con quelli del passato, quali segni visibili, luoghi teologici e percorsi comuni per edificare la comunione.
Siamo non una diocesi e molte chiese, non una Chiesa, federazione di parrocchie “autocefale”, ma un’unica Chiesa comunione, “manifestazione concreta dell’unica Chiesa in questo territorio”, che si edifica attorno a Cristo, Parola e Pane.
I doni, i carismi e i ministeri, di cui è ricca la nostra diocesi: presbiteri, diaconi, ministri vari, gruppi, movimenti, associazioni, religiosi, laici… attraverso la propria specifica testimonianza, inserita nella comunione diocesana, partecipano alla comune missione della nostra Chiesa particolare. La comunione si declina anche nella pace con Dio, con i fratelli e con se stessi, nella concordia, condivisione, rispetto, servizio, collaborazione, carità… ma anche con il riferimento convinto al vescovo, l’adozione docile dei progetti pastorali diocesani sorti dal comune discernimento, l’accoglienza di indicazioni antiche a nuove che provengono dagli uffici pastorali diocesani per evitare anarchia o cammini paralleli.

La comunione è prima dono dello Spirito e poi opera dell’uomo. Ai singoli, ai gruppi, alle parrocchie chiedo di interrogarsi, prima di ogni parola, giudizio, decisione, scelta o azione se, nei contenuti e nelle modalità, si contribuisce a conservare la carità e la comunione fraterna ed ecclesiale, o si fomenta divisione, protagonismo individualista, egoismo.

La Missione

La comunione si traduce in missione, costituendo essa stessa primo elemento decisivo della missione.
Nei vari incontri diocesani sono state proposte alcune linee di missione, a partire dalla lettera e dallo spirito del Concilio Vat. II, specie da quelle che sono le sue pietre miliari, le quattro Costituzioni: la Parola di Dio, la Chiesa, la Liturgia e la Chiesa nel mondo contemporaneo. Il Giubileo è stato indetto da Papa Francesco proprio nel 50° anniversario della Chiusura del Concilio come segno di gratitudine, quasi a significare una riconsegna alla Chiesa e al mondo di quell’evento e del suo messaggio.
Ma la Missione della Chiesa, proposta dal Concilio, è stata attualizzato da Papa Francesco nella “Evangelii Gaudium” e nella “Laudato sii” nei contenuti, ma anche nello stile: quello della Chiesa in uscita e del pastore che precede il gregge, lo accompagna e lo segue.
La nostra missione oggi, oltre che ai contenuti, presta attenzione alle relazioni umane, alla vivacità del linguaggio e della comunicazione (con particolare riguardo all’omelia), ad una conversione personale e pastorale, che si avvalga di uno stile collegiale con l’apporto di tutti, specie attraverso gli organismi di partecipazione, che non possono essere una opzione facoltativa.
Abbiamo declinato contenuti e metodo della missione sulle cinque vie di Firenze: uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare, che di seguito presento sinteticamente.

Il programma e la conversione pastorale
nella prospettiva delle cinque vie di Firenze 2015.

USCIRE
La pastorale ordinaria come missione.
Uscire non significa promuovere iniziative eccentriche o centrifughe. E’ attenzione calda e rispettosa alle persone per cui va impostata la vita ordinaria delle parrocchie sui ritmi concreti della vita delle persone per es. proponendo orari più adatti ….

ANNUNCIARE
Annuncio che sia comunicazione di vita, indirizzata all’incontro col Signore.
Superare la tentazione del moralismo per dare forza al kerigma e al cibo solido che forma persone responsabili.
Rendere sempre più profetica l’istituzione: i sacerdoti devono essere profeti proprio in virtù della propria ordinazione.

ABITARE
Condividere i problemi, sofferenze e speranze delle nostre comunità e farsi carico di accogliere tutti e ciascuno in particolare
Rimotivare e incrementare la dimensione caritativa allargando la sensibilità e la partecipazione delle parrocchie, del volontariato e delle singole persone alla testimonianza della carità in ogni ambito e settore.
Fare in modo che la dimensione sociale sia sempre più una componente essenziale della pastorale ordinaria, recuperando una forte attenzione alla “pastorale d’ambiente”: le famiglie, e gli ammalati/ anziani, il mondo della scuola, del lavoro della sanità.
Educare alla legalità (cfr. documento CEI).

EDUCARE
Importanza della pastorale giovanile e vocazionale con attenzione alla pastorale ordinaria, che accompagni e offra motivazioni.
E’ essenziale la formazione dei laici perché assumano con dignità e responsabilità il proprio posto nella chiesa. Va superata la crisi di vocazioni anche fra i laici (catechisti).
L’accompagnamento spirituale è uno dei compiti principali dei pastori per cui è servizio di carità accompagnare e curare i propri fedeli, ascoltare, capire, rispondere spiegando e motivando.

TRASFIGURARE
Mediante l’ascolto della parola, la catechesi e i sacramenti.
Ponendo attenzione ai processi di iniziazione cristiana degli adulti, dei fanciulli e dei ragazzi.
(Cfr. Incontriamo Gesù – Il nostro Direttorio Catechistico diocesano- RICA).
Trasfigurare il tempo della cronaca e della storia in tempo di Dio attraverso la Liturgia, l’anno liturgico, la celebrazione del giorno del Signore.
Celebrare in comunione, riscoprendo la corretta prassi celebrativa della Chiesa.
Va vivificato il ruolo dei santuari ponendo attenzione nel coltivare la pietà popolare.

…nel segno della Misericordia

L’anno Santo della Misericordia, indetto da Papa Francesco (Misericordiae Vultus dell’11-4-2015 e la lettera al Presidente del Pontificio consiglio per la NE dell’1-9-2015) è provvidenziale tempo di grazia per tutti noi e sarà la categoria con la quale leggeremo e programmeremo la comunione e la missione: sintesi, proposta, contenitore, paradigma, binario sul quale veicolare il nostro programma e percorso pastorale in questo anno 2015-2016.
Sappiamo che luogo per la celebrazione del Giubileo non sarà solo Roma, ma anche la nostra Chiesa locale, la diocesi. La Porta Santa per tutta la diocesi sarà quella della cattedrale di Terni, dove per tutto l’anno potremo celebrare il Giubileo della Misericordia.

Come già accennato, Papa Francesco oltre che offrirci un tempo-Giubileo di misericordia, intende rendere attuale quell’evento di grazia, che è stato il Concilio Vaticano II a 50 anni dalla sua chiusura (8 dicembre 1965).
Nella memoria e nella rivisitazione diligente e grata della eredità del Vat. II, Papa Francesco invita le generazioni nuove e mature a progredire in una rinnovata conoscenza della Rivelazione, attraverso il tesoro della Parola: la riscoperta dell’amore di Dio Padre, la presenza di Cristo Risorto alla guida della Chiesa, Popolo di Dio in cammino. Tutti noi, la nostra Chiesa particolare è chiamata ed essere nel mondo d’oggi, in questo territorio, per “l’uomo fenomenico” di Paolo VI e per “l’uomo periferico” di Papa Francesco, gioia e speranza, luce e calore, strumento di grazia, di comunione, di amore e di pace attraverso la forza del Vangelo.

Il cammino pastorale di quest’anno, “Comunione e Missione nel segno della misericordia”, seguirà la strada maestra dell’Anno liturgico. Esso ci indicherà l’itinerario di fede, speranza e carità nel quale seguire il Signore Gesù, rivivendo il mistero della Incarnazione, passione, morte e risurrezione del Dio fatto uomo nel tempo della chiesa, illuminata dallo Spirito Santo e tra i vicoli della storia e della comunità nella quale la Provvidenza ci ha collocati.
Il tempo di Avvento-Natale, la festa di San Valentino, la Quaresima, la Pasqua, la Pentecoste e il tempo ordinario fino alla conclusione dell’anno liturgico, saranno gli spazi di grazia per ricevere e diffondere misericordia

Aprirci alla misericordia
Alcuni sacerdoti e fedeli hanno accennato al rischio che l’Anno Santo si riduca ad un fatto prevalentemente devozionale e rituale. Molti hanno paura di parlare di indulgenza, considerandola categoria passata o addirittura fuorviante.
Credo che dobbiamo avvicinarci senza prevenzione e con maggiore semplicità nella valutazione-organizzazione di questo tempo di grazia, che attraverso la misericordia, è tempo particolarmente adatto alla missione.
Occorre non parcellizzare gli aspetti di questo anno santo, ma organizzarlo e viverlo nella sua globalità, arricchendo l’esperienza cristiana dei fedeli, e nostra, di tutti gli elementi che lo compongono e che giovano alla vita cristiana personale e della chiesa.
Secondo l’obiettivo che ci siamo prefissati, avremo presente l’elemento della comunione, ma anche quello della missione celebrando la misericordia del Signore e praticandola nella condivisione della Grazia e delle grazie ricevute.
Il percorso-pellegrinaggio in vista dell’ accoglienza e celebrazione della misericordia (il Giubileo) dovrà raggiungere le dimensioni personale, familiare, vicariale, parrocchiale, ecclesiale e sociale e sarà composto da 4 passaggi:
1. Inizierà dalla presa di coscienza dell’amore del Padre per ciascuno e per tutti, della misericordia di cui abbiamo bisogno, sotto la guida della Parola di Dio, nella memoria dei doni ricevuti e sprecati (Evangelizzazione).
2. La presa di coscienza avvierà il cammino di ritorno, il pellegrinaggio interiore e fisico, per incontrare il Padre, lasciandoci riconciliare in Gesù nel sacramento della confessione.
3. Celebreremo la festa della casa ritrovata insieme alla nostra famiglia (insieme genitori e figli), parrocchia, vicaria, diocesi, città, varcando la Porta santa della nostra cattedrale di Terni per esprimere nell’Eucarestia, la volontà di essere fratelli, maggiori e minori, ricchi e poveri, colti e ignoranti, tutti graziati, destinatari della misericordia-amore del Padre.
4. Se avremo sperimentato veramente in pienezza la misericordia del Signore non potremo non farci missionari e samaritani di misericordia, annunciando il Vangelo di Gesù, aprendo il cuore, la casa e la vita a chi il Signore ci pone sulla strada o a chi sappiamo nel bisogno o bussa alla porta nel nostro cuore riconciliato. Sarà il momento delle opere di misericordia corporali e spirituali. Ognuno può individuare quelle a lui più confacenti; inoltre le comunità, i gruppi, le parrocchie possono individuare quelle più urgenti e, senza dilettantismi o approssimazione, dedicarvisi con generosità. Passiamole in rassegna e facciamo discernimento delle situazioni che nei nostri ambienti o nella città o nella diocesi richiedono il nostro intervento di… misericordia spirituale e corporale. Richiamo a mo’ di esempio, i nostri familiari anziani e soli, gli ospiti di case di riposo, i malati negli ospedali, la mensa della caritas, ecc. Oppure manifestiamo la nostra disponibilità a svolgere un servizio-ministero nelle parrocchie col nostro tempo, la mente e il cuore.

Il Papa ci ha invitato ad aprire i nostri cuori e le nostre case agli immigrati. Alcuni parroci hanno manifestato interesse a disponibilità. In attesa che si chiariscano modalità e opportunità, ordinate e legalmente fattibili, possiamo aprire le nostre case, le parrocchie ai poveri “domestici”, circondare di attenzioni, cure, apertura e dialogo i numerosi poveri, bisognosi, senza tetto, immigrati già accolti tramite la Caritas, la san Martino e presenti anche in strutture parrocchiali o in strutture laiche.
Ricordiamo che l’opera-segno, che la Diocesi ha deciso di realizzare in questo anno santo sarà la cittadella della solidarietà “don Sandro Bigi” di Amelia, che comprenderà l’accoglienza di minori non accompagnati, laboratorio per donne immigrate, emporio della solidarietà e ospizio dei pellegrini.

Papa Francesco ci invita ripetutamente ad essere chiesa in uscita: uscire per andare nelle periferie esistenziali dove si incontra l’uomo, immagine di Cristo da servire, amare, evangelizzare.
L’invito ad uscire per cristiani e comunità, adagiati e soddisfatti del caldo del proprio focolare, è salutare e fa risuonare le parole di Gesù: andate in tutto il mondo!
Ma l’invito ad uscire sarà vano se non saremo… entrati nella Chiesa e se non creeremo le condizioni per facilitare l’entrata dei fanciulli, giovani, fidanzati, famiglie, adulti… E’ il discorso della iniziazione cristiana, che va ripensato e approfondito per la nostra società, non più a maggioranza cristiana.

Qualcuno parla della necessità per la Diocesi, ma in realtà la richiesta è rivolta al vescovo, di un grande momento penitenziale per chiedere perdono per lo “scandalo economico-finanziario” che ha colpito la diocesi negli anni passati. Penso che tutti, senza infingimenti, dobbiamo chiedere perdono per il male, gli errori, le omissioni e i peccati personali e comunitari del passato recente e remoto. E il vescovo, che tutti rappresenta, chiederà perdono per sé e per tutti.
Io credo però che la forma migliore di chiedere perdono sia quella di prendere consapevolezza della situazione, di ciò che è accaduto nella storia e nella cronaca della nostra diocesi; prendere coscienza della propria parte di responsabilità, piccola o grande, diretta o indiretta, di opere o di omissione, e per essa chiedere perdono e rimediare, per quanto è possibile. Con la speranza che la riconciliazione tra di noi e col passato ristabilisca la comunione indispensabile per la missione evangelica.
Al termine di questa Assemblea verrà consegnato il programma delle principali iniziative dell’Anno Santo. Un pieghevole, che è un aiuto per ricordare gli appuntamenti e comprendere meglio questo tempo di grazia che è il Giubileo.
Desidero richiamare alcune iniziative che non sono del tutto definite, ma che meritano considerazione.
– E’ stata inaugurata la Scuola Diocesana di Teologia pastorale, a cui è possibile ancora iscriversi. Le lezioni si svolgeranno ogni lunedì sera, dalle ore 17.30 alle ore 20.00, presso il museo diocesano e capitolare di Terni.
– A giugno avrà luogo una Settimana teologica diocesana, aperta a tutti, per la rivisitazione del Concilio Vaticano II.
– Il Consiglio presbiterale presto avvierà una Riflessione e revisione della geografia delle parrocchie della Diocesi, del servizio pastorale e della vita dei sacerdoti. In un secondo momento la consultazione si estenderà al CpD.
– Durante questo anno saranno definite le modalità per la Visita pastorale, che spero di iniziare nell’anno pastorale 2016-17.

Misericordia et laetitia nella Chiesa Madre
Prima di concludere vorrei ricordare che tra i tanti significati di Giubileo quello della gioia non è secondario. E’ la gioia che scaturisce dall’incontro e dalla festa col Padre misericordioso per la remissione dei debiti, per il perdono ricevuto e condiviso, premessa della festa eterna del Paradiso, così come auspicava Francesco d’Assisi quando annunciò l’indulgenza della Porziuncola (1216).
In questo momento storico, tutti stiamo partecipando al Sinodo, che si sta celebrando a Roma, con la preghiera e la fiducia nello Spirito. Il Sinodo è insieme frutto ed espressione della Chiesa conciliare, che insieme alla famiglia, vuole ricomprendere se stessa come madre, famiglia di Dio nella quale sono chiamati a convivere nella gioia santi e peccatori, figlie e figli abbracciati da Dio Misericordioso.
Docili ad accogliere quanto lo Spirito dirà alla Chiesa, ci apprestiamo a celebrare il Giubileo, incamminandoci con fiducia e speranza sulla strada della conversione. La misericordia del Padre, da ognuno sperimentata oltre la misura del suo bisogno, ci dia forza per camminare insieme, fratelli “graziati”, con letizia verso la pienezza del Regno.

Col pensiero rivolto alla Madre della Misericordia.
“La dolcezza del suo sguardo ci accompagni in questo Anno Santo, perché tutti possiamo riscoprire la gioia della tenerezza di Dio. Nessuno come Maria ha conosciuto la profondità del mistero di Dio fatto uomo. Tutto nella sua vita è stato plasmato dalla presenza della misericordia fatta carne. La Madre del Crocifisso Risorto è entrata nel santuario della misericordia divina perché ha partecipato intimamente al mistero del suo amore.
Scelta per essere la Madre del Figlio di Dio, Maria è stata da sempre preparata dall’amore del Padre per essere Arca dell’Alleanza tra Dio e gli uomini”. (MV24)

La Madonna della Misericordia, patrona della Diocesi accompagni il cammino della nostra Chiesa particolare e di ciascuno di noi..