Ordinazione sacerdotale di Sandro Castellani

La liturgia della domenica in Albis ci fa immergere nell’esperienza degli apostoli, che incontrano il Signore Risorto, la sera di Pasqua.
Anche noi, radunati nel nome del Signore, riviviamo con loro nel mistero, la stessa esperienza pasquale.
Dopo i giorni terribili della passione, gli Apostoli restano chiusi, nascosti in casa per timore dei Giudei. Questi, nel linguaggio giovanneo, rappresentano il mondo della incredulità, dell’ostilità verso Gesù e i suoi, l’opposizione al messaggio portato da Gesù.
Il gruppo degli apostoli, in questa situazione, rispecchia l’immagine di una Chiesa senza il Risorto: triste, timorosa, scoraggiata, nascosta, sulla difensiva.
Ecco che Gesù si rende presente, mentre erano chiuse le porte; Gesù viene e sta in mezzo a loro. Gesù non appare, sta in mezzo a loro.
E i discepoli gioirono nel vedere il Signore!
E’ il giorno di Pasqua, Gesù è vivo, è Risorto, è tra di loro come aveva predetto, apre i loro occhi per comprendere le Scritture e leggere la storia nella maniera giusta.
Manca Tommaso, detto didimo, gemello. E’ l’apostolo che non si è associato al gruppo dei discepoli; anche lui è sconfortato, ma non si è lasciato prendere dalla paura, ha preferito rimanere fuori, scettico e ai suoi compagni si è mostrato diffidente, disincantato e incredulo di fronte alla notizia del Risorto e incerto di fronte al progetto del Maestro, a suo avviso, ormai fallito. Poi finalmente, ha incontrato Gesù Risorto, ha ascoltato la sua voce, si è lasciato convincere, si è fidato di Lui, ha sperimentato la gioia della sua vicinanza.
Tommaso è soprannominato didimo, gemello, di chi?
Di ognuno di noi, oggi in modo particolare di don Sandro.
Per lunghi anni anche tu, sei rimasto fuori, nel mondo della incredulità. Hai seguito i tuoi progetti, i tuoi sogni, immergendoti nel mondo dello studio e del lavoro.
Poi finalmente, hai incontrato Gesù Risorto, hai ascoltato la sua voce, ti sei lasciato convincere, ti sei fidato di Lui, hai sperimentato la gioia della vicinanza di Gesù.
Anche a te Gesù Risorto si è reso vicino e vivo, ti si è fatto conoscere gradualmente, mostrandoti le mani inchiodate per amore e il costato, fonte della vita, cioè la sua storia.
Con quelle mani ha compiuto opere di amore: ha curato i lebbrosi, ha ridato la vista ai ciechi, ha salvato Pietro dalle acque, ha accarezzato i bambini, ha lavato i piedi degli apostoli. Quelle mani, che Gesù mostra, rappresentano l’identità di Gesù: chi è, la natura del suo progetto.
Tu gemello, come Tommaso, nel tuo deciderti per Lui non hai toccato le ferite di Cristo, ma hai fatto la tua bella professione di fede e di amore: Mio Signore e mio Dio!
Hai superato il dubbio, l’incredulità, lo scoraggiamento, l’incertezza e anche la tua debolezza. E ora sperimenti la gioia.
E oggi eccoti scelto da Gesù e inviato come suo ministro.
Come agli apostoli, Gesù conferisce a te in modo particolare i suoi doni pasquali:
Ti costituisce suo inviato, apostolo, allo stesso modo, come Lui è inviato dal Padre.
Ti dona lo Spirito Santo per tenerti stretto a lui e quale supporto e sostegno della missione che ti viene affidata.
Come agli Apostoli, ti elargisce il dono della pace, lo shalom (ogni volta che appare Gesù augura la pace)
e ti affida l’incarico e il potere di perdonare i peccati, a nome di Dio.

Questa sera, attraverso la preghiera di consacrazione invocherò dal Padre l’effusione dello Spirito di santità perché tu adempia fedelmente il ministero del secondo grado sacerdotale e col tuo esempio possa guidare tutti ad un’integra condotta di vita.
E’ grande la missione che oggi Dio Padre ti affida: configurato a Cristo sommo sacerdote, ossia consacrato come vero sacerdote del Nuovo Testamento, sarai predicatore del Vangelo, pastore del popolo di Dio, presiederai le azioni di culto, specialmente il Sacrificio del Signore.
Sarai degno cooperatore del Vescovo quale dispensatore dei misteri divini, nel lavacro della rigenerazione, nella riconciliazione dei peccatori e nel sollievo ai malati.
Invocherai la misericordia di Dio per il popolo, a te affidato, e per il mondo intero.

Tutto ciò si compirà tra poco con il rito dell’Ordinazione presbiterale, attraverso i suoi due momenti essenziali:
Il primo, detto anche “materia” del sacramento, è costituito dalla imposizione delle mani, che viene fatta in silenzio dal Vescovo sull’ordinando, prima della preghiera di ordinazione.
Al vescovo si associano nell’imporre le mani sul candidato, i presbiteri presenti.
Il secondo momento, detto anche “forma” del sacramento è costituito dalle parole centrali della preghiera di ordinazione, pronunziate dal vescovo: “Dona, Padre onnipotente, a questo tuo figlio la dignità del Presbiterato. Rinnova in lui l’effusione del tuo Spirito di santità; adempia fedelmente, o Signore, il ministero del secondo grado sacerdotale da te ricevuto e con il suo esempio guidi tutti a un’integra condotta di vita”.
Seguono i “riti esplicativi”, che esprimono in maniera simbolica, l’altissima ricchezza e bellezza di ciò che avviene nella Sacra Ordinazione.
Essi sono costituiti: dalla vestizione degli abiti sacerdotali (sarai rivestito di Cristo sacerdote),
dall’unzione delle palme delle mani del candidato con il sacro crisma (mani santificate da quelle forate di Cristo per continuarne la missione), dalla consegna del pane e del vino (solo tu potrai presiedere e offrire il Sacrificio eucaristico per te e per gli altri) e dall’abbraccio di pace col vescovo e con gli altri presbiteri presenti.

Ecco, oggi tu entri a far parte del Presbiterio, la famiglia dei sacerdoti, con la quale, sotto la guida del vescovo, coopererai ad edificare il Corpo di Cristo che è la Chiesa.
Questa nostra famiglia che fa fatica a diventare ciò che per il sacramento dell’Ordine già costituzionalmente è, sta progressivamente riscoprendo la comunione.. Non si diventa preti per essere single o peggio soli o peggio ancora isolati. Siamo discepoli e apostoli di Cristo, legati gli uni gli altri dalla consacrazione presbiterale, che nessuno potrà mai cancellare. Come collaboratori del vescovo prestiamo il servizio sacerdotale nella comunità dei credenti e con tutti i battezzati svolgiamo la missione evangelizzatrice.
Nel tuo cammino vocazionale, con l’aiuto delle tue guide spirituali, hai imparato, sono tue parole,
“a ringraziare sempre il Signore e a non cedere di fronte alle difficoltà; a capire che non c’è cosa più bella che essere annunciatori della Parola che dà significato alla propria vita, annunciatori di quell’Amore che dà senso ad ogni vero amore”.
E da oggi tu sei abilitato ad annunciare l’”Amore” di cui ti sei innamorato, a proclamare la Parola di Dio e donare il Corpo e Sangue di Cristo, a benedire, perdonare, confortare, sanare, illuminare, accompagnare. Non aver paura! il Signore ripete a te quanto disse a Mosè: Io sarò con te! I tuoi limiti manifesteranno la forza del Signore.

Conserva nella mente e nel cuore la grandezza della dignità alla quale sei elevato. Ti siano di aiuto le parole di San Francesco d’Assisi: “Udite, fratelli miei, se la beata Vergine Maria è così onorata, come è giusto, perché lo portò nel suo santissimo seno; se il Battista beato tremò di gioia e non osò toccate il capo santo del Signore (Cfr Mt 3,13-14); se è venerato il sepolcro, nel quale per qualche tempo Egli giacque; quanto deve essere santo, giusto, degno, colui che Lui non già morituro, ma eternamente vivente e glorioso, Lui, sul quale gli angeli desiderano volgere lo sguardo (1Pt 1,12), accoglie nelle proprie mani, riceve nel cuore e con la bocca, offre agli altri perché lo ricevano Badate alla vostra dignità, frati sacerdoti, e siate santi perché egli è santo (Lv 11,44). E come il Signore Iddio onorò voi sopra tutti gli uomini, per questo mistero, cosi voi più di ogni altro uomo amate, riverite, onorate Lui. Gran miseria sarebbe, e miserevole male se, avendo Lui così presente, vi curaste di qualunque altra cosa che fosse nell’universo intero!
L’umanità trepidi, l’universo intero tremi, e il cielo esulti, quando sull’altare, nelle mani del sacerdote, è il Cristo figlio di Dio vivo”. (FF220-21).

La Chiesa, la tua comunità pregherà per te, notte e giorno, perché tu sia fedele e perseverante. Tante anime buone: suore, monache, confratelli, cristiani della nostra Chiesa ti accompagneranno con la preghiera.
Vedi, don Sandro, penso che un sacerdote è solo esclusivamente nell’atto di dire sì al Signore e compromettersi definitivamente con la sua vocazione; ma poi è sempre sostenuto e accompagnato dai confratelli presbiteri, dalla comunità cristiana, da tanti amici, nel confermare e rinverdire ogni giorno la sua risposta al Signore.
Maria Santissima, madre dei sacerdoti sia la tua stella polare.
Gesù risorto, ti colmi della sua misericordia e della sua gioia.