Giubileo dei detenuti nella Casa Circondariale di Terni – 23 maggio 2016

Che senso ha il nostro ritrovarci radunati qui, in questo luogo all’aperto, attorno ad un altare appositamente costruito: ospiti, polizia penitenziaria, addetti ai servizi, dirigenti, volontari, sacerdoti e vescovo?
Siamo qui per dare continuità a quanto abbiamo iniziato il 14 dicembre scorso, sempre in questo luogo, a piccoli gruppi: celebrare in forma comunitaria, un’unica comunità o parte della nostra chiesa particolare, il Giubileo della Misericordia. Che significa tutto ciò?
Il Giubileo nella Sacra Scrittura: ogni 50 anni risuonava in tutto Israele un corno che invitava tutto il popolo alla gioia, a rinnovare l’amicizia con Dio, alla riconciliazione e all’affrancamento dei debiti. Il Signore inviava il suo profeta (per noi è Gesù)
“…a portare il lieto annunzio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di misericordia del Signore…”.
La terra non era coltivata ed era lasciata a riposo; i debiti venivano condonati: quelli materiali e quelli spirituali.
Aveva luogo una grande amnistia delle pene , si proclamava un anno della misericordia del Signore.
Tutto ciò per ricordare e riaffermare che la terra, l’uomo, il mondo non appartengono all’uomo, ma è dono di Dio, che se ne prende cura.

Gesù realizza il nuovo Giubileo, è venuto ad inaugurare l’anno, il tempo della misericordia. Attraverso la sua morte riscatta l’umanità dalla condizione di peccato e manifesta il progetto di amore di Dio per gli uomini: tra gli uomini non può prevalere la violenza, il sopruso, il rancore, la vendetta, il dominio, ma il dono, l’amore, il servizio, il perdono.
Dopo 2000 anni tutti noi non abbiamo ancora compreso tutto ciò ponendoci spesso non sulla scia di Gesù, ma di quella del demonio, lasciando prevalere gli istinti del male, che sono nascosti in ogni uomo.
Gesù, attraverso la sua ingiusta condanna a morte, nel dono della sua vita Gesù ci manifesta il vero volto di Dio, che è quello di un padre buono e misericordioso, anzi Dio è misericordia.
Abbiamo pregato all’inizio della Messa con parole straordinarie di consolazione: “O Dio, la tua misericordia è infinita, senza limite è la tua tenerezza: accresci benigno la fede del popolo a te consacrato, affinché tutti comprendano, con sapienza,
quale amore li ha creati, quale sangue li ha redenti, quale Spirito li ha rigenerati”.

Cari fratelli, cari amici, ognuno di noi, nella condizione esistenziale, civile, morale e spirituale in cui si trova è invitato da Gesù a riscoprire il volto misericordioso di Dio. Tutti, nessuno escluso, abbiamo bisogno di pacificazione interiore, di perdono, di amore. E Gesù ci dice che tutti possiamo avere accesso al Padre, al suo amore, al suo perdono. Egli ci attende, aspetta il nostro ritorno con umiltà, riconoscimento dei nostri errori e peccati.
Gesù è il volto misericordioso del Padre e durante la sua vita terrena non ha fatto altro che predicare e compiere gesti di misericordia verso tutti.
Nel Vangelo ci viene narrato come il primo uomo che Gesù ha portato in paradiso è il ladrone pentito, condannato alla pena di morte sulla croce, che si è affidato a Lui: Gesù ricordati di me, quando entrerai nel tuo Regno! Oggi sarai con me in Paradiso!

Cari fratelli, cari amici, state trascorrendo un tempo particolare della vostra esistenza, condito con l’amarezza dell’assenzio: solitudine, lontananza dalla famiglia, sofferenza, vergogna e umiliazione, emarginazione, mancanza di libertà.
State pagando un debito proporzionato o esagerato, meritato o immeritato: ognuno sa quanto. Il Signore che legge nei cuori conosce la verità. Adoperatevi per far valere le vostre ragioni di verità e giustizia.
In ogni caso, insieme alla libertà fisica non lasciate che si perda quella morale e spirituale. Approfittate di questo tempo per trarre dal negativo il positivo, dal male il bene; resettate la vostra vita, reimpostatela su nuovi binari di verità e di rettitudine.
Il Giubileo della misericordia vi ispiri pensieri e sentimenti di fiducia nella misericordia di Dio e di speranza che tutto avrà un termine: preparate fin da ora il tempo della vostra libertà.
Vivete questo tempo per ripensarvi come cristiani, nell’amicizia con Dio attraverso la lettura della Parola di Dio, la preghiera, la vicinanza con Gesù che è venuto a portare la libertà ai prigionieri. E’ lui il maestro del reinserimento, che ha riportato alla vita serena e gioiosa tanti uomini e donne: Matteo e Zaccheo che come esattori delle tasse opprimevano e a volte derubavano la gente, Pietro che lo aveva rinnegato, Paolo che lo aveva perseguitato, gli apostoli che lo avevano abbandonato, la donna adultera e la Maddalena, che si erano affidate a Lui, il Centurione che lo aveva crocifisso, il ladrone che aveva chiesto perdono a Lui in punto di morte.
Papa Francesco ha detto: “Il Signore è un maestro di reinserimento: ci prende per mano e ci riporta nella comunità sociale. Il Signore sempre perdona, sempre accompagna, sempre comprende; a noi spetta lasciarci comprendere, lasciarci perdonare, lasciarci accompagnare”.  (Casa circondariale di Castrovillari).

San Francesco d’Assisi durante il tempo della sua prigionia a Perugia (ed era una prigionia durissima) si è trasformato interiormente, ha potuto riscoprire la bellezza della vita e ha iniziato il percorso che poi lo ha portato ad essere il santo che conosciamo. Ai limiti esteriori corrisponda uno slancio di rinnovamento interiore in umanità e spiritualità.

Per concludere desidero rivolgervi il saluto, che papa Francesco ha affidato ai cappellani delle carceri, per voi:
“Per favore dite che prego per loro, li ho a cuore, prego il Signore e la Madonna che possano superare positivamente questo periodo difficile della loro vita. Che non si scoraggino, non si chiudano. Voi sapete che un giorno tutto va bene, ma un altro giorno sono giù, e quell’ondata è difficile. Il Signore è vicino, ma dite con i gesti, con le parole, con il cuore che il Signore non rimane fuori, non rimane fuori dalla loro cella, non rimane fuori dalle carceri, ma è dentro, è lì. Potete dire questo: il Signore è dentro con loro; anche lui è un carcerato, ancora oggi, carcerato dei nostri egoismi, dei nostri sistemi, di tante ingiustizie, perché è facile punire i più deboli, ma i pesci grossi nuotano liberamente nelle acque. Nessuna cella è così isolata da escludere il Signore, nessuna; Lui è lì, piange con loro, lavora con loro, spera con loro; il suo amore paterno e materno arriva dappertutto. Prego perché ciascuno apra il cuore a questo amore”.
(DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO AI PARTECIPANTI AL CONVEGNO NAZIONALE DEI CAPPELLANI DELLE CARCERI ITALIANE. Aula Paolo VI, Mercoledì, 23 ottobre 2013).