Anniversario dedicazione Cattedrale di Terni e conferimento dell’accolitato a Daniele Martelli e del lettorato a Giuseppe Zen

Ecco la sposa di Cristo
Chiesa, sposa di Cristo, acclama il tuo Signore (invitatorio)

Santa è la casa del Signore:
qui si invoca il suo nome
qui Dio è presente tra noi. (Antifona al magnificat)

Ogni mattina, appena sveglio, rivolgo lo sguardo alla cattedrale, penso alla chiesa, a questa chiesa di TNA, sposa di Cristo, rinnovo la gratitudine per essere stato chiamato-convocato nella chiesa e in più posto quale pastore del popolo di Dio, di cui questo edificio e segno e simbolo.
Rivolgo un saluto ai nostri santi, le cui statue fanno bella mostra di sé sulla balaustra della parte superiore della facciata: Valentino, Anastasio e gli altri sei vescovi ternani, e penso alle migliaia di cristiani, al card. Rapaccioli, che hanno illustrato, arricchito e santificato la nostra Chiesa di Terni-Narni-Amelia.

Cos’è la dedicazione: rito solenne col quale viene dedicato all’uso esclusivo liturgico, del culto per Dio, un luogo, che raduna e raccoglie il popolo santo fedele di Dio, che nei secoli ha assunto il nome di Chiesa.
Gesù insegna che il tempio di Dio è, primariamente, il cuore dell’uomo che ha accolto la sua parola. Parlando di sé e del Padre dice: “Noi verremo in lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14, 23) e Paolo scrive ai cristiani: “Non sapete che voi siete il tempio di Dio?” (1 Cor 3, 16). Tempio nuovo di Dio è, dunque, il credente.
La persona, creata ad immagine e somiglianza di Dio, per la fede e il battesimo, diventa luogo dove abita Dio, dove possiamo adorare Dio. Il respiro dell’uomo può diventare preghiera continua; i suoi pensieri possono essere trasformati e santificati dalla presenza di Dio; le sue azioni: lavoro, fatica, sofferenza, malattia, relazioni possono diventare azioni per Dio.
Si chiariscono le parole di Gesù nel Vangelo: “È venuto il momento, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità, perché il Padre cerca tali adoratori”.
Dio che è spirito e verità è intimo al credente, suggerisce e orienta la preghiera in spirito e verità.
Nella seconda lettura san Pietro aggiunge aspetti che definiscono ulteriormente la dimensione di tempio delle nostre persone.
Un primo aspetto è “voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio per mezzo di Gesù Cristo” (1Pietro, 2,5). Le nostre persone, santificate dalla presenza di Dio, sono impiegate come pietre vive per la costruzione di un edificio-tempio spirituale, insieme. Una pietra-persona accanto all’altra, una sopra l’altra con le proprie caratteristiche, i propri doni, da Gesù Cristo e con Lui siamo adoperati e aggregati come tempio vivo del Dio vivente: costruzione ordinata, armonica, bella!
In questa configurazione, secondo aspetto, siamo valorizzati non come elementi inanimati che costituiscono compongono il tempio, ma siamo abilitati ad essere “la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato” (1 Pt 2, 9). Tempio, popolo di Dio, nazione santa, sacerdozio regale.
Quale realtà meravigliosa siamo chiamati ad essere! Realtà che si è definita nella “Chiesa”: popolo di Dio, convocato dallo Spirito, e luogo dove il popolo di Dio si raduna; un tempo non popolo, ora popolo di Dio, destinatario della misericordia.

Cristo, rivelazione di Dio, ha predicato il vangelo, ha fondato l’ekklesia, cioè una assemblea di chiamati, ha istituito i sacramenti, come segni, strumenti e mediazioni della sua presenza e della salvezza.
Da questa realtà di credenti, quali tempio di Dio, di popolo santo fedele di Dio che sperimenta la presenza di Dio, che vive e soprattutto in questo luogo, consacrato per la celebrazione dei santi misteri, possiamo cogliere alcune conseguenze:
– Il rispetto verso il proprio corpo, le proprie persone, santificate dalla presenza di Dio;
– L’accoglienza reciproca delle persone, tempio di Dio e costate la morte di Cristo;
– L’impegno quotidiano a edificare nella preghiera e nella carità la Chiesa, famiglia di Dio, il dovere di tenerla unita, solida, il compito di non farla traballare allontanandoci dalla posizione-collocazione e funzione-vocazione affidateci dal Signore.
Pietre vive, unite a Cristo e tra di loro, tenute stabili e rafforzati dal cemento della preghiera e della Grazia.
Purtroppo a volte assistiamo a veri e propri “terremoti”, che danneggiano l’edificio: sono i nostri peccati, che anche se nascosti, demoliscono la Chiesa; una vita cristiana superficiale, l’incoerenza delle nostre scelte, la mondanità della nostra vita, che incrinano la solidità del sacro edificio..
E poi non possiamo sottovalutare i danni, a volte irreparabili, provocati in maniera superficiale o inconsapevole dalla schiera dei “guastatori della comunione e della comunità”, presenti in ogni categoria di fedeli: sacerdoti, religiosi e fedeli laici,
non-popolo che procede per conto proprio, sottraendosi agli orientamenti dei pastori (il papa, il vescovo, i Sacerdoti), e ne critica superficialmente le decisioni, semina la discordia con insinuazioni, chiacchiere, maldicenze e falsità;
si sottrae alla funzione e vocazione di popolo costruttore di comunione, impoverendo e indebolendo l’edificio spirituale che è la chiesa e rendendo poco credibile la missione.
Siamo, cari fedeli, un’unica chiesa, un unico altare, un unico presbiterio, un unico corpo: quello di Cristo.
Origene ci ammonisce:
“Anche noi adoperiamoci per avere tutti un unico parlare, un unico sentire, niente facendo per contesa, né per vana gloria, ma fermi nello stesso sentimento e nella stessa convinzione, perché possiamo anche noi diventare pietre atte all’altare”.
Siamo chiamati ad una missione alta perché grande è la nostra vocazione e dignità.

Quale strumento per edificare la comunione in vista della missione nella nostra Chiesa particolare, inizierà a giorni La visita pastorale, che avrà le specifiche finalità di:
Riparare la chiesa che siamo noi, le nostre comunità;
Correggere o perfezionare le relazioni tra fedeli, fedeli e sacerdoti, fedeli parrocchie e vescovo.
Rinvigorire l’entusiasmo e la speranza di pastori, preti e fedeli delle comunità
Riproporre gli ideali alti del vangelo e rinsaldare la nostra volontà di conversione e di servizio al vangelo per ridare lucentezza alle nostre comunità e alla nostra chiesa, “luce delle genti”;
Riesprimere il tutto concretamente attraverso incontri, dialoghi, preghiere, verifiche e prospettive…
Nel corso di questa celebrazione conferiremo il ministero dell’accolitato al seminarista Daniele Martelli e il ministero del lettorato al seminarista Giuseppe Zen, due tappe importanti per la loro vocazione di consacrazione sacerdotale.
E’ un evento che ci ricorda la dimensione di servizio, che deve regolare i rapporti vicendevoli all’interno della Chiesa e verso il Signore.
Ma è anche un segno di speranza per la nostra Chiesa. Due giovani cristiani, Daniele e Giuseppe, intendono mettere a disposizione del Signore e della Chiesa la loro esistenza. Se Dio vuole , quando avranno terminato gli studi e il loro percorso formativo, saranno ordinati per essere ministri della Parola, dei sacramenti, sacerdoti di Cristo. I ministeri che oggi ricevono sono la premessa, l’inizio, che troverà compimento nell’ordinazione diaconale e presbiterale.
Preghiamo per loro, per le vocazioni e per la nostra Chiesa

In questa giornata solenne, tutti noi, chiesa e popolo di Dio, : rinnoviamo l’amore e la fedeltà per la nostra cattedrale, per la chiesa, Sposa di Cristo e nostra madre.