Assemblea clero e Cpd – presentazione delle nuove Comunità pastorali

In vista del nuovo anno pastorale, due sono i percorsi proposti alla comunità diocesana: il cammino comune da fare insieme e i contenuti da approfondire per acquisire una maturità e mentalità di fede, che fanno testimoni e annunziatori del Vangelo; e poi la riorganizzazione strutturale del territorio della Diocesi nei prossimi anni attraverso la sfida delle Comunità pastorali da avviare, sperimentare e curare. Esse saranno istituite gradualmente e in via sperimentale in modo da non stravolgere la vita dell’intera diocesi e avere l’opportunità di valutare con accortezza, difficoltà e successi che emergeranno.
“Dopo secoli in cui la fede si generava, in modo quasi automatico – ha ricordato il vescovo Piemontese, oggi le nostre comunità si trovano per la prima volta a dover inventare l’annuncio, a dover generare la fede. Ormai non si tratta più di custodire la fede, ma siamo chiamati a generarla la fede.
L’attenzione e il discernimento dei segni dei tempi, anche di quelli del nostro territorio, deve spingerci a scrivere un “capitolo” nuovo della storia della Salvezza, ora e qui, riscoprendo antiche e nuove motivazioni evangeliche di vita cristiana da presentare con chiarezza, coerenza e amore ai nostri contemporanei.
Il nostro camminare insieme all’uomo “fenomenico” deve mirare non a realizzare iniziative ed eventi altisonanti, ma ad incontrare e fare incontrare Gesù Cristo sulla strada, ad introdurci con gradualità e gioia nel mistero di Cristo e della Chiesa”.
“Metodi ed obiettivi pastorali devono essere adeguati ad una reale iniziazione cristiana, alla formazione di una mentalità di fede, che aiuti a testimoniare Cristo nelle situazioni ordinarie e impegnative della vita
Il nostro compito è quello di far incontrare Gesù, di accompagnare uomini, donne, fanciulli, ragazzi e giovani verso Gesù perché li battezzi in Spirito Santo e fuoco. Solo allora saremo diventati donne e uomini nuovi, cristiani, credenti, che vivono la vita secondo lo Spirito, disposti a portare e testimoniare a tutti il Vangelo”.

Il secondo percorso è la sfida delle Comunità pastorali da avviare, sperimentare e curare gradualmente nel territorio della Diocesi, funzionale a formare cristiani credenti e comunità vive.
“La proposta di comunità pastorali è nata da alcune esigenze – scrive il vescovo – la trasformazione della società e la frammentazione delle parrocchie, aiutare le parrocchie a definirsi come comunità di fede, speranza e carità, l’urgenza di una evangelizzazione più efficace, attraverso comunità vive, aperte alla trasmissione della fede; la necessità di individuare nuove e più adeguate risposte pastorali e missionarie ai bisogni delle comunità; discernere e sperimentare forme di comunione di vita tra presbiteri, che scaturiscono da una spiritualità propria dell’unico presbiterio”.
La comunità pastorale deve avere come obiettivo la generazione della fede attraverso la costruzione di comunità che abbiano il tratto della fraternità. Un altro obiettivo delle comunità pastorali è di portare a ripensare lo stile di vita dei preti perché sia uno stile di comunione, arricchito da incontri frequenti tra di loro, nutrito da momenti di preghiera comune, dalla lectio divina, e se possibile dai pasti in comune e dall’abitazione comune. Preti disponibili ad educare la fede e alla fede attraverso l’annuncio qualificato della Parola e la celebrazione dei sacramenti. Preti che siano padri nel promuovere la fraternità e nell’accompagnare con sistematicità coloro che sono in ricerca di Dio e l’iniziazione di chi vuol apprendere la sequela di Gesù”.

LE COMUNITA' PASTORALI ANNO 2016-2017

Esse nascono non prevalentemente perché vi è scarsità di preti, ma per favorire una modalità di comunione e di relazione tra comunità e preti in alleanza.
Le parrocchie non vengono soppresse, ogni parrocchia avrà un parroco (un parroco potrà avere anche due parrocchie).
Ogni parrocchia continuerà a vivere alcuni momenti essenziali della comunità (Messa domenicale, celebrazione dei sacramenti, liturgia funebre, e altro).
Il vescovo definisce gli ambiti territoriali delle Comunità pastorali.
Un parroco della Comunità pastorale viene designato dal vescovo quale coordinatore pastorale.
le singole Comunità pastorali dovranno “inventare” il proprio percorso, in un costante confronto e comunione col vescovo.
E’ auspicabile la nascita del Consiglio pastorale della Comunità con persone che saranno elementi di raccordo con le singole parrocchie.
Cosa faranno insieme: analisi e discernimento della vita cristiana, ecclesiale, civile e sociale della gente del territorio; avvio di un programma di iniziazione e formazione per un cammino di fede, edificazione della comunità e la missione.