Celebrazione all’acciaieria di Terni in preparazione al Natale 2018

Cari fratelli e sorelle,
anche quest’anno la famiglia delle Acciaierie si riunisce insieme alle autorità per vivere un momento di preparazione al Natale. Anzi per celebrare in maniera anticipata il Natale e scambiarsi gli auguri.
Iniziamo con questa domenica il tempo di Avvento, cioè il tempo che prepara alla venuta del Signore Gesù. La preparazione al Natale, nella cultura occidentale, anche in ambienti cristiani, l’attenzione in questo tempo di Avvento e di Natale è orientata soprattutto al passato, ricordo delle profezie dei Profeti, rappresentazione del primo Natale attraverso l’allestimento del presepe, dell’albero di Natale, degli addobbi, delle luminarie per riprodurre quel clima che la tradizione popolare ci ha trasmesso in 20 secoli.
La chiesa e la sua tradizione viva e spirituale si pongono in una prospettiva diversa: invita a guardare al futuro a partire dal presente, dagli eventi e dal ministero avvenuto in passato. I padri della chiesa, cioè gli scrittori Santi dei primi secoli dopo Cristo, parlando dell’Avvento e del Natale invitano a considerare una triplice venuta del Signore.
La prima venuta di Cristo è quella che lui ha compiuto nella carne. Quella che è narrata dai Vangeli ed è rappresentata nella tradizione natalizia rievocata dal presente, dall’albero di Natale, dalla Stella di Natale, dalle luminarie. C’è un clima di festa per la memoria della incarnazione del figlio di Dio fatto uomo, il verbo incarnato come lo annuncia San Giovanni Evangelista nel suo Vangelo.
Descrivono un secondo avvento di Cristo, che la venuta di Cristo evocata nella liturgia di oggi. Essa consiste nella venuta ultima e definitiva di Gesù Cristo alla fine dei tempi alla fine del mondo: nel credo, infatti, noi diciamo “E di nuovo verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti e il suo regno non avrà fine”.
Questo allora è un tempo di attese, carico di speranze, attese, speranze di una liberazione dai limiti dalla fatica, dalla miseria, dal peccato, dall’odio e dalla violenza. E’ un attesa della manifestazione di Gesù Cristo agli uomini di tutti i tempi e di tutti i luoghi. Proprio così Gesù Cristo il figlio di Dio, parola di Dio che si è fatta carne, tornerà alla fine dei tempi per risuscitare i morti e donare la vita per sempre a tutti gli uomini. E questa è una speranza grande che riempie di conforto e di consolazione tutti noi. L’esistenza di ciascuno non è destinata a finire nel nulla, ma ha un futuro luminoso con Dio. Tuttavia, questo incontro con Gesù alla fine del mondo, l’ultima venuta, sollecita la responsabilità di ognuno di noi perché in quel giorno, in quell’ora, che nessuno conosce, saremo chiamati a rendere conto delle nostre scelte e di come abbiamo vissuto la nostra vita. Gesù sarà il giudice di ogni essere, dei vivi e dei morti. E tuttavia mentre parliamo di giudizio, stiamo annunciando l’attesa e l’incontro con Dio che trasforma la nostra gioia nel suo regno.
La reazione di chi si affida al lui non può essere di angoscia e di paura. Chi sa perseverare nella fede incontra il Salvatore. La vigilanza di cui parla il Vangelo è un richiamo a convertire il cuore, sede delle intenzioni e delle decisioni, invito a stare allerta ad essere pronti all’incontro definitivo con Cristo, a vivere questi nostri giorni nella preghiera e con le opere buone, come abbiamo pregato all’inizio della messa.
Ma la liturgia richiama la nostra attenzione su una terza venuta del Signore Gesù, che è quella che si manifesta ogni giorno, a ciascuno di noi, alla chiesa e al mondo. Una venuta che si realizza nella parola di Dio, nei sacramenti, nell’Eucarestia che appunto stiamo celebrando, si manifesta nei poveri che incontriamo, nelle opere di giustizia che compiamo. Ecco, allora, che nell’incontro sacramentale col Signore ci prepariamo alla venuta definitiva e all’incontro definitivo degli ultimi tempi.
Come vivere allora il Natale di questa triplice venuta del Signore? Noi siamo qui per cercare di comprenderlo e per prepararci ad essa.
In questo luogo di lavoro dove si svolge una gran parte della vostra vita, siamo mossi non solo dalla necessità, ma riconosciamo anche un progetto che è affidato ad ognuno dal Signore, per realizzare voi stessi e per contribuire al benessere e al progresso della nostra società. In questo appuntamento annuale, ognuno è invitato a chiedersi con quale spirito vive questa missione. Certo c’è tanta fatica, tanto sudore, a volte insofferenza. Il figlio di Dio si è fatto uomo, ha voluto egli stesso provare la fatica e il sudore, e insegnarci a viverla con dignità, come missione da compiere. Maestranze, imprenditori, proprietari, dirigenza, sono tutti coinvolti attraverso la missione del lavoro ad accogliere e a preparare l’incontro con il Signore. Nella verità, nella giustizia, nella correttezza dei rapporti, quelli personali, quelli aziendali e quelli sociali, noi ci giochiamo il valore è il destino della nostra esistenza e anche delle persone che ci sono state affidate. La nostra preghiera, la condivisione del medesimo destino, l’incontro con il Signore in preparazione al Natale, la nostra presenza qui, sta ad indicare la volontà comune di vivere secondo giustizia, nell’accoglienza reciproca e del Signore che viene.
Gli auguri di buon Natale, l’allestimento del presepe e dell’albero, delle luminarie avranno senso se vivremo con intensità e nella giustizia le nostre relazioni e le scelte fondamentali della nostra vita le stesse che Gesù Cristo ha voluto sperimentare nel primo e ci ha insegnato a vivere in attesa del suo ritorno.