Commemorazione defunti 2018

Siamo qui, come comunità ecclesiale per testimoniare la nostra convinta fede e ferma speranza nella risurrezione di Gesù, ma anche della risurrezione nostra e dell’umanità intera.
Lo facciamo con la celebrazione della Messa, con la preghiera, la memoria dei nostri cari.
Ma siamo qui anche come comunità civile, rappresentata dalle Istituzioni civili e militari: una famiglia unica che ricorda e piange i propri figli, tutti, specie quelli che hanno lasciato questo mondo e la nostra comunità in maniera prematura per malattia, disgrazia, calamità naturali, o violenza: i morti sul lavoro,quelli nell’adempimento del dovere,.
Un ricordo particolare vogliamo avere quest’anno perle vittime del crollo del ponte Morando a Genova. Ricordiamo anche il colonnello della Finanza Massimiliano Giua, prematuramente deceduto un mese fa, don Gianni Colasanti, pastore e maestro di tanti giovani della nostra comunità cittadina.
Il nostro ricordo grato e la nostra preghiera, oggi nell’imminenza del 4 novembre, primo centenario della fine della Prima Guerra mondiale, va anche alle tante, troppe vittime, che allora persero la vita. Onoriamo tutti col ricordo, li affidiamo alla misericordia del Signore e preghiamo perché il loro sacrificio per la pace non risulti vano.
Tutti ci sono presenti nel ricordo affettuoso, deferente e orante.

In questa celebrazione richiamo l’attenzione comune su tre aspetti della Commemorazione dei fedeli defunti.
1. Rinnoviamo la memoria e i sentimenti di affetto e di gratitudine verso coloro che ci hanno preceduto.
I legami che si creano e stabiliscono durante la vita, soprattutto l’amore, nessuno può spezzarli, nemmeno la morte. Marito e moglie, genitori e figli, fratelli e sorelle, familiari, amici, conoscenti… saranno per sempre uniti. La morte spezza i legami, ma non può cancellare la relazione, qualunque essa sia. “Le grandi acque non possono spegnere l’amorené i fiumi travolgerlo… perché forte come la morte è l’amore” Cantico dei cantici cap. 2).
Le distrazioni, la frenesia dei nostri tempi, la pesantezza delle preoccupazioni in qualche maniera ci distolgono, raffreddano il ricordo, la gratitudine. Questo giorno è stato pensato come giorno della memoria e per rinnovare e mettere a fuoco la pluralità dei ricordi, onorare quanti ci hanno preceduto: da soli, con la famiglia e con la comunità civile, sociale (città, fabbrica, militari, gruppo, ecc,).In questo modo alimentiamo e irrobustiamo l’identità della città, della società, del gruppo.
1. Alimentiamo la pietas che alberga nell’animo umano.La pietas nelle società antiche e nella letteratura occidentale è la devozione religiosa, il sentimento d’amore patriottico e di rispetto verso la famiglia, verso gli avi. Parliamo della pietas,del rispetto verso la memoria di chi ci ha preceduto e ha contribuito al benessere della società. Ai nostri giorni, specie nelle società occidentali si sta smarrendo il senso di pietas: rispetto, devozione, venerazione, gratitudine, ricordo… vero chi ci costruito quanto oggi abbiamo: civiltà, benessere, libertà. La pietas è strettamente legata al senso religioso, ma si distingue da esso. E come il senso religioso si sta raffreddando, anche il sentimento di pietà e di memoria verso i defunti si sta smarrendo. Forse è conseguenza di quel senso di nichilismo o di materialismo che dà peso a ciò che si tocca. La considerazione del comune destino e il desiderio di lasciare un’orma e un ricordo buono deve aiutarci a promuovere la considerazione verso i vivi e i defunti, ad alimentare i sentimenti di venerazione verso chi ci ha permesso un benessere materiale, culturale, scientifico, spirituale e morale di cui noi godiamo.
2. Rinnoviamo la nostra fede nel Signore risorto e alimentiamo la speranza nella nostra risurrezione. In questo luogo della morte, del silenzio, il pensiero che può dare senso e contenuto alla memoria e alla pietas è Gesù morto e risorto. Solo la fede nel Signore risorto può completare le due visioni precedenti, dare senso alla nostra esistenza di viventi, confortare il nostro dolore e aprire il cuore alla speranza che incontreremo coloro che abbiamo amato e che non sono più tra noi. La Parola di Dio fonda tutto ciò:
Antifona alla Comunione Gv 11,25-26
Dice il Signore: “Io sono la risurrezione e la vita.Chi crede in me, anche se muore, vivrà;
e chiunque vive e crede in me,non morirà in eterno”.
Prefazio:
“In Cristo tuo Figlio, nostro salvatore, rifulge a noi la speranza della beata risurrezione,
e se ci rattrista la certezza di dover morire,ci consola la promessa dell’immortalità futura.
Ai tuoi fedeli, o Signore,la vita non è tolta, ma trasformata;
e mentre si distrugge la dimora di questo esilio terreno,
viene preparata un’abitazione eterna nel cielo”.
Vangelo Gv 6,40
“Questa è la volontà del Padre mio:
che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna;
e io lo risusciterò nell’ultimo giorno, dice il Signore”

Unultimo pensiero: se il cimitero, un quartiere della nostra città, è luogo della Memoria, della Pietas e della fede e speranza nella vita eterna, da custodire e tenere in ordine, proprio a partire da questa meta, tutti noi, che viviamo l’esperienza terrena: cittadini, Istituzioni, uomini della società e credenti abbiamo il dovere di rendere la città, luogo della nostra esistenza terrena, abitabile con la bellezza, l’ecologia,il decoro, la sicurezza, il lavoro, la salute, la festa.
L’intera comunità deve coltivare l’orgoglio di promuovere il bene e il benessere, la giustizia e l’onestà; tutti devono vigilare perché gli uomini siano capaci di aprire il cuore alla speranza che il bene che seminiamo, le relazioni di pace che costruiamo non termineranno con la morte, ma tutto germoglierà, sarà trasformato e trasfigurato per sempre. Ce lo insegna Gesù e i credenti in Gesù sannoche la gioia si prolungherà per sempre
Questa certezza ce la dona Gesù Cristo, che è passato attraverso la morte, ma poi l’ha sconfitta con la sua risurrezione. Ce lo testimoniano Maria Santissima, gli apostoli, i martiri, san Valentino, san Francesco e tanti uomini e donne che lo hanno incontrato vivente, sperimentandone la potenza.
Da questo luogo di riposo (cimitero) parta lo slancio per una vita serena, di concordia e di benessere spirituale e materiale, inizio di una vita senza fine..