Narni – pontificale San Giovenale 2019

Cari fratelli e sorelle,
Signor Prefetto, Sindaco, Autorità civili e militari, responsabili della Festa e partecipanti dei Terzieri, vi saluto con le parole di Francesco d’Assisi: Il Signore vi dia la Pace!

L’amore e la devozione per il nostro santo patrono Giovenale ci ha radunati nel giorno della sua festa in questa cattedrale, eretta per essere forziere del sepolcro glorioso dei nostri Santi, simbolo della città e testimone della storia e della fede del popolo e delle contrade narnesi. Oggi, come non mai, essa prende vita con la preghiera, le parole e i canti delle nostre voci.
Abbiamo davanti agli occhi, ancora commossi e perplessi, le immagini di un’altra cattedrale, quella di Notre Dame di Parigi, avvolta dalle fiamme. Tutti, in quelle ore abbiamo riscoperto e apprezzato l’immenso valore storico, culturale e di fede di quel luogo, mentre correva il rischio, poi sventato, di scomparire.
La nostra cattedrale di san Giovenale, maestosa, leggiadra e bella, ha per noi un valore simbolico altrettanto grande ed è scrigno di tesori affettivi, spirituali e storici inestimabili.
Ognuno di noi è qui per rinnovare la propria volontà di essere custode di tale luogo e del patrimonio che esso rappresenta, da trasmettere ancora più ricco e bello alle future generazioni e alla storia, e di prolungare la storia di fede cristiana, di amore alla Chiesa e di amicizia e devozione verso san Giovenale.

E questa Città ha costruito la propria identità civile e religiosa, nel nome di san Giovenale e ha da sempre, nei giorni della festa, organizzato manifestazioni per esprimere e trasmettere la propria ricchezza culturale, religiosa, tradizionale, folkloristica e civile.
La preoccupazione che manifesto a governanti, amministratori e persone sensibili è che di tanta ricchezza non rimanga solo l’involucro, cioè una festa senza il santo, una manifestazione di puro folklore estetico. A voi e a noi l’onore e l’onere di custodire lo spirito di questa festa che ha in san Giovenale e nel suo messaggio, il padre, patrono, maestro, pastore, difensore della civitas.

Le poche e frammentarie notizie su san Giovenale sono sufficienti per delinearne la personalità:
Proveniente dall’Africa, di origine Cartaginese, persona colta, medico;
Cristiano fervente, annunciatore del vangelo, medico dei corpi e delle anime, promotore del benessere spirituale e materiale delle persone.
Eletto vescovo a voce di popolo da papa Damaso, fu inviato al questa sede di Narni nel 359.
“Egli fu il primo Vescovo della Chiesa di Narni per cui ne è considerato anche Fondatore nonché Gubernator et Defensor Civitatis”. La sua memoria è ricordata sin dai più antichi martirologi che lo commemorarono come Vescovo e confessore. San Gregorio Magno nei “Dialoghi” e nelle “Omelie” ricorda Giovenale, Vescovo di Narni con il titolo di “Martire”.
Accolto dalla ospitalità di persone buone della città, ha potuto svolgere il ministero pastorale con grande successo e in maniera efficace.
Così è stata descritta in un antico documento l’azione del vescovo Giovenale, sebbene in maniera enfatica:
“Il merito della vittoria e del trionfo era riserbato al nostro Giovenale, la cui faconda parola, tutta viva di scienza divina, unitamente alla sua virtuosa vita ed ai miracoli operati, avea affascinato e vinto l’animo della maggior parte dei narnesi. Basti dire che in un sol giorno convertì e battezzò circa due mila persone: la quale inattesa conversione produsse il necessario effetto, perché molti altri si fecero cristiani, pochi restando fedeli all’ antico culto pagano. Per questa cagione poté atterrare alcuni templi degli Dei falsi e bugiardi, sostituendovi quelli del vero Dio, della sua Vergine Madre e dei santi più noti.
Concluse la vita ottenendo, come vogliono i più accreditati agiografi, la palma del martirio il 7 di agosto del 376”.

La festa di san Giovenale, anche liturgicamente è strettamente collegata al tempo di Pasqua, il “laetissimum spatium pascale”, il felicissimo tempo nel quale la Chiesa, dopo i giorni della passione, gioisce ed è consolata dalla esperienza viva e vivificante del Signore Risorto. La vita e la passione-martirio dei santi brilla di vittoria e di luce nella vittoria di Gesù Risorto.
In questa festa, quale popolo gioioso e devoto, ci poniamo in ascolto e accogliamo il messaggio di questa giornata, che attraverso e insieme alla Parola di Dio ci consegna tre testamenti:
quello di Paolo, quello di Gesù, e infine di Giovenale.

Testamento di Paolo.
La prima lettura ci propone un brano degli Atti degli Apostoli nel quale è riportato il terzo discorso pronunciato da Paolo a Mileto.
E’ rivolto ad un gruppo di cristiani e più precisamente ai presbiteri della Chiesa. È l’ultimo incontro del grande missionario con una comunità da lui fondata, o meglio con quelli chiamati a proseguire il suo compito nella guida e animazione della Chiesa.
E’ un discorso testamento o di addio e come negli altri discorsi si svolge secondo uno schema fisso del discorso di addio con i seguenti elementi:
nell’imminenza della sua partenza definitiva, il padre e maestro, Paolo, raduna i figli e i discepoli, ricorda e addita loro il suo esempio,
affida loro la cura della famiglia o della comunità e il prolungamento della sua missione,
li mette in guardia dai pericoli e dagli errori che li potranno minacciare,
li invita alla vigilanza e alla perseveranza.
In particolare Paolo li invita a vegliare su se stessi e, come custodi, sul gregge affidato dallo Spirito Santo per proteggerlo da falsi pastori, che come lupi rapaci vorranno disgregare il popolo. Ma la forza della Parola di Dio accompagneranno i cristiani e i presbiteri nella continuazione del percorso di Evangelizzazione anche in assenza di Paolo.

Gesù, nel suo testamento di addio, prima della sua passione e morte nell’ultima cena, prega per i suoi e per tutti quelli che crederanno e consegna le sue ultime volontà: unità, concordia.
“Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: 21perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato”. Unità con Gesù, col Padre e tra di loro sarà l’elemento distintivo dei cristiani e anche delle nostre comunità. Gesù pensava anche a voi cristiani di Narni e alla nostra Chiesa Diocesana.

Quale il testamento di Giovenale?
Giovenale annuncia il Vangelo, invita a credere e a seguire Gesù, ad abbattere gli idoli pagani, l’idolatria,e insegna la fede e l’adorazione del Dio vivente, incoraggia ad abbracciare il progetto di amore di Gesù, testimoniato nell’attenzione e nella cura dei malati, dei poveri, dei bisognosi, dei deboli.
Nella testimonianza in vita e in morte di Giovenale ci viene trasmesso anche il testamento di Gesù e di Paolo:
Che siamo una cosa sola in Gesù e nel Padre: unità, concordia, pace, benessere.
In un tempo di grandi individualismi ed egoismi, siamo invitati a ritrovare il valore della comunione, dell’unità nelle grandi questioni della società, e della fede.
Amministratori, responsabili vari della Cosa pubblica, preti, vescovi dovremo promuovere le strade della concordia, delle fraterne intese e della pace tra la gente. Se ci sta a cuore il bene comune e il desiderio di Gesù non possiamo non adoperarci per favorire l’unità e la concordia,
anche mettendo a rischio la nostra vita, sull’esempio di Gesù e di san Giovenale.

Anche ai nostri giorni, in un clima particolarmente di sospetto, di chiusura e di strisciante xenofobia, la nostra comunità ha il dovere di promuovere la cultura dell’accoglienza per una legge del contrappasso, in una forma di restituzione per quanto ha ricevuto dal suo Santo, venuto dall’Africa. Egli certamente non era ricco di risorse materiali, ma di amore. Non veniva alla ricerca di benessere materiale, ma per la condivisione della esperienza cosmopolita di Roma e della fede ivi professata da Pietro.
Giovenale non è stato visto come portatore di minacce alla sicurezza civile, ma si è inserito nella società del tempo ed ha contributo alla elevazione culturale, religiosa e civile delle popolazioni in mezzo alle quali era venuto a trovarsi.

Cari fratelli e sorelle, questa festa cade mentre le vostre comunità parrocchiali stanno ultimando la preparazione alla visita pastorale, che inizierò a settembre. Una visita che nel nome di Gesù farò alle vostre parrocchie, ma anche alle famiglie, alle fabbriche, alle Istituzioni per portare a tutti il dono della pace di Gesù. Cogliamo questa opportunità, questo tempo di grazia della Visita pastorale per verificare la nostra identità cristiana e cittadina e rinnovare con slancio l’annuncio del Vangelo di Gesù, specie alle giovani generazioni, particolarmente fragili e facili prede del neopaganesimo di quell’idolatria, combattuta da san Giovenale.
Nella recente lettera scritta ai giovani Papa Francesco afferma con decisione: Cristo vive! Non possiamo rassegnarci a veder sgretolarsi la ricchezza di fede, di tradizione e di cultura cristiana della nostra gente e da trasmettere alle giovani generazioni. Tra i santi, che sono proposti dal Papa a modello dei giovani vogliamo aggiungere il nostro san Giovenale. Egli è proposto in particolare a voi, giovani narnesi, interpreti della festa civile e religiosa, figuranti nello splendido corteo tra le vie del Borgo Antico, arditi protagonisti dei vari momenti della corsa all’anello in onore di san Giovenale. Non riducetevi a meri attori, comparse nella festa e nella vita, ma siate custodi e trasmettitori dei valori di vita cristiana e delle tradizioni buone, presenti ancora nelle nostre famiglie e che contraddistinguono il nostro caro popolo.
A tutti formulo l’augurio di trascorrere una serena festa e di rinnovare la propria vita nel nome e con l’aiuto di san Giovenale. Amen!

+ P. Giuseppe Piemontese OFM Conv