Pasqua 2017 – liturgia del venerdì santo

Prima lettura. Isaia 52 – quarto canto del Servo del Signore
Ecco, il mio servo avrà successo, sarà onorato, esaltato e innalzato grandemente. Come molti si stupirono di lui – tanto era sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto e diversa la sua forma da quella dei figli dell’uomo –
Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada….il giusto mio servo giustificherà molti,
egli si addosserà le loro iniquità.
Salmo 30
In te, Signore, mi sono rifugiato, mai sarò deluso;
Dalla lettera agli Ebrei
Fratelli, poiché abbiamo un sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli, Gesù il Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della fede. Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato.

Giornate di contemplazione del dolore e sofferenza di Cristo, la sua solitudine, il sentirsi abbandonato dal Padre, incompreso e tradito dagli amici. Celebriamo il nostro eroe, Gesù che ci ha salvati col dono della sua vita.
Eleviamo in alto il trofeo, simbolo della nostra vittoria: la croce di Cristo.
Qualche settimana fa, una donna di Samaria – l’abbiamo ascoltato nel Vangelo – (3 domenica quaresima) era venuta a cercare acqua al pozzo della sua città, e si era imbattuta in un uomo che aveva sete e le chiedeva da bere, perché non aveva un secchio per attingere acqua dal pozzo. Ne era nato un rapporto spirituale profondo, che aveva spinto quella donna a fare una rivoluzione nella sua vita, grazie alla profondità di quell’uomo e alla sua sete, a mezzogiorno, nell’ora più calda del giorno, in mezzo al deserto.
Qualche tempo più tardi, quell’uomo tornò ad avere sete: ed era la stessa ora, verso mezzogiorno, in un deserto un po’ particolare, questa volta, quello della solitudine di fronte alla morte.
A chi si trovava sotto la sua croce, Gesù, il Nazareno, il Re dei Giudei, non chiese praticamente nulla: l’unica richiesta fu quella di poter soddisfare la propria sete. E viene accontentato con una spugna intrisa d’aceto.

Oggi Cristo ha sete di acqua con tutti i cinquanta milioni di uomini e donne dell’Africa che vivono nella carestia per mancanza di pioggia;
– ha sete di giustizia con i ventimila detenuti nelle carceri italiane in attesa di giudizio;
– ha sete di lavoro con i 3 milioni e mezzo di disoccupati del nostro paese;
– ha sete di maternità il milione e mezzo di coppie italiane che non riesce ad avere figli;
– hanno sete di amore e di rispetto i sette milioni di donne italiane che hanno subito qualche forma di violenza dal loro partner;
– hanno sete di tolleranza i 215 milioni di cristiani perseguitati in ogni parte del mondo;
– hanno sete di dignità gli 800 milioni persone che vivono in ogni parte del mondo con meno di un euro al giorno.

– Oggi Cristo ha sete della nostra sete: di serenità, di salute fisica e morale, di concordia nelle nostre famiglie, di aria e atmosfera pura e sana, di lavoro onesto per ogni uomo o donna delle nostre parrocchie e città, di unanimità nelle relazioni vicendevoli, di accoglienza di chiunque è bisognoso di un tetto o uno spazio nel nostro cuore.

– Oggi Cristo ha sete della nostra sete: del bisogno della nostra conversione, sempre rinviata, di fraternità sincera all’interno del Presbiterio, delle parrocchie, di comunione e convergenza della comunità diocesana attorno al papa, al vescovo all’interno della nostra chiesa particolare,
– di passione per il Vangelo della Croce e Risurrezione da annunciare nel suo nome agli uomini e donne della nostra Diocesi.

Cristo non smetterà mai di avere sete insieme a tutti gli assetati di questa terra; e siccome condivide la nostra sete quotidiana, siamo certi che anche ci disseterà, presto, alla fonte della sua morte e risurrezione.

(Libero adattamento da “Ho sete” di don A. Brignoli)