San Giovenale – cerimonia della rievocazione storica dell’offerta dei ceri

Questa sera rievochiamo e rinnoviamo il gesto delle autorità comunali della città di Narni, delle sue contrade e dei rappresentanti delle arti, per l’offerta dei ceri a san Giovenale nelle mani del suo successore il vescovo di Narni.
Un gesto, che si ripete da secoli, che inserito nella rievocazione e nella ripresentazione di antiche tradizioni, si purifichi sempre di più fino ad esprimere nella verità ciò che vuole significare.
Tradizione e folklore devono convergere nella chiarificazione e nel rafforzamento del rapporto identitario della città e di tutti noi attorno a san Giovenale e a ciò che a lui premeva: l’adesione religiosa, l’amore per Dio e la cura per la città che gli era stata affidata.
Viene spontaneo chiedersi: quale è il senso dell’offerta dei ceri?
Quest’anno mi piace associare questi ceri, che sono offerti in onore di san Giovenale, ad altri ceri che vengono accesi nella notte di Pasqua in ogni chiesa, anche in questa cattedrale, a simboleggiare Cristo, che con la sua morte e risurrezione sconfigge le tenebre della notte umana, le tenebre del peccato, e guida l’umanità a contemplare lo splendore del volto di Dio.
La notte di Pasqua l’assemblea dei fedeli si raduna fuori della chiesa, avvolta nel buio della notte, senza l’ausilio della luce artificiale, e si pone in cammino verso l’altare. Man mano che si procede, sempre nel buio, dietro l’unica fiamma del cero pasquale, tantissime altre candele attingono la luce dall’unica luce che è Cristo, luce del mondo. L’umanità rivive in quegli istanti i misteri arcani della notte della creazione, della notte dell’esodo degli Ebrei dall’Egitto, della notte in cui Cristo è risorto, delle varie notti in cui ciascuno frequentemente viene a trovarsi e invoca da Cristo luce, calore, forza e speranza.
Questa sera nell’offerta dei ceri vogliamo esprimere la nostra devozione, cioè l’offerta a Dio delle nostre persone, delle nostre Contrade, delle nostre famiglie, dei bambini, delle nostre speranze. I rappresentanti delle varie Contrade e Istituzioni, a nome nostro, compiono, mi auguro non un gesto formale, ma un gesto di amore, di dono, di gratitudine e di invocazione della luce di Cristo risorto.

San Giovenale, patrono e difensore della nostra città, insegnaci a camminare dietro a Cristo, vera luce del mondo, liberi dai pericoli e ricchi di speranza.
La simbolica liberazione del prigioniero di questa sera, in nome e memoria di san Giovenale, ci ricordi la preziosità di ogni vita umana, e purtroppo la presenza della schiavitù anche ai nostri giorni, contro la quale ognuno deve lottare..
Voglio ricordare a tutti che realmente in queste ore avrà luogo la liberazione effettiva, tramite il nostro missionario don Sergio Vandini ed il Cappellano del Carcere di Kananga nella Repubblica Democratica del Congo, di 6 persone incarcerate senza processo (e comunque per futili motivi) e che sono state liberate pagando loro la cauzione.
Formulo l’augurio che viviate questi giorni nella serenità, nella lealtà e allegria, ma anche nella riscoperta del vostro amore per san Giovenale e di quei valori, civili e cristiani, che costituiscono la vera nobiltà delle vostre contrade e della vostra città, nel passato e nel presente.

 

FOTOGALLERY (scarica)