Santa Fermina 2016

Un saluto deferente alle Autorità, ai sacerdoti, agli ospiti di Civitavecchia, ai rappresentanti della Comunità ecclesiale di Civitavecchia, alle varie associazioni ed Enti che organizzano questa festa.
Un caro e affettuoso saluto agli Amerini, specie a coloro che sono intervenuti alla celebrazione.
La festa della Patrona Santa Fermina, momento in cui si celebra l’identità civile e cristiana della città, per il quale Fermina è iniziatrice e fondamento, ma anche della nostra Diocesi che la venera Patrona insieme ai Santi Valentino e Giovenale.
Fermina nacque a Roma nel 272 d.C., figlia di Calpurnio Pisone, prefetto della Città Eterna. Convertitasi al cristianesimo giovanissima, a 15 anni dovette fuggire per scampare alla persecuzione dei cristiani da parte degli imperatori Diocleziano e Massimiano. Si imbarcò lungo il Tevere per arrivare a Centumcellae (l’odierna Civitavecchia). Durante la navigazione si imbatté in una violentissima tempesta, e leggenda vuole che fu lei, inginocchiandosi e pregando Dio, a calmarla. I marinai che assistettero al prodigio la dichiarano subito santa, protettrice dei naviganti. A Centumcellae rimase due anni in una grotta, predicò il Vangelo nel porto.
Rimessasi in viaggio, arrivò ad Amelia, dove fu sorpresa dalla persecuzione e martirizzata.
La sua fede fu così incrollabile che convertì uno dei suo carnefici, Olimpiade, che diventerà anche lui Patrono di Amelia. Morì il 24 novembre del 304, ed i suoi resti vennero prima seppelliti in gran segreto dai cristiani di Amelia, poi ritrovati nell’870 e deposti nella Cattedrale tra i colli amerini.
Non conosciamo le ragioni che spinsero Fermina a fermarsi in Amelia: certamente fu per disegno di Dio, per portare a questa città il Vangelo. Innamorata di Gesù Cristo e della sua verità e pur di non tradire il suo amore e la sua fede, ha donato la vita.
Una vita cristiana, di fede, amore, fedeltà, che subito è diventata fondamento di questa chiesa.
La ricorrenza annuale della sua festa non può tradursi solo in memoria di tradizioni passate o di folklore. Deve essere occasione di verifica della nostra fede, che poggia sul martirio di S. Fermina. Occasione per dare nuovo impulso ad una vita impostata attorno alla fede e motivata dalla fede.
Nella seconda lettura abbiamo ascoltato il monito di san Paolo, il nucleo della fede cristiana: “Figlio mio, ricordati di Gesù Cristo: Gesù-salvatore, Messia che da compimento alle promesse, nel cuore e nella memoria di ciascuno di noi. Risorto dai morti: vivo ancora oggi, dopo aver donato la sua vita nella passione per noi.
Discendente di Davide, come io annuncio nel mio Vangelo: Gesù risorto vero uomo nella linea regale di Davide
Per il quale soffro fino a portare le catene come un malfattore. Ma la Parola di Dio non è incatenata!”

Fratelli, la La Parola di Dio non è incatenata ed è arrivata a noi per mezzo di san Paolo, santa Fermina e tanti altri cristiani santi di questa città.
E oggi siamo qui per riascoltare questa Parola, in compagnia di Santa Fermina, e verificare la sua consistenza in noi.
Valutiamo la solidità della nostra Religione, cioè la relazione con Dio; valutiamo la nostra fedeltà a Cristo, al suo Vangelo, per il quale la nostra religione assume una qualifica e definizione precisa come cristiani, discepoli di Gesù Cristo; e infine verifichiamo la nostra fedeltà e ascolto della Chiesa, prolungamento nella storia di Gesù Cristo.
I vostri padri hanno costruito questa cattedrale, segno e testimonianza della fede in Gesù.
E noi, la nostra generazione oggi è in grado costruire cattedrali di carità o almeno di conservare e utilizzare al meglio questa cattedrale per alimentare la fede degli odierni Amerini e celebrare solennemente i santi misteri?

In questi mesi alcuni fatti particolari hanno arricchito questa comunità.
Abbiamo inviato un nuovo parroco nella chiesa di san Francesco, anzi una comunità religiosa: la Società Divine Vocazioni. Abbiamo rinnovato e insediato il nuovo Capitolo della Cattedrale; si stanno ultimando i lavori di restauro della Cattedrale. Come pure, a cura della Diocesi, si è posto mano al consolidamento della chiesa di sant’Agostino e al completamento e della cittadella della carità; si è inaugurato l’Emporio della solidarietà…
Queste sono anche le vostre opere-segno della carità, che dovete alimentare e sostenere, quale risposta di fede e di operosità di una comunità cristiana e civile.

Padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, in una riflessione-bilancio dell’Anno Santo richiama ad operare un restauro dell’immagine di Dio. “Un’opera essenziale della Chiesa nei confronti della misericordia, da portare avanti anche una volta terminato l’anno giubilare – ha sottolineato – è quella di cambiare, nel cuore degli uomini, l’immagine che essi hanno di Dio. Una delle cause, forse la principale, dell’alienazione dell’uomo moderno dalla religione e dalla fede è l’immagine distorta che esso ha di Dio. Questa è anche la causa di un cristianesimo spento, senza slancio e senza gioia, vissuto più come dovere che come dono, per costrizione, anziché per attrazione”.

Due prospettive importanti si propone la nostra comunità diocesana per il prossimo futuro:
– Incontriamo Gesù! Il programma di evangelizzazione della Chiesa Italiana per tornare a fare insieme un pellegrinaggio verso Gesù, al quale ispirare tutte le nostre scelte e la vita quotidiana. Approfondiremo questo aspetto in alcuni incontri nelle parrocchie, dei Consigli pastorali e delle Foranie, come pure nell’Assemblea ecclesiale diocesana che celebreremo a marzo 2017.
– Promuovere le comunità pastorali: non più singole parrocchie, rinchiuse nella propria piccola realtà, ma più parrocchie coordinate in comunità pastorali in comunione sotto la guida dei sacerdoti e diaconi, che il Signore invia. Nel nostro territorio troviamo le Comunità Pastorali di
– Amelia centro (San Francesco, S. Agostino, San Massimiliano Kolbe
– Monticelli, Fornole, Montecampano
– Foce, Capitone, Macchie, Sanbucetole, Frattuccia, Collicello, Zincarini,

La festa di quest’anno a conclusione dell’Anno Santo deve segnare l’inizio della ripartenza spirituale e morale della nostra comunità avendo come architrave la Misericordia.
Papa Francesco ha scritto per tutti gli uomini, cristiani e non, una lettera per indicare il cammino di misericordia dei prossimi anni: “Misericordia et misera”.
Tutta la vita umana e cristiana è circondata e preceduta dall’amore del Padre nel quale ognuno trova sempre perdono e affetto.
“Non è la parola fine che vogliamo scrivere, ma incidere nella mente e nella memoria della Comunità le parole gratitudine, ringraziamento, ritorno, conversione, perdono, Alleanza, amicizia, nuovo inizio, speranza, opere di misericordia, comunione, missione”.