Scuola di formazione teologico pastorale – Padre Occhetta: “Fede e impegno nella storia”

Lunedì 9 ottobre al Museo diocesano ha avuto inizio il terzo anno della scuola di formazione Teologico – Pastorale diocesana. Dopo la preghiera guidata dal vescovo Giuseppe Piemontese e l’introduzione di mons. Gianni Colasanti direttore della scuola. è seguita la prolusione del teologo mons. Francesco Occhetta, della redazione di Civiltà Cattolica, sul tema: “Fede e impegno nella storia”. Una scuola diocesana per pensare la fede, per vivere la fede e riflettere le coordinate pastorali: è questa l’intenzione della Scuola diocesana di formazione teologico-pastorale Evangelii gaudium.
La scuola è rivolta a quanti hanno ricevuto o intendono ricevere un ministero ordinato o istituito, a tutti gli operatori di pastorale, ai docenti di religione per il loro aggiornamento permanente, a tutti coloro che a qualunque titolo hanno responsabilità in associazioni, gruppi e movimenti e a coloro che avvertono l’esigenza di approfondire in modo sistematico i punti salienti della teologia e della pastorale e di approfondire le ragioni della propria fede. Una scuola di formazione teologica e pastorale che possa servire sia alla personale maturazione cristiana che al servizio ecclesiale che in questo terzo anno, apre ad orizzonti più esplicitamente pastorali e pedagogici.
Proprio su alcuni aspetti legati alla dottrina sociale della chiesa si è articolata la prolusione di padre Francesco Occhetta, gesuita della rivista Civiltà Cattolica, che si è soffermato su tre temi: giustizia, lavoro e immigrazione.
«La dottrina sociale della Chiesa è l’incontro del Vangelo con i problemi del nostro tempi – ha detto padre Occhetta – nel capire il contesto e rispondere ai problemi in base ai principi della Chiesa. Ed è una sfida meravigliosa. I cattolici nel dialogo con il mondo sono come lievito e debbono ispirare la politica specie nella difesa della dignità dell’uomo in ogni campo, dei più poveri, di coloro che sono calpestati nei diritti. Non avere paura di dire delle cose e offrire un esempio coerente di cose ben fatte. Essere semi di speranza non avendo paura. Ci possono criticare ma se siamo dalla parte del Vangelo non possiamo sbagliare. Essenziale è l’opera di discernimento per essere generativi e ritornare a sognare, far nascere, saper nutrire, saper crescere e poi, per noi chiesa, lasciare andare per poter dare frutti per la vita del mondo».
Ripartire dalla dignità della persona nella giustizia, «nel rimettere al centro il dolore delle vittime in rapporto all’espiazione del reo» e guardare al mondo che sta cambiando con occhi attenti e propositivi specie nel mondo del lavoro leggendo attentamente il contesto in cui si vive «la Chiesa può aiutare a creare lavoro insieme alle altre parti sociali nell’esempio di buone pratiche di nuovo lavoro, che mettono al centro la persona. Accompagnare la vocazione al lavoro, rivalutando le motivazioni nei lavoratori».
Sull’immigrazione ha ricordato quanto detto da papa Francesco sul «non strumentalizzare politicamente queste persone e di gestire l’immigrazione in base ai numeri che possono dare ospitalità. C’è poi l’integrazione alla quale la chiesa può dare chiavi d’interpretazione sotto il profilo di tornare ad incontrare i volti e le storie delle persone. La conoscenza, il capire le persone e i fenomeni sono poi la base per l’integrazione. Tutto questo fatto nella legalità e principio di sicurezza. Il rischio è quello dell’isolamento».

L’INTERVENTO DI PADRE OCCHETTA