Ugci – presentazione del libro “Il diritto di essere uccisi: verso la morte del diritto?”

Sabato 21 settembre 2019 alle ore 16:30 presso l’oratorio della parrocchia San Giuseppe Lavoratore, Sala Padre Vincenzo Bella, si terrà la presentazione del libro “Il diritto di essere uccisi: verso la morte del diritto?” a cura di Mauro Ronco.
L’incontro promosso dall’Unione Giuristi Cattolici Italiani (Delegazione regionale Umbria) vedrà la partecipazione di Massimiliano Di Bartolo delegato regionale Ugci Umbria, Stefano Nitoglia (centro studi Rosario Livatino); Assuntina Morresi prof.ssa associata di Chimica fisica Universita’ di Perugia; Alberto Gambino prorettore, prof. ordinario di Diritto privato Universita’ europea di Roma.

Il volume sarà presentato in collaborazione con il Centro Studi Rosario Livatino e l’associazione
nazionale Scienza e Vita. Esso è incentrato sulla tematica del “fine vita”, di grandissima attualità, dal
momento che la Corte Costituzionale, con l’ordinanza n. 207/2018 ha sollecitato il Parlamento a
legiferare in materia per un tempo ristretto, che sta per scadere, ovvero il prossimo 24 settembre.
Il termine dato dalla Corte alle Camere per correggere l’attuale articolo 580 del codice penale sulla
base delle indicazioni date in ordinanza, potrebbe essere procrastinato attraverso l’Avvocatura dello
Stato se, anche solo informalmente, i gruppi parlamentari decidessero di voler affrontare il tema.
In realtà il tema è molto articolato ma può brevissimamente riassumersi in un concetto fondamentale:
l’assoluta dignità della persona umana, ovvero della sua identità personale che è miracolosamente,
per ogni individuo, unica e irripetibile, inerisce ad ogni essere umano in quanto tale, dal suo
concepimento fino al termine naturale della sua esistenza biologica, come suo carattere strutturale.
Per cui esiste un’assoluta parità ontologica tra tutti gli uomini, che sono uguali al di là della disparità
e/o diversità ontica. Si vuole cioè dimostrare la non accettabilità di criteri di giudizio, in tal proposito, fondati su concetti vanescenti, troppo ampli e non teoreticamente definibili come ad esempio quello, utilizzato dalla Consulta, di “qualità della vita”. È da evitare insomma quella che lo stesso Papa
Francesco definisce come “cultura dello scarto”, per non incappare in aberrazioni di cui la storia del
recente passato è pregna e dovrebbe ammaestrarci.
Le persone sofferenti devono poter essere sollevate dal dolore attraverso la diffusione delle cure
palliative, sostenute dalla rete sociale che le sostenga e le supporti nel loro percorso: non potranno e
non dovranno mai essere considerate un peso economico; e le stesse famiglie devono essere sostenute
da servizi territoriali e domiciliari in questo percorso.
Si deve allora avere il coraggio di porre alla politica la vera e unica domanda – come ha fatto don
Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio nazionale di pastorale della salute della Cei – «…cui
inesorabilmente si perviene, qualora si accetti di spostare il confine della vita “degna” sulla base di
criteri diversi da quello della centralità di ciascuna persona in qualsiasi condizione si trovi: lo Stato
intende creare le condizioni perché il diritto costituzionale al benessere sia esercitato, oppure le
politiche vanno verso un criterio economico per curare la salute delle persone?».