Funerale di mons. Luigi Pallottini

Don Luigi ha concluso la sua esistenza terrena, illuminato e guidato dalla luce del Natale di Gesù, circondato da Maria, Giuseppe, i Magi, Simeone, Anna, i santi Innocenti.
Ora egli è unito e partecipa al corteo dei santi, è entrato nella corona degli amici di Gesù.

Don Luigi è stato uno dei primi sacerdoti, che ho conosciuto da vicino all’inizio del mio ministero di vescovo a Terni: il 22 giugno 2014, il giorno dopo l’Ordinazione episcopale, qui nella chiesa di Ponte san Lorenzo per la celebrazione delle cresime.
Mi colpì questo sacerdote silenzioso, mite, attento e premuroso verso il suo vescovo, nella sua chiesa, tra la sua comunità, che stava gradualmente consegnando a chi gli succedeva.
E ora sono qui, insieme a voi per elevare la lode e il ringraziamento a Dio per la cara esistenza di don Luigi, giunta al compimento e che bussa alla porta del paradiso per ricevere il premio, riservato al servo buono e fedele.
Una vita incanalata nella luce di Dio, vissuta nella fede, umilmente professata, e quotidianamente rigenerata nel sangue di Cristo, attinto nella celebrazione eucaristica.

Chiamato al sacerdozio fin dall’infanzia, poi Sacerdote di Cristo, disponibile alla Volontà di Dio, come San Giuseppe, si è recato dove l’ispirazione del Signore lo indirizzava; un percorso formativo lineare: seminario diocesano di Narni, seminario regionale di Assisi.
Il suo ministero si è dipanato in tre ambiti particolari:
Il servizio alla formazione. Iniziò il ministero quale educatore nel seminario diocesano di Narni. L’impegno educativo verso la gioventù proseguì in seguito, oltre che in parrocchia, con l’insegnamento delle lingue nelle scuole statali in quanto aveva conseguito una laurea in lingue moderne. Certamente la conoscenza delle lingue lo aprì ad altre culture e ai popoli che quelle lingue parlano, soprattutto il francese, lo spagnolo.
Il secondo ambito ministeriale fu l’impegno missionario ad gentes: in Bolivia e in Venezuela per oltre 10 anni in due riprese (1965-73; 1975-77), qualificò il suo sacerdozio e lo segnò profondamente.
Bolivia La Paz 1965-73
Venezuela San Felipe 1975-77
Trascorse in America Latina uno dei periodi più vivaci, ma anche critici della storia sociale, politica ed ecclesiale di quel continente.
Sappiamo che don Luigi, come tutti i preti, che operavano in America Latina, visse momenti entusiasmanti, ma anche difficili e di incertezza.
Il coinvolgimento e l’euforia generata dalla teologia della Liberazione, la predicazione del Vangelo e il ministero pastorale tra i campesinos e la povera gente, il richiamo alla giustizia sociale resero il suo ministero pericoloso e rischioso. L’intervista rilasciata alla giornalista Oriana Fallaci fu un atto di ingenuità, che più che stigmatizzare l’ingiustizia sociale, quale pure era il suo intento, fu uno scoop per la giornalista ed espose lui, presentato falsamente come “prete guerrigliero”, alla ritorsione degli squadroni della morte. Solo un salvataggio avventuroso, quasi miracoloso, lo sottrasse a ritorsioni e conseguenze gravi.
La terza dimensione della sua vita sacerdotale, dopo il rientro dalla missione, assunse i caratteri della pastoralità, vissuta prevalentemente a Calvi (1977-1988) e soprattutto a Ponte San Lorenzo e San Faustino (1988-2016). Anche le comunità di San Gemini, Configni, Testaccio lo hanno visto presente come loro pastore per breve tempo.

Ci piace ricordare don Luigi come sacerdote mite, zelante, attento ai bisogni della sua gente, che certamente gli ricordava alcuni tratti dei cristiani, incontrati in America Latina.
L’ultimo periodo della sua permanenza a Ponte San Lorenzo è coinciso con la costruzione della nuova chiesa e della casa canonica, ma anche con il graduale indebolimento delle sue condizioni di salute. Infine, gli ultimi anni li ha trascorsi assistito amorevolmente dalla sorella Gianna e dai nipoti, evidenziando ulteriormente i tratti del carattere mite, semplice e di amore per il Signore. Come il santo vecchio Simeone “uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele”, don Luigi aspettava di incontrare e abbracciare il suo Signore, che ha amato e servito in tutta la sua vita. E proprio il giorno di Natale ha cantato per l’ultima volta il suo “Nunc dimittis”, “Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli”.
Nella giornata odierna, festa dei santi Innocenti, mentre viene celebrata la testimonianza del martirio resa al Bambino Gesù da bambini ignari, insieme a don Luigi siamo chiamati anche noi ad accogliere il dono della rivelazione del Signore e a rendere la testimonianza ovunque il Signore ci chiami. Dopo pochi giorni dalla morte di don Dino, don Fernando Benigni, ora don Luigi. Una schiera di sacerdoti che, ciascuno in maniera singolare, ma con grande passione per il Regno, hanno dato contribuito a formare questa nostra chiesa: madre, missionaria, vicina alla gente e ai poveri. Ognuno con la sua specificità di carattere, di metodo e di entusiasmo.
Oggi diciamo grazie a don Luigi per il dono e l’eredità che ci lascia; grazie a Gesù Buon Pastore, per la vicinanza che ha mostrato a tutti noi attraverso la persona di don Luigi; grazie a tutti coloro che hanno collaborato con lui all’annuncio del Vangelo.
Il nostro grazie si fa preghiera perché il Signore accresca la passione per l’annuncio del Vangelo e susciti altre vocazioni sacerdotali e missionarie in questa chiesa di Terni-Narni-Amelia. Il dovere della preghiera e del discernimento riguarda tutti i cristiani, ma noi sacerdoti, diaconi e religiosi abbiamo l’obbligo di discernere con la preghiera e la penitenza chi prenderà il nostro posto nella cura pastorale di questo popolo di Dio.

“Chi dona la sua vita risorge nel Signore”, abbiamo cantato nel salmo responsoriale.
Questa è la professione di fede che vogliamo fare. Così ci piace pensare a don Luigi: risorto nel Signore, insieme alle persone che gli erano care, insieme ai sacerdoti e fedeli con i quali ha trascorso la sua esistenza terrena