Nella seconda domenica di quaresima, il 13 marzo, il vescovo Francesco Soddu ha presieduto nella concattedrale di Amelia la celebrazione nel 56° anniversario della morte del servo di Dio mons. Vincenzo Lojali, con la partecipazione dei sacerdoti della vicaria di Amelia e Valle Teverina, dei sindaci del comprensorio amerino che all’offertorio hanno ciascuno acceso una lampada. La celebrazione è stata animata diocesi dalla Schola Cantorum “Don Bruno Medori” di Attigliano e dalla Cappella musicale del Duomo.
“In questa giornata in cui ricordiamo monsignor Vincenzo Lojali – ha detto il vescovo facendo riferimento alla situazione attuale di guerra – che tra l’altro ha partecipato al secondo conflitto mondiale, a lui vogliamo affidare le intenzioni di preghiera soprattutto in questo momento di angoscia per tutto il genere umano e per ciò che sta accadendo in Europa e non solo. Vogliamo affidare a lui le nostre preghiere, così come ci esorta incessantemente papa Francesco, perché la preghiera sia più forte delle armi e il nostro concorso alla preghiera sia tutto ciò che, umanamente parlando, non può essere raggiunto da nessun trattato o da nessun negoziato. La preghiera possa arrivare a Dio, perché Dio sia luce per l’intelletto, soprattutto di coloro che guidano le sorti delle Nazioni. Chiediamo al Signore, per intercessione di monsignor Lojali, morto in concetto di santità, di farci dissipare tutte le ombre che stanno a significare il nostro essere non in relazione con Dio e farci comprendere quanti segni il Signore ancora ci dà della sua presenza di luce. La preghiera così come esorta papa Francesco in questo periodo, ad essere intensificata, cambia il volto, lo trasfigura, così come tutto ciò che appartiene all’uomo, lo fa diventare candido e sfolgorante. Voglia questa preghiera trasformare non soltanto i nostri volti, ma tutto ciò che ci appartiene e che ci metta in relaazione con gli altri, in modo particolare il nostro rapporto di solidarietà, di giustizia di amore e di pace”.
Ricordando la vita e il ministero di mons. Lojali ad Amelia, il vescovo Soddu ha sottolineato tre punti fondanti la sua storia: l’uomo, il sacerdote, il vescovo.
“La sua è stata una vita di pietà, di preghiera, una vita di fedeltà ai doveri religiosi, una vita di obbedienza di retta intenzione e di zelo. Da lui possiamo imparare l’obbedienza che riguarda il preciso dovere verso tutti coloro con i quali ci troviamo a tessere rapporti, ma anche nei confronti di tutto il creato che ci viene affidato, affinché possiamo esserne custodi”. Altro apsetto la vita sacerdotale in cui l’eucarestia è stata il caposaldo della sua esperienza, fonte di tutta la vita della chiesa e della sua attività apostolica. “Come rettore del seminario diocesano mi ha colpito il fatto che venne chiamato il rettore mamma – ha aggiunto il vescovo Soddu – perché aveva nei confronti dei seminaristi la stessa premura della mamma”.
Mons. Lojali fu nominato vescovo il 17 agosto del 1938 da papa Pio XI, a 44 anni e fu il più giovane vescovo d’italia. La sua vita di uomo, di sacerdote e vescovo fu ispirata all’ideale della carità, egli fu chiamato il padre dei poveri. “Questa stessa carità, manifestata dal vescovo Lojali, si presenta a noi oggi – ha concluso il presule – perché quella carità, accolta nella nostra vita, possa essere il segno più grande del Signore, perchè anche noi possiamo sentire in quel frutto di carità quel segno presente e agente del patto che il Signore ha stretto con il suo popolo, patto che stringe con ciascuno di noi. L’eredità del vescovo Lojali voglia essere per ciascuno di noi l’espressione del volto di Dio, volto paterno volto materno, che si fa presente ancora, perché noi possiamo imitarne tutte le virtù e pregare Dio perché possa far cessare le guerre ed ottenere la pace”.
Al termine della celebrazione è stata letto il transito del Servo di Dio e recitata la preghiera sulla tomba di mons. Lojali.