Santa Maria del Rivo – celebrazione per l’incoronazione della Madonna

Carissimi fratelli e sorelle in questa 15ma domenica del tempo ordinario, mentre celebriamo la festa del 350mo anniversario della consacrazione della chiesa antica di Borgorivo, dedicata alla Beata Vergine Maria, siamo condotti a compiere il gesto bello e significativo della incoronazione dell’Immagine antica della santa Vergine.
Lo facciamo guidati e illuminati innanzitutto e principalmente dalla Parola di Dio che abbiamo sentita proclamata e che attraverso la sua celebrazione necessita di essere accolta nella nostra vita, di modo che questa nostra vita divenga sempre più plasmata secondo il volere di Dio.
L’attenzione al ritornello del salmo responsoriale ci offre la pista su cui far veicolare le letture e la loro comprensione: “Camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi”.
Quanto abbiamo sentito del cosiddetto “servo del Signore” del libro del profeta Isaia nella prima lettura e riferito chiaramente alla passione di Cristo e contestualizzato nell’avvenimento evangelico con la professione di fede di Pietro e il successivo rimprovero di Gesù, trovano nella seconda lettura una chiave di interpretazione tra quello che si dice a parole, ciò che viene pronunciato e quello che invece necessita di concretizzazione.
In altre parole non è possibile camminare alla presenza del Signore a prescindere da quanto Lui è, da quanto lui insegna e trasmette.
Ma soprattutto non è possibile dire la fede a parole, senza avere la controparte nella sua realizzazione concreta. Sarebbe come avere un progetto fumoso soltanto ipotizzato, neanche tracciato sulla carta, ma unicamente stampato nella fantasia, astratto e irrealizzato, che non serve a niente e a nessuno.
L’apostolo Giacomo dice a chiare lettere che la fede, ossia quello che diciamo di credere, diventa vero e credibile, attraverso le opere; quello in cui crediamo, deve diventare visibile attraverso le opere, altrimenti è pura teoria.
Se questo non avviene la nostra fede, per quanto possa essere ben pronunciata verbalmente, rimane una semplice parola priva di senso, in quanto povera di contenuto.
Anzi la vicenda evangelica della professione di fede di Pietro e il suo conseguente rimprovero da parte di Gesù, insegna che quella fede così semplicemente pronunciata diventa motivo di scandalo, diventa occasione per satana (cfr)
Abbiamo dunque, sia nella prima lettura come nella vicenda evangelica espresso il fondamento della concretezza della fede.
Gesù, arrivato a Cesarea di Filippo, dopo una esperienza di vita vissuta insieme ai suoi discepoli pone quella domanda: “La gente chi dice che io sia?…..ma voi chi dite che io sia? e Pietro risponde per tutti e certamente risponde anche per noi oggi: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente…”.
Carissimi fratelli e sorelle, dalle parole di Gesù che seguono: “Il Figlio dell’uomo dovrà soffrire molto ecc.” si comprende chiaramente come la professione di fede di Pietro non è un punto di arrivo, quanto piuttosto un punto di partenza.
Io credo che questo deve essere molto chiaro nella nostra vita: è un punto di partenza. Ossia un fondamento su cui poggiarci per poter affrontare una verità che comunque ci trascende.
L’attestato di Pietro infatti sprona Gesù a dire ciò che avverrà, ad annunciare cioè la sostanza della sua missione d’amore: “Il Figlio dell’uomo dovrà soffrire molto, essere rifiutato da quelli che contano, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere”.
A questo punto la situazione cambia; il clima aureo che si era creato assume contorni differenti: Pietro prende in disparte Gesù per rimproverarlo, quasi che volesse dargli una lezione. Come se volesse insegnare al Maestro di quale sostanza, di quale contenuto è fatta la fede: Cristo che soffre, muore e risorge, è uno scandalo clamoroso, inaudito e impensabile.
Come sappiamo ed abbiamo ancora una volta sentito Gesù diventa tassativamente fermo ed esprime un pensiero sconcertante: “Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”.
Davanti a queste parole mi immagino il povero san Pietro confuso e stralunato: mentre poco prima era stato dichiarato beato, ora è apostrofato come Satana.
Carissimi fratelli e sorelle l’esperienza di Pietro è la nostra stessa esperienza e ci insegna che è necessario stare dietro Gesù, cioè seguire lui, altrimenti ci si perde inesorabilmente. Forse si avrà anche la sensazione di seguirlo, ma senza la croce di Cristo, senza la croce di ciascuno, il nostro camminare sarà alla stregua di un miraggio. Saremo cioè convinti di seguirlo ma di fatto, mancando la concretezza, tutto finisce nel nulla (cfr)
Allora è tutto finito? Certamente no
Gesù, nonostante tutto offre ancora una bella possibilità di ripresa. Infatti le parole di Pietro gli offrono l’occasione per spiegare e quindi spiegarci ulteriormente la verità delle cose e di orientarci per l’unica via della veridicità della fede: “Se qualcuno vuol venire dietro a me”…, se tu, Pietro, vuoi venire dietro a me, se tu credente e discepolo di tutti i tempi, se tu qui presente oggi a Borgorivo vuoi venire dietro a me, rinnega te stesso, prendi la tua croce e seguimi.
È come se Gesù avesse detto: Per seguire me esiste la via dolorosa che però non conduce, oscura e terribile, alla morte. Essa porta e proietta verso la vita senza fine. Porta Alla risurrezione. Alla felicità totale e piena dell’amore e del dono”.
Ecco, carissimi fratelli e sorelle, io credo che in questo solco bello del cammino della salvezza dietro Gesù non possiamo non vedere presente la figura della Madre, la quale ha seguito il suo Figlio nel cammino della croce, prendendo il fardello della medesima croce del Figlio.
Il 15 settembre, dopo la festa della Esaltazione della Santa Croce, si celebra la Memoria della Vergine Addolorata e le letture di questa Domenica illuminano il mistero sia della croce, come del dolore della Madre.
Il sì del Figlio, dunque, è il sì di Maria e nella via della croce diventano il cammino che porta alla vita perché fatto di fede operosa sino alla fine.
Il gesto, il rito della incoronazione della immagine della Madonna, tra le tante suggestioni che essa veicola e comprende, o le considerazioni che si potrebbero fare, ci collega al quinto mistero della Gloria: appunto l’incoronazione di Maria Santissima. Tuttavia al di là del gesto, esso racchiude la verità ultima definitiva e totale della gloria del Paradiso, della vita eterna, della quale Maria è fulgida immagine, per noi e per l’umanità intera. E tutto questo ci è offerto affinché noi ne possiamo seguire le orme.
Il gesto dunque dell’incoronazione della nostra bella effige di Maria sia l’impegno affinché nella nostra vita la fede che professiamo sia sempre, così come appreso dalle letture di oggi: sempre manifestata concretamente attraverso le opere buone; così come pronunciato un giorno da Gesù: “Affinché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei Cieli”(Mt 5,16).
Le opere, pertanto, siano il coronamento della nostra fede, così come l’incoronazione di Maria è il suggello della sua fede totale ed incondizionata
Interceda dunque Maria Santissima nel nostro cammino dietro suo Figlio; ci sia di conforto nelle nostre fatiche, ci faccia amare la croce di Cristo e in questa porre tutte le nostre croci, affinché possiamo non affondare nella melma della disperazione ma, nella speranza, essere aperti alla vita che Dio ci offre in Cristo Gesù, ossia la vita eterna, che è il godere della bellezza della sua stessa vita, qui nel tempo e per l’eternità.
Carissimi fratelli e sorelle affidiamoci dunque alla potente intercessione di Maria Santissima, affinché possiamo sempre comprendere il senso della nostra fede ed avere la forza di tradurla nella costante pratica delle opere di carità fraterna.