Cattedrale Terni – festa del Preziosissimo Sangue 2024

Carissimi fratelli e sorelle, in questa 25ma domenica del Tempo Ordinario, nella nostra Chiesa Cattedrale celebriamo anche la festa del Preziosissimo Sangue del Signore Gesù.
La prima considerazione da fare coincide con la sottolineatura intorno al sangue di Cristo e alla sua preziosità. Il sangue di Cristo è prezioso perché è stato il prezzo del riscatto versato dal Figlio di Dio per la nostra salvezza; e poi questo sangue, la sua preziosissima presenza si perpetua nel memoriale del sacrificio Eucaristico, ossia nella Messa, in questa nostra Messa e in tutte le Messe che vengono celebrate nel mondo
Detto questo abbiamo oggi una sequenza di letture bibliche che mettono in evidenza l’atto di donazione supremo del Figlio di Dio, che era già stato annunciato nelle pagine dell’Antico Testamento.
Abbiamo sentito proclamata la bella pagina del Libro della Sapienza nella quale viene descritto nei minimi particolari un complotto, una congiura di persone cattive nei confronti e a danno di una persona buona, innocente, di un giusto. Il motivo di tanto odio, l’abbiamo sentito nella medesima lettura, è perché questo giusto è di incomodo, ci dà fastidio; in particolare: “Egli ci rimprovera le colpe commesse contro la Parola di Dio”.
Ma la cosa più grave è che in questo complotto viene chiamato in causa Dio stesso. Viene detto: “Tendiamogli una trappola, se il giusto è figlio di Dio, Dio gli verrà in aiuto e lo libererà…” fino ad arrivare all’affermazione “condanniamolo a una morte infame, perché, secondo le sue parole, il soccorso gli verrà.
Sappiamo molto bene che in questa descrizione viene quasi anticipata la vicenda terribile della passione del Signore Gesù e anche come le stesse parole contenute in questo libro sarebbero state poi pronunciate da coloro che condannarono a morte il Signore come pure da quanti si sarebbero trovati sotto la croce, anche loro a deridere la sorte del Signore Gesù.
A parte questo però, è per noi di capitale importanza fare due sottolineature: la prima che questa pagina è del Libro della Sapienza.
A proposito della sapienza e del suo opposto, ossia la stoltezza, San Paolo ebbe modo di scrivere in 1Cor 1ss che “La parola della croce è stoltezza per quelli che si perdono, ma per quelli che si salvano, ossia per noi, è potenza di Dio. ….Mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio. Infatti ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini”.
La seconda sottolineatura consiste nella conseguente ricchezza del frutto della croce.
Ecco quindi affermata la verità intorno alla preziosità del sangue di Cristo.
Questo sangue versato non è stato buttato, non è andato perduto ma ha lavato i nostri peccati. Ed è l’unico che poteva fare questo miracolo. Il sangue di Cristo è perciò preziosissimo e tale rimane sempre per la nostra vita, come detto dallo stesso Gesù: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna”.
Tutto questo compone ciò che viene chiamata “la follia della croce”, ossia la follia dell’amore di Dio che nella pazzia della croce si fa per noi salvezza, culmine assoluto d’amore.
La pagina del Vangelo di oggi, è la prosecuzione del Vangelo di domenica scorsa, nel quale abbiamo sentito proclamata e contemplato la professione di fede di Pietro ed anche il conseguente rimprovero di Gesù a seguito del rifiuto di Pietro ad accogliere il suo messianismo attraverso la croce.
Questa pagina, a dire il vero, ci pone ancora qualche perplessità.
Perplessità legata al fatto che gli apostoli di fatto, nonostante il rimprovero di Gesù a Pietro e quindi a tutti (cfr), sembra che non sia cambiato proprio niente, non abbia prodotto alcun effetto.
Gesù mentre attraversa la regione della Galilea, ribadisce che sarebbe stato consegnato nelle mani degli uomini, che lo avrebbero ucciso e che, dopo tre giorni sarebbe risorto.
Davanti a tutto questo, certo anche noi con i discepoli, non avremmo compreso appieno quanto il Signore andava dicendo, tuttavia ciò che emerge in forma stridente è che, mentre Gesù parla di tradimento, di consegna nelle mani degli uomini, di morte ecc. I discepoli, durante il cammino, discutevano di cose frivole; addirittura chi di loro poteva essere il più grande, il migliore, il più importante.
Interessante questa doppia faccia della medaglia, che comunque a dire il vero, si ripete sempre ogni giorno nelle pagine della storia che scorre nel tempo: c’è chi è condotto per essere condannato a causa delle ingiustizie umane e chi invece gioca, per così dire, sulla pelle degli altri.
Gesù, lo abbiamo sentito, non per questo perde la pazienza ma, come sempre, non si lascia sfuggire l’occasione per insegnare e direi illuminare ulteriormente il significato della sofferenza e della morte a cui faceva riferimento durante la strada.
Carissimi fratelli e sorelle, a proposito di strada o di cammino, anche noi viviamo il tempo di un cammino particolare e se vogliamo anche singolare: quello del percorso sinodale e quello del Giubileo. In questo percorso siano per noi illuminanti le parole esplicative di Gesù: “Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti”.
E san Giacomo nella seconda lettura ci dona anche il metodo e il criterio affinché questo possa realizzarsi. Si tratta di cose molto pratiche: la sapienza non trova accoglimento laddove c’è gelosia e spirito di contesa. Mentre invece la “sapienza che viene dall’alto è pura, pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale e sincera”. In pratica ha in sé le medesime caratteristiche della carità enumerate da san Paolo nella 1Cor. (cfr Inno)
La sapienza della croce da cui sgorga la preziosità del sangue di Cristo necessita di diventare significativa, cioè vera per ciascuno di noi.
Carissimi fratelli e sorelle, oggi la ferita dalla quale abbiamo il dono del sangue di Cristo è quella che si apre in ogni celebrazione Eucaristica e si offre per noi nei segni del pane e del vino, così come ben sappiamo.
Accogliamo perciò questa fonte di vita vera nella nostra esistenza; nelle vicende del nostro tempo, che talvolta si trovano ad essere vuote e perciò prive di senso; oppure segnate da continui e purtroppo giornalieri attentati alla vita stessa, alla sua manipolazione, al suo sfruttamento alla sua distruzione, fino ad arrivare alle guerre, che ormai invadono gran parte della terra.
Il preziosissimo sangue di Cristo ci infonde, pertanto la preziosità della nostra stessa vita e del vivere quotidiano: in famiglia, nei gruppi, negli stati, nel mondo; e ci esorta a non sprecare questa nostra vita.
La preziosità del sangue di Cristo quindi richiama il nostro stesso valore, infatti questo sangue è stato versato per noi.
Nella misura in cui accogliamo questo tesoro facciamo sì che il sangue di Cristo non sia stato versato invano, ma lo onoriamo mediante una sorta di celebrazione continua di vita che veda nelle nostre condotte la riproposizione del servizio totale di Cristo, mettendo in atto e realizzando così quanto da lui stesso pronunciato all’atto della istituzione eucaristica: “Fatte questo in memoria di me”.
Questo significa che ogni cosa buona non potrà avere effettivo valore se non fondato e irrorato dalla preziosità del sangue di Cristo.
Chiediamo a Maria Santissima, madre del Divino Amore, la grazia di raccogliere questa bella eredità e di farne tesoro in ogni istante della nostra vita.