Natale 2024 – Messa della notte

La festa della natività di Nostro Signore Gesù, ci riempie sempre di gioia e perciò alimenta la speranza.
Specialmente in questo anno, nell’imminenza dell’apertura dell’anno Giubilare, dovremmo sentire più vera questa tendenza, più vero questo dono e quindi impegnarci maggiormente affinché, come nel motto del Giubileo, possiamo essere e quindi vivere da pellegrini di speranza.
Cerchiamo pertanto di cogliere dalla Parola di Dio, nostro nutrimento, tutti quegli elementi che essa ci offre a riguardo.
Innanzitutto il mistero della incarnazione del Verbo di Dio, la sua nascita nel tempo non può non farci riconoscere in lui il principale pellegrino e, con l’intera sua opera di santificazione e di salvezza, accogliere la certezza assoluta della speranza che in lui e solo in lui si concretizza.
Accogliere il mistero del Natale, dunque, ci esorta a tenere ferma la nostra fede in colui che solo può offrirci orizzonti sicuri, nuovi e chiari di vita sana, buona e bella; colui che può condurci nelle strade del nostro tempo a vivere onestamente e santamente, attraverso le opere di giustizia e di carità.
In questo versante non possiamo trascurare l’ambito familiare mediante il quale il Figlio di Dio ha voluto porre la sua dimora in mezzo al mondo.
Maria e Giuseppe, ciascuno con il proprio progetto di vita, accolsero il piano di Dio affidandosi con disponibilità totale, pur con le evidenziate difficoltà personali che sappiamo.
Essi avevano capito inoltre che accettare questo singolare piano di Dio significava certamente dare un senso alla propria vita ma anche aprire l’umanità al senso profondo e pieno della speranza.
Questo è per noi un grande insegnamento: rispondere al piano di Dio coinvolge, oltre la persona interessata, oltre me, una schiera inimmaginabile di persone.
Il loro passare nella storia del mondo (di Maria e Giuseppe) è divenuto un pellegrinaggio, ossia non un vagare a vuoto, quanto piuttosto il portare nei singoli passi della loro esistenza la ricchezza del dono di Dio; e che dono! Dio stesso.
Essere pellegrini di speranza significa proprio questo: avere la certezza che con Dio niente va perduto, anzi tutto acquista la forza necessaria per avere senso e valore.
Ma come si può avere questa certezza, mi chiedo? Certamente non si può avere unicamente a livello intellettuale, come se fosse il contenuto di una nozione, quanto piuttosto esistenziale, ossia vivendo di essa. Chi vive di Dio, cammina in Dio e porta Dio attraverso i gesti di vicinanza, di prossimità e di carità, che perciò sono segni concreti di speranza.
In questo contesto possiamo vedere e cogliere nella scena dei racconti della natività, nel presepe, tutti gli altri personaggi: Coloro che accolgono, coloro che non danno disponibilità e coloro che annunciano.
Coloro che annunciano sono anzitutto gli angeli: “Oggi nella città di Davide è nato per voi un salvatore che è Cristo Signore”.
La voce degli angeli, il loro annuncio è rivolto a quanti, pur impegnati nel proprio lavoro, non sono comunque distratti da altre faccende; sono coloro che vegliano nella notte, facendo la guardia al loro gregge.
I pastori quindi rappresentano l’emblema di coloro che sono nella condizione favorevole e maggiormente disposti ad ascoltare; quindi a muoversi, verificare quanto era stato loro annunciato ed essere a loro volta annunciatori di quanto visto e udito.
Gli altri, ossia coloro ai quali venne chiesta ospitalità per la notte, non furono disponibili ad accogliere e l’evangelista, con un tratto estremamente delicato ma non meno stridente, annota: “perché non c’era posto per loro nell’alloggio”.
Carissimi fratelli e sorelle, quest’ultimo particolare ci deve far riflettere su cosa o chi accogliamo ed alloggiamo nella nostra vita.
La nostra vita, ossia i nostri pensieri, le nostre aspirazioni, le nostre faccende quotidiane sono talmente sature da non avere il dovuto spazio per il Signore? Non abbiamo più luogo e tempo per un minimo di ascolto/lettura della Parola di Dio? E ancora, non abbiamo attenzione per il Signore che si rende sempre presente nei tanti poveri pellegrini della storia?
Siamo assillati quasi inseguiti dall’irrompere nella nostra pur limitata vita, dalla illimitata e incontrollata serie di notizie, immagini; dalle offerte anche nocive di presenza sui social che, con l’intento apparente di costruirti, non di rado vanno ben oltre la manipolazione delle coscienze mirando addirittura alla distruzione stessa della coscienza.
Così come avvenne in quella santa notte di Betlemme, così sarà nella nostra esistenza se, totalmente distolti dalle mille cose da fare (e ciascuno di noi sa bene quali sono), non abbiamo più il posto per ospitare il Signore.
Nessuno si lasci travolgere dalle proprie miserie; anzi proprio nella notte delle nostre miserie, in questo preciso contesto si manifesta per noi Gesù Cristo Luce del mondo.
Egli viene al mondo, in una umile dimora ed inizia così, cioè in questo modo, il suo essere pellegrino di speranza, insegnando praticamente e visivamente i segni che caratterizzano questa speranza.
Il mondo di oggi, con le diverse traversie che affronta ogni giorno, desidera certamente una speranza di bene, di pace, di tranquillità per tutti.
Il Natale ci insegna che non è possibile attuare questo desiderio senza fare spazio al Signore, al Principe della pace. Il coro degli angeli questo ha cantato: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama”.
Pace, amore, gloria sono gli ingredienti essenziali sia del Natale come anche il bagaglio del pellegrino di speranza.
Se è inoppugnabile che non è possibile arrivare alla pace facendo la guerra (oggi purtroppo si insegue ancora questo terribile miraggio) è altrettanto vero che non si può essere operatori di pace con una mentalità limitata se non addirittura chiusa oppure ingolfata dai propri pensieri come se fossero l’unica verità, adoperando linguaggi e condotte al di sopra delle righe.
La speranza per noi è un bambino deposto in una mangiatoia.
Quello stesso corpo che un giorno sarebbe stato deposto nel sepolcro, straziato dalla passione e morte in croce.
Dalla mangiatoia al sepolcro si apre per il mondo intero l’inestimabile annuncio della buona notizia, della bella notizia: Gesù Cristo Nostro Signore, unico salvatore e speranza del mondo.
Accogliamo questo dono nella novità della nostra vita e diveniamo anche noi pellegrini di speranza per noi, per i nostri fratelli e sorelle e per il mondo intero. “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini amati dal Signore”.