Il 14 gennaio 1956 Giunio Tinarelli moriva nel suo letto nel quale era immobilizzato da oltre vent’anni per una grave malattia. Aveva appena 44 anni e una fede incrollabile, testimoniata con forza nel dolore. Il suo è stato un esempio immenso di vocazione alla sofferenza. Il comitato venerabile Giunio Tinarelli, l’Unitalsi e il Centro Volontari della Sofferenza, la Consulta per la pastorale della Salute celebrano il sessantanovesimo anniversario della morte, domenica 12 gennaio 2025 alle ore 11 nella cattedrale di Terni, dove si trova la tomba del venerabile Giunio Tinarelli, con la solenne messa presieduta dal vescovo Francesco Antonio Soddu e concelebrata da padre Angelo Gatto direttore della Pastorale della Salute della diocesi e da don Alessandro Rossini parroco della Catterdale di Terni. Nell’anno del Giubileo, Giunio Tinarelli è uno dei testimoni di speranza della diocesi, “attingendo dal suo luminoso esempio per abitare il tempo di grazia dell’Anno Santo come autentici pellegrini di speranza” si legge nella preghiera sulla tomba di Tinarelli e composta dal vescovo Soddu.
“Giunio Tinarelli ha capito che l’amore di Dio è immenso – – ha detto il vescovo – è più grande del dolore e del peccato. Lo ha capito mentre soffriva per la sua malattia. Nella sua vita ha sentito che Dio gli chiedeva di farsi testimone dell’amore di Dio, che ha dato il suo Figlio per la nostra salvezza. Siamo preziosi agli occhi di Dio, perchè siamo suoi figli. Giunio Tinarelli ancora oggi nella sua testimonianza grida l’amore grande di Dio, e lo ha fatto fondando opere di solidarietà per i malati e stando vicino agli altri anche nella sua immobilità fisica”.
Elisabetta Lomoro
Il venerabile Giunio Tinarelli trascorse venti nell’immobilità ed è stato un esempio immenso di vocazione alla sofferenza, di una fede incrollabile, testimoniata con forza nel dolore. Una vocazione che ha segnato la vita del giovane operaio delle Acciaierie, sempre presente tra i suoi coetanei e nella vita dell’oratorio, fin quando la poliartrite anchilosante e spondilite non gli consentirono più alcun movimento, ma non impedirono al giovane Giunio di essere “operaio” nel campo dell’apostolato. Nel 1948 fondò a Terni la sottosezione dell’Unitalsi, partecipando ogni anno ai pellegrinaggi a Loreto, Lourdes con il treno dei malati. Comunicò sempre questa sua grande fede agli altri anche nella sofferenza attraverso mani, penna, carta e leggio, i suoi nuovi ferri del mestiere, conversando con gli amici e con la gente che lo andava a visitare per consolarlo. Dal suo letto Giunio ha sconfitto tante illusioni che rendono triste e amara la vita degli uomini, ricordando che la felicità non sta nell’amare se stessi o nella salute o nella tranquillità, ma che la felicità e la pace stanno nell’amare gli altri.