Chiesa San Paolo Terni – accoglienza reliquie di Santa Gemma Galgani

Dal 23 al 25 ottobre le reliquie di santa Gemma Galgani saranno accolte nella chiesa di San Paoloa Terni.
Il 23 ottobre alle ore 9.00 Santa messa, ore 15.00 Accoglienza delle reliquie di Santa Gemma Galgani. Ore 17.00 Santo rosario. Ore 18.00 Santa messa (catechesi di Padre Gennaro). Ore 21.00 Adorazione eucaristica
Il 24 ottobre alle ore 9.00 Santa messa, ore 15.30 Via crucis, ore 17.00 Santo rosario e Liturgia penitenziale, ore 18.00 Santa messa (catechesi di Padre Gennaro)
Sabato 25 ottobre alle ore 9.00 Santa messa, ore 17.00 Santo rosario, ore 18.00 Santa messa (catechesi di Padre Gennaro), ore 19.00 Adorazione eucaristica e preghiera di guarigione.

Gemma Galgani, nacque il 12 marzo 1878 a Capannori, in provincia di Lucca, da Enrico, farmacista benestante che discendeva per parte materna dal beato Giovanni Leonardi, e da Aurelia Landi.
La famiglia profondamente cristiana e, in particolare, l’esempio della madre devotissima segnarono la sua formazione, così che a soli sette anni, il giorno della cresima (26 maggio 1885) ebbe la prima manifestazione divina.
Dopo la morte per tisi della madre all’età di 39 anni, nel settembre 1886, Gemma fu mandata come esterna nell’istituto, ben rinomato a Lucca, delle zitine o suore di s. Zita, fondato nel 1872 e allora ancora diretto da Elena Guerra, pedagoga e scrittrice in fama di santità. Qui ebbe per maestra la futura beata, replicando il caso assai frequente nella storia della santità del rapporto di filiazione spirituale e di formazione tra santi, e fece la prima comunione. Ebbe così inizio una vita tutta dedita alla preghiera e alla meditazione, scandita dalla comunione frequente e poi quotidiana. Tornata nella casa paterna, si dedicò all’educazione, alla cura dei fratelli minori e all’assistenza dei poveri. Favorita da doni straordinari (nel 1895 le apparve l’angelo custode), cominciò ad applicarsi alla contemplazione della Passione, bramando di condividere i dolori e le pene fisiche di Gesù: di qui, secondo la spiegazione degli agiografi, il continuo manifestarsi di infermità e della grave malattia tubercolare che la consumò fisicamente. Gemma traduceva la malattia dell’epoca, cioè la tisi che la porterà giovanissima alla morte, in occasione ed espressione di santità. La malattia mortale, già assai presente ed emblematica nella cultura laica del tempo, viene vissuta da Gemmae come un segno di elezione divina, sia soprattutto come offerta di una giovane e innocente vittima sacrificale in espiazione dei peccati del mondo secolarizzato.
Durante l’infermità, che si protrasse dal 1898 al 1899, lesse la vita dell’allora ancora venerabile (poi santo) Gabriele dell’Addolorata, anche lui morto di tisi giovanissimo e fervente mistico, che le apparve con l’abito da passionista e di cui divenne da quel momento un’ardente devota. L’apparizione di Gabriele, che sollecitò con le sue preghiere l’intervento del Cuore di Gesù e della beata Margherita Maria Alacocque, provocò la guarigione, che fu ritenuta senz’altro prodigiosa (marzo 1899). Per gratitudine alla beata Alacoque, entrò per gli esercizi spirituali nel convento della Visitazione delle salesiane (maggio 1899), con l’intento di restarvi stabilmente. Tuttavia, per la gracilità della salute – e forse anche perché priva della dote – non ottenne il permesso di entrare nel noviziato e dovette tornare a casa. Da allora, la sua ricerca di un monastero ove rifugiarsi e che sostituisse i genitori e la famiglia perduti incontrò sempre rifiuti. Era oramai entrata in una intensa fase di doni spirituali che le si presentavano sotto forma di estasi, locuzioni divine, illuminazioni, apparizioni celesti, unione con Dio, partecipazione alla Passione. Frequenti erano anche le apparizioni dell’angelo custode e di Gabriele. Il venerdì della settimana santa del 1899, le sarebbe apparso Gesù Crocifisso. L’8 giugno, vigilia della festa del Sacro Cuore, avvisata prima dallo stesso Gesù di uno straordinario favore, cadde in estasi. Da quel giorno, il fenomeno delle stimmate, preceduto dall’estasi, si ripeté ogni settimana, dalla sera del giovedì al venerdì pomeriggio; cessò due anni prima della morte e non ne fu trovata traccia nell’autopsia.