Amelia – 56° anniversario della morte di mons. Vincenzo Lojali

Mentre procede la fase romana della Causa di Beatificazione di Mons. Lojali celebriamo l’annuale memoria del suo Transito con una serie di iniziative.
Venerdi 11 marzo ore 21.00 Via Crucis con meditazioni tratte dagli scritti del Servo di Dio.
Sabato 12 marzo ore 16.45 recia del Rosario presso la Tomba di mons. Lojali e Celebrazione Eucaristica. Ore 18.30 Concerto d’organo del maestro Roman Perucki (Danzica).
Domenica 13 marzo ore 12.00 Celebrazione Eucaristica. Ore 17.00 Suono delle campane a distesa in tutte le Chiese della Vicaria di Amelia e Valle Teverina e ore 17.30 Solenne Concelebrazione Eucaristica presieduta da Mons. Francesco Antonio Soddu con la partecipazione dei sacerdoti della diocesi. Lettura del Transito del Servo di Dio e preghiera sulla tomba di mons. Lojali. La Schola Cantorum “Don Bruno Medori” di Attigliano e la Cappella musicale del Duomo eseguiranno i canti liturgici.
Mons. Soddu: “La memoria del Servo di Dio Mons. Lojali sia per tutti noi seme fecondo e impulso incoraggiante per un rinnovato slancio missionario della nostra comunità.”
Un augurio per la nostra Comunità diocesana che sta percorrendo il Cammino Sinodale della Chiesa Italiana e che con la similitudine tra il “seme fecondo” e il Servo di Dio è in continuità con quanto pubblicato in un articolo uscito in occasione della Traslazione della salma del Servo di Dio (1967).

 

Anche il deserto deve fiorire…
Sono parole del Vescovo Vincenzo Lojali: “A suo tempo, anche il deserto deve fiorire, se innaffiato dal sangue e dal sudore di un santo sacerdote”. Per la sua vita erano un programma, per la nostra vita sono una speranza e più una certezza. Se il seme non muore nell’umidità delle zolle, non porta frutto. La vita di un uomo veramente umile è nascosta, sconosciuta, velata nel giudizio o nell’apprezzamento dalle passioni umane; ma la morte diventa il trionfo della sua grandezza e delle sue virtù come il seme, morto nella terra, splende di vita nel suo frutto. Mons. Vincenzo Lojali ha voluto essere il grano di frumento e ha voluto innaffiare con il suo sangue e il suo sudore la nostra terra per farla fruttificare. E’ una verità questa comprensibile soltanto soprannaturalmente. E’ il mistero della Grazia di Dio che opera attraverso la santità di un uomo, per la santificazione degli altri uomini. Cristo ha predicato per insegnare la verità, ma è morto per ridonare la vita. E l’unità del suo insegnamento e della sua redenzione nel cristiano è “fare la verità nella carità.”
Mons. Lojali ha raggiunto questa unità, ha operato la verità nella carità.
Umile, ha nascosto le sue doti intellettuali e morali all’apprezzamento degli uomini e nella riconoscenza a Dio dei suoi doni. Povero, per se ha disprezzato ricchezze, onori, agi.
Semplice, aveva soltanto uno scopo e tutto tendeva a quello: santificarsi.
Giusto: ha dato a Dio ciò che è di Dio: era servo utile; ha detto all’uomo ciò che è dell’uomo: era servo di tutti.
Pio, sentiva il bisogno di Dio e lo amava nella coscienza che senza di lui non poteva far niente.
Uomo di fede, per lui Cristo era il Verbo, la Verità. Ma era tutto questo nel suo amore, l’amore agli uomini: la strada per raggiungere Dio. La sua intelligenza, la sua ricchezza, la sua santificazione, la sua giustizia, la sua pietà, la sua fede erano servizio di carità, di amore: donazione totale fino alla morte. Come Cristo.
Aveva scritto, infatti: “Senza croce non si vive in questa terra e la croce richiede un crocifisso. Al Vescovo si dà la croce senza crocifisso, perché deve essere lui il crocifisso.”
Sarebbe un errore pensare che ora, di lui rimanga soltanto la memoria della sua vita, delle sue virtù, del suo insegnamento, della sua carità: rimane soprannaturalmente presente, efficace la sua vita. Il ricordo nella memoria degli uomini può essere stimolo di bene alla volontà, ma può anche affievolirsi; la sua vita, nella operatività del soprannaturale, rimane seme efficace di grazia e di redenzione. Dalla Cattedrale, dal simbolo della sua dignità episcopale, dove riposa il suo corpo, si sprigionerà la forza del suo ricordo e del suo esempio, ma nelle nostre anime può operare, se umilmente lo vogliono, per la nostra salvezza, la Grazia di Dio, che lui ci ha meritato con le sue opere e la sua vita. La speranza diventa certezza nella nostra volontà di bene. Allora anche il deserto delle nostre anime, perché innaffiato dal suo sangue e dal suo sudore, fiorirà e i frutti saranno di fede, di giustizia, di carità a Dio e agli uomini.”