Cattedrale Terni – apertura in diocesi dell’Anno Santo 2025

In comunione con tutte le Chiese sparse nel mondo, apriamo oggi nella nostra Diocesi l’Anno di Misericordia, in questo giorno solenne nel quale si celebra la festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe.
Io credo che il tempo di grazia della presenza del Signore nella storia, non potendo prescindere dall’aver assunto la famiglia quale strumento per il suo ingresso nel mondo, non possa anche per noi non partire dalla riscoperta e valorizzazione di questo grande tesoro, entro il quale ciascuno di noi è stato generato, è venuto alla luce e ha iniziato ad apprendere i fondamenti del vivere.
Aprendo dunque l’Anno Santo, siamo invitati ad aprire il nostro cuore e ad espanderlo alla misericordia, iniziando proprio dalle nostre famiglie, illuminati dalla santa famiglia di Nazareth.
Io credo che ciascuno di noi ha avuto modo di ascoltare tante storie belle ed edificanti di famiglie, ma anche di altrettanti drammi che hanno fatto precipitare quanti ne sono stati coinvolti nel baratro di una esistenza spenta e talvolta addirittura distrutta.
L’angoscia provata da Maria e Giuseppe nello sperimentare l’assenza di Gesù mi fa pensare alla disperazione dell’umanità nel suo pellegrinare nel tempo avendo smarrito la presenza del Figlio di Dio.
Maria e Giuseppe ritrovarono il piccolo Gesù dopo tre giorni di terribile esperienza. Quei tre giorni rimandano all’esperienza pasquale nella quale il Signore, per così dire assente a causa della morte, riemerge alla storia con la vittoria sul peccato e sulla morte. L’interrogativo di oggi: “Perché mi cercavate?” Ritorna quasi identico il giorno di Pasqua rivolto alla maddalena: “Perché piangi?” Questo fatto centrale della Pasqua si estende e riguarda ogni momento del Vangelo e si riversa per noi oggi sulla nostra esperienza, chiamandoci a dare concretezza alla profezia, a quanto cioè in questo tempo lo Spirito infonde nella Chiesa e nel nostro cuore.
Sarà pertanto fondamentale che ciascuno di noi abbia chiaro il fatto che quanto sarà in grado di fare; ciò che tu sarai in grado di fare, così come è stato nella condotta di Giuseppe e di Maria nella ricerca angosciata di Gesù, non sarà una cosa da niente o da poco, non sarà marginale ma sarà determinante per la realizzazione del progetto di Dio. Questo progetto è il dono di salvezza per l’umanità, per ciascuno di noi.

Carissimi fratelli e sorelle, dobbiamo perciò sempre di più scoprire, capire ed essere consapevoli che ciascuno di noi è essenziale per la realizzazione del piano di Dio.
Sentiamo perciò il fascino e la ricchezza di questo inestimabile dono e di questa bella responsabilità.
Maria e Giuseppe seppero accogliere, proteggere e custodire Gesù. Siamo perciò anche noi custodi della Santa Famiglia, affinché le nostre famiglie siano sante e così contribuire alla costruzione della civiltà dell’amore, alla edificazione della giustizia, al raggiungimento della pace.
L’Anno Santo, con i segni di Misericordia che lo accompagnano e caratterizzano ci insegna che in Gesù Cristo abbiamo l’opportunità di riiniziare da capo, mediante il dono di una vita nuova resa possibile dal perdono e dalla remissione della colpa.
Tutto questo però avviene non come se niente fosse successo prima, sarebbe rendere vano il dono: insieme al dolore e la contrizione per le nostre colpe, per i nostri peccati, ciò che deve emergere è appunto il dono di grazia della vita nuova, così come descritto ampiamente da Gesù in tutte le parabole della misericordia e confermato dagli avvenimenti evangelici che l’hanno concretizzata.
In questi, il Signore Gesù mette in evidenza tre aspetti fondamentali, che sono i segni significativi del percorso giubilare: la gioia, la pace e la speranza, a partire dal perdono.
Quanto il santo Padre ebbe modo di scrivere nella lettera di indizione dell’Anno Santo relativamente al perdono, sia per noi di grande conforto ed anche di orientamento scrive il Papa(n.23): “Tale esperienza piena di perdono non può che aprire il cuore e la mente a perdonare. Perdonare non cambia il passato, non può modificare ciò che è già avvenuto; e, tuttavia, il perdono può permettere di cambiare il futuro e di vivere in modo diverso, senza rancore, livore e vendetta. Il futuro rischiarato dal perdono consente di leggere il passato con occhi diversi, più sereni, seppure ancora solcati da lacrime”.
Lasciamoci pertanto riconciliare con Dio, cosi come si esprime l’apostolo san Paolo nella Lettera ai Corinti (2Cor 5,20). La riconciliazione con Dio non potrà che ottenere la pace, la gioia e guidare verso la riconciliazione fraterna. Nella misura in cui ci avvicineremo a Dio procederemo verso l’incontro con i fratelli.
Questo percorso richiede fede e speranza.
In questo senso la speranza non delude perché ci viene in soccorso la Carità, che è l’amore di Dio, lo Spirito di Dio. Pertanto: “La speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” (Rom 5,5).
La carità richiede di essere tangibile; come ricorda l’apostolo Giacomo con essa si rende evidente la fede ed insieme si nutre la speranza.
Per questo motivo le chiese della regione Umbria abbiamo pensato come segno di carità di focalizzare la nostra attenzione sulla emergenza abitativa, promuovendo una grande colletta che, in forme diverse, durerà l’intero anno giubilare.
Partendo dalla Chiesa-parrocchia di San Pietro ha preso l’avvio il nostro Anno Santo. Il nostro Anno Santo sia pertanto sempre illuminato e condotto dai gesti, da quei segni che hanno accompagnato e guidato la liturgia fino ad ora: l’ascolto della Parola di Dio, l’intercessione dei santi, il camminare insieme dietro la croce di Gesù, la rinnovazione del nostro Battesimo.
La santa Famiglia di Nazareth è per noi il libro aperto della Parola di Dio ed anche il suo commento esistenziale, impiantato nel solco della concretizzazione della presenza salvifica di Dio nella storia del mondo e dunque nella nostra, di ciascuno di noi. Ascolto fatto di disponibilità nella connessione.
Dio è sempre connesso con la nostra vita; abbiamo noi la fiducia di accogliere tale opportunità nella nostra mente e nel nostro cuore ed egli saprà operare in noi la meraviglia di un futuro sempre migliore, nella concretezza del presente da accogliere con fiducia, coraggio e gioia.
Chiediamo il sostegno dei santi, di coloro cioè che hanno seguito questa strada e che, in un certo senso, l’hanno anche ulteriormente tracciata per noi, garantendone sia il percorso come la meta. Il nostro camminare sia sempre insieme; da soli –lo sappiamo- ci si perde, ci si stanca, ci si disorienta. Insieme invece, dietro la croce di Cristo certamente ci si salva, perché dalla croce di Gesù abbiamo la luce; la croce è la nostra àncora di salvezza che nutre la speranza e infonde la gioia della salvezza.
Accogliamola oggi questa gioia, gioia di essere e sentirci figli amati e perdonati da Dio e portiamola in ogni ambiente in cui ci troveremo mediante i gesti, le azioni di carità come certezza di speranza a tutti coloro che hanno bisogno dell’abbraccio paterno e misericordioso di Dio.
Ci accompagni sempre nel nostro cammino Maria santissima, Madre di Gesù, sposa di Giuseppe e madre della Chiesa; lei che, come si esprime il Concilio Ecumenico Vaticano II è nel nostro pellegrinaggio terreno “segno di sicura speranza e di consolazione” (LG 68).