Carissimi fratelli e sorelle, in questo giorno di Pasqua accogliamo la testimonianza dell’apostolo Pietro che abbiamo sentito proclamata nella prima lettura: “Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni…..”
Noi dovremmo saperlo, certo, almeno per quel che abbiamo appreso nel corso del catechismo, della scuola e nel complesso della nostra educazione ecc. tuttavia il messaggio di san Pietro intende andare oltre questo tipo di conoscenza ed entrare in uno spazio molto più profondo, ampio e significativo.
Questo spazio è l’ambito stesso dell’amore di Dio per l’umanità che si è fatto vero nel mistero pasquale di Gesù e che continua ad essere offerto, direi meglio regalato, ad ogni persona di ogni tempo. Questa è la verità.
Pertanto rimane anche per noi viva la testimonianza di quel primo giorno della settimana, che sarebbe dovuto essere il giorno conclusivo della vicenda umana degli apostoli con quel Gesù che avevano seguito, appunto, dalla Galilea fino alla Giudea, che era passato beneficando ecc. MA che, ripudiato da tutti, anche dai suoi discepoli, era stato condannato a morte e crocifisso.
Rimane anche per noi, dicevo, percorrere quel pellegrinaggio che fu di Maria di Magdala, quale primo giorno della settimana fino al luogo definitivo del dolore, il sepolcro dove era stato deposto il corpo del Signore.
Quel sepolcro che naturalmente Maria si aspettava essere il contenitore del cadavere di Gesù. Invece “vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro”. L’incontro di fatto risulta essere con un assente, con il vuoto.
Da questo momento inizia una serie di corse: Maria che corre da Pietro e da Giovanni e questi che corrono verso il sepolcro.
Il motivo è dato dalla notizia, quella più ovvia: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto”.
La corsa dei due, con Giovanni che arriva per primo ma aspetta che sia Pietro ad entrare per primo, portano a costatare entrambi che il sepolcro è veramente vuoto.
Cosa sarà successo? Per il momento non si sa ancora… eppure ciò che si respira non è aria di morte quanto piuttosto qualcosa di assolutamente inedito e perciò di inafferrabile e tantomeno di indescrivibile.
La sera di quello stesso giorno il primo dopo il sabato due discepoli di Gesù erano in cammino verso un villaggio di nome Emmaus e parlavano della grande notizia di cronaca, ossia la morte di Gesù che era stato il loro maestro e del quale erano stati discepoli. Quel giorno, primo della settimana, iniziato con la notizia della tomba vuota con tutto ciò che ne seguì, continua nella sera con questa mesta camminata dei due discepoli di Emmaus al quale si affianca Gesù risorto, senza che lo si possa riconoscere. Tuttavia una cosa appare chiara: quel rientro degli apostoli smarriti e delusi, da quel momento riveste ed assume tutte le caratteristiche del pellegrinaggio.
Essi camminano insieme, accolgono uno sconosciuto, accolgono il Risorto, si lasciano interpellare dalla sua parola e condividono la cena.
Tutto diventa Eucaristia e la loro vita si riaccende di speranza ed essi stessi diventano messaggeri di speranza.
Quel giorno che si era inaugurato con la corsa di Maria di Magdala e degli apostoli Pietro e Giovanni, continua con la medesima energia fino alla sera e si ripropone fino ai nostri giorni, fino a noi oggi, confermando quanto accaduto riaccesero quella speranza che ritenevano ormai svanita, morta e sepolta insieme al defunto Maestro.
Quella speranza certa per gli apostoli divenne il motivo fondamentale di tutta la loro vita, tanto da abbandonare finalmente tutto, qualora non lo avessero ancora fatto definitivamente e iniziare, anzi continuare quella corsa, quella sorta di staffetta nel portare la testimonianza della vita nuova, fino ad arrivare a noi.
Il primo giorno della settimana non è più un giorno indefinito ma diventa il giorno del Signore, la Domenica, il giorno della risurrezione di Gesù, il giorno decisivo della nostra rinascita.
Abbiamo tutti la necessità di ricuperare il senso di quanto appena detto. La domenica giorno senza tramonto, che non può essere bruciato quanto piuttosto vissuto all’insegna della rigenerazione e non dello svilimento o peggio ancora dello sballo.
Questo è il giorno nuovo, il giorno della nostra rigenerazione, della nuova creazione.
Aspettiamo cose nuove? Sogniamo una storia positiva? Insieme alle attese macroscopiche legate alle sorti dell’intera umanità, della politica, della guerra e della pace, dell’economia, non perdiamo l’opportunità di accogliere questo dono che già ci è stato dato nel Battesimo “Ecco il giorno che ha fatto il Signore, la Domenica” e di partire sempre nella ricerca del Signore che si fa presente nella nostra esistenza rinnovata perché possiamo essere con la nostra condotta lievito di vita nuova, così come abbiamo sentito nella seconda lettura
Cerchiamo perciò di vivere sempre la Domenica col profumo della vita nuova, col profumo della Pasqua, col profumo del sepolcro dei nostri peccati ormai bruciati dall’amore, perché messi nelle mani di colui che con la sua morte e risurrezione ci ha strappati dal potere della morte; col profumo della vita che soltanto Gesù può infondere.
Vivere la Pasqua significa accogliere il dono della vita nuova, che non è da confondere e ridurre a una sorta di inaspettata sorpresa, quanto il risultato della vittoria di Cristo sulla morte, perché per noi sia rigenerazione.
“Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio!”.
Carissimi fratelli e sorelle, camminiamo sulle strade del mondo con gli occhi della fede rivolti alla nostra patria che è nei cieli. Affrettiamo i nostri passi e rinvigoriamo la speranza con l’entusiasmo di chi, come Maria Maddalena, Pietro e Giovanni e gli apostoli di Emmaus hanno trovato davanti a sé spalancato un nuovo cielo, partendo dal sepolcro vuoto.
Ci aiuti in tutto questo Maria Santissima, la Madre di Gesù, che avendo seguito il Figlio fino alla croce, oggi lo riabbraccia vivente, con i segni della passione ormai fissi pur nella sua carne di risorto. Ella lo dona a noi come il principe della pace perché in lui crocifisso e risorto possiamo vivere nella speranza che si concretizza con la vita coerente al vangelo: bella, piena di luce, di senso nella costruzione e salvaguardia della pace ad iniziare dalle nostre famiglie.
Domenica di Pasqua 2025 celebrazione ad Amelia
