La proclamazione delle beatitudini, con la quale il Signore dà inizio al suo ministero secondo la redazione dell’evangelista san Matteo, introduce e permea l’intera sua opera evangelizzatrice, conferendo fin da subito all’umanità ciò che di per sé propriamente appartiene a Dio, ossia la beatitudine.
Tuttavia, come ben sappiamo, l’elencazione di quanti sono dichiarati tali da Gesù, ossia beati, contrasta nettamente con la visione che di Dio si aveva fino ad allora e conseguentemente anche quella di quanti si riteneva dovessero essere i fruitori di tale beatitudine.
A quanti sono considerati felici, in quanto possessori di tutto, il Signore frappone, contrappone ed anche impone la beatitudine della povertà; e questo lo fa non tanto per cambiare la prospettiva o, come si suol dire, giusto per ribaltare la situazione, quanto piuttosto per affermare inequivocabilmente che Dio sta dalla parte dei poveri, poveri e bisognosi di tutto, quindi poveri in spirito.
Sappiamo che quanto detto da Gesù non rimane alla stregua di un semplice pronunciamento; diventa invece vita nella persona stessa di Gesù, il quale incarna in sé quanto proferito e perciò lo ascrive come segno distintivo per ogni suo discepolo.
Perciò Dio è dalla parte di tutte le categorie di persone elencate di seguito: afflitti, miti, quelli che hanno fame e sete della giustizia, misericordiosi, puri di cuore, operatori di pace, i perseguitati per causa della giustizia; e per tutti la motivazione è l’eredità stessa di Dio: “perché di essi è il regno dei cieli”, ossia della beatitudine in quanto tale.
Carissimi fratelli e sorelle, Gesù è la beatitudine totale ed anche la completezza di ogni beatitudine pronunciata; possedere lui ossia accogliere lui ed essere in comunione con lui è la felicità che nessuno può dare come alternativa e che nessuno può togliere come privazione.
Per questo anche il libro dell’Apocalisse può attestare e confermare quanto espresso dalla Parola di Gesù del Vangelo, con il medesimo tenore o attestazione della beatitudine: “Beati fin d’ora i morti che muoiono nel Signore. Sì, dice lo Spirito, riposeranno dalle loro fatiche, perché le loro opere li seguono”.
Beati fin d’ora…!
La beatitudine, ossia la gioia piena con la quale don Antonio ha seguito il Signore fin dalla fanciullezza, lo ha accompagnato per tutta la sua vita di povero in spirito, mite, misericordioso, puro di cuore; e quanti lo hanno conosciuto prima di me e più di me questo possono affermare ed attestare, come testimoniano le parole già pubblicate e che cito: “Un sacerdote molto amato in diocesi, sia per il suo impegno nella pastorale sociale e vocazionale, ma soprattutto per la sua amabilità, il suo sorriso e disponibilità verso tutti, sempre pronto ad accogliere e confortare. È stato maestro per i giovani, amico per il mondo del lavoro, guida per i sacerdoti e consacrati, sollecito nel servizio vocazionale per il quale si è sempre dedicato con entusiasmo. Ha amato profondamente la diocesi e la comunità cristiana per la quale ha profuso tutte le sue energie umane e spirituali, con grande attenzione per le problematiche del mondo di oggi e ai bisogni delle persone”.
Beato dunque e riposa dalle fatiche perché le opere da lui compiute sono degne del Vangelo e quindi seguono e accompagnano questo momento introducendolo nella beatitudine eterna di Dio
Don Antonio è nato a Campolongo Maggiore -Diocesi di Padova- il 06 luglio 1939. In quegli anni, era vescovo di Terni Mons. Giovanni Battista Dal Prà, originario di Conselve (VE) anch’egli della Diocesi di Padova il quale, trovandosi a pascere una Diocesi con una grave carenza di clero, si era rivolto alla sua diocesi madre, -dal momento che abbondava di vocazioni alla vita consacrata, di seminaristi e di clero,- per avere un aiuto in tal senso.
Negli anni cinquanta, Antonio era appena preadolescente ma in quel periodo molte cose che oggi appaiono inverosimili allora risultavano essere possibili quindi fattibili. Fu così che si mise in viaggio e in treno arrivò a Terni dove intraprese, presso il seminario diocesano il suo percorso formativo e successivamente lo proseguì presso il Seminario regionale di Assisi, frequentando il liceo classico ed il Corso teologico.
Ricevette l’ordinazione diaconale nel 1962 e l’ordinazione presbiterale il 7 luglio 1963 dal vescovo Mons. Dal Prà.
Nel mese successivo venne nominato Cappellano del lavoro e l’anno seguente ricevette la nomina a insegnate di religione presso il Liceo classico di Terni; incarico che ha continuato a svolgere fino al 1985. Molti alunni di allora lo ricordano ancora con affetto e riconoscenza per la sua profonda umanità e capacità nel tessere rapporti di vera amicizia.
Nel 1965 è nominato Assistente ecclesiastico A.G.E.S.C.I. e vice-cancelliere. Dal 1965 al 1975 Ha svolto il suo ministero sacerdotale come vicario parrocchiale di Santa Maria Assunta nella Cattedrale di Terni, quindi parroco a San Salvatore.
Nel 1976 diviene parroco della parrocchia di San Nicolò a Collescipoli e nel 1981 parroco della parrocchia Immacolata concezione al villaggio Polymer. Nello stesso anno è nominato Canonico del Capitolo della Cattedrale di Terni e membro del Consiglio Episcopale Interdiocesano.
Sono gli anni in cui Don Antonio dà vita a molteplici iniziative: l’arredo iconografico della chiesa parrocchiale, l’acquisto di una struttura a Cittàreale per attività estive a favore di famiglie e giovani, l’acquisto di un pullman e il conseguimento della relativa patente di guida per effettuare pellegrinaggi ed escursioni con i parrocchiani, l’istituzione della festa delle rose, occasione di aggregazione e coinvolgimento dei componenti la comunità parrocchiale.
Festa delle rose che proprio in questi giorni è in corso sempre nella medesima parrocchia da cui ebbe origine. A questo si deve aggiungere l’estro, l’intuito, la fantasia nell’inculturazione di tutto ciò che potesse essere utile sia per la pastorale in senso stretto sia per quella creatività che, se ben applicata e orientata, facilita non poco la cordialità facendola diventare comunione autentica, anima della pastorale.
In questo versante non possiamo non ricordare con simpatia l’importazione e conseguente adattamento di una delle pietanze che oggi caratterizzano la nostra zona: gli gnocchi alla collescipolana che, da persona venuta da fuori Regione, ho potuto subito apprezzare molto ed anche rimanere oltremodo ammirato nell’apprendere che questo era stato ad opera di un sacerdote: don Antonio Maniero.
Dall’ agosto del 1990 don Antonio è membro del Collegio dei Consultori e nel 1993 è nominato Vicario Generale e Cappellano di Sua Santità. Nell’anno 2002 è stato ammesso all’Ordine Equestre dei Cavalieri del Santo Sepolcro, in qualità di Commendatore.
Nel corso dello svolgimento del ruolo di Vicario generale, compresa l’accoglienza di sacerdoti provenienti dalla Polonia e l’inserimento nella nostra Diocesi, nell’anno 2007 è stato colpito da un ictus, che si è poi ripetuto a distanza di poco tempo, bloccandogli l’articolazione della parte sinistra. Tuttavia, nonostante questa forte limitazione, ha continuato a svolgere il ministero di Vicario generale fino al mese di dicembre dell’anno 2014.
Tanti i messaggi di cordoglio pervenuti in Diocesi; tra questi, per mezzo del Preside Gr. Uff. Fernando Sanzò, quelli della sezione Regionale dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme.
I vescovi miei predecessori lo ricordano riconoscenti, in modo particolare per l’attenzione riguardo i confratelli sacerdoti.
S.E. Mons. Paglia, che mi ha telefonato appena ricevuta la notizia del transito, lo ricorda con gratitudine, evidenziando in special modo il tatto, l’eleganza e la premura con la quale, a suo tempo lo introdusse come vescovo nella vita della diocesi e per l’attenzione diretta ai sacerdoti specialmente se anziani.
Testimonia inoltre che la sopraggiunta malattia fu per lui una condizione che gli consentiva di svolgere comunque in modo altro l’ufficio di sacerdote, ed anche in questa condizione non mancava d’umorismo.
Anche don Andrea Piccioni, dalla Nunziatura di Washington, fa pervenire il suo messaggio di ringraziamento al Signore per don Antonio che lo ha introdotto ed accompagnato in seminario e guidato nei primi passi del ministero sacerdotale con competenza ed amicizia e si unisce a noi nella preghiera per la sua anima.
Io ho conosciuto don Antonio quando già era infermo e subito ho avuto modo di apprezzare la sua affabilità, ma soprattutto la sua spiritualità che oltretutto nutriva in modo diligente con la cosiddetta pratica dei doveri dell’ufficio sacerdotale alla quale non intendeva in nessun modo venir meno.
E quando questo gli era risultato troppo impegnativo a causa del procedere della malattia, mi chiese come avrebbe potuto fare per non venire meno all’impegno assunto. Perciò lo rassicurai dicendogli che se non gli avessi recato dispiacere avrei potuto sostenerlo o supplire con il mio personale apporto nella preghiera. Rimase contento di questa soluzione, che teneva comunque intatto l’impegno del ministero assunto e al quale teneva tantissimo.
In quest’ultimo periodo, don Antonio ha faticato sia a nutrirsi come anche ad assumere liquidi per l’idratazione. I lunghi anni di sofferenza fisica sembravano doversi tutti catalizzare in quest’ultimo periodo di fatica nell’assumere i liquidi essenziali per l’idratazione, e trasformarsi in una sete spirituale ben descritta dalla preghiera del salmo responsoriale oggi proclamato: “Ha sete di te Signore l’anima mia”.
La testimonianza di vita di don Antonio che possiamo ricavare dalle parole di questo salmo siano per noi l’eredità più significativa affinché possiamo vivere la beatitudine della speranza che ci accompagna, oggi e fino all’ingresso nell’eternità: “Così ti benedirò finché io viva, poiché la tua grazia vale più della vita, le mie labbra diranno la tua lode”
In questo momento desidero ringraziare quanti sono stati vicini a don Antonio in modo amorevole, specialmente le 3 sorelle: Agnese, Fiorelisa, Ada; i tre fratelli: Luigi, Emanuele, Bruno, i nipoti e familiari tutti e Luca che lo ha assistito in tutto fino al momento del transito.
Maria Santissima, madre di Gesù, presente nel cenacolo il giorno in cui venne effuso lo Spirito Santo nella Chiesa nascente, in queste ore che precedono l’annuale solennità di Pentecoste, accolga la nostra preghiera di suffragio, di ringraziamento e di lode per il dono di don Antonio e introduca questo suo figlio nel pieno possesso della Vita Eterna nella quale ha vissuto e sperato in vita.