Ordinazione presbiterale fra Emanuele Maria Antinori

La parola di Dio, di questa domenica ci esorta a riflettere sulle nostre responsabilità: quelle individuali e quelle sociali.
Per questo abbiamo sentito nella prima lettura come il profeta Amos, nella sua semplicità di pastore originario di Tekòa, ha il coraggio di andare controcorrente e di schierarsi in opposizione a coloro che calpestano i poveri e annientano gli umili.
Queste persone sono presentate dal profeta come disposte a tutto pur di ottenere un profitto. Perciò sono abilissime nel truccare i bilanci e a mettere in atto modi di fare disonesti e scandalosi, a scapito soprattutto della promozione e del riscatto dei più deboli e bisognosi.
Per questo motivo il profeta si appella al Signore il quale giura solennemente dicendo: “Certo, non dimenticherò mai tutte le loro opere”.
In seguito a questa affermazione del Signore, considerando il nostro tempo e la storia che ci vede oggi protagonisti, ci rendiamo conto che atteggiamenti del genere sono molto frequenti anche ai nostri giorni e annidati in ogni settore ed angolo della terra.
Dobbiamo anche ammettere che più di una volta la dimensione civile della vita non tiene conto del volere di Dio e che anzi spesso risulta essere avulsa da ogni valore etico e morale. In maniera diffusa e nei più svariati ambiti si ricerca più che la verità il consenso, il successo a tutti i costi.
Tale mentalità e atteggiamento è ed è stata sempre talmente diffusa che san Paolo, scrivendo a Timoteo, gli raccomanda di innalzare domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutte le persone, compresi i re, e tutti quelli che stanno al potere, perché possano condurre una vita fatta di attenzioni e che non sia guerrafondaia; tranquilla e non litigiosa, dignitosa e non volgarmente interessata, dedita ai valori e non al proprio tornaconto. Questa è cosa gradita a Dio.
Anche ai nostri giorni possiamo fare esperienza di trovarci in balia di avvenimenti sociali, politici economici entro i quali chi detiene il potere mira a stordire e a condizionare con ragionamenti falsi e a sedurre con promesse che finiscono per essere mai attuate.
Pertanto, se da una parte occorre la preghiera che conforta e rafforza gli uni e illumini gli altri, dall’altro canto è richiesta una grande responsabilità personale alla quale non dobbiamo mai abdicare. In altre parole la verità e l’onestà, non si misurano con le maggioranze; si misurano invece con la rettitudine e l’onestà delle scelte, col servizio autentico e attenzione alla ricerca del bene comune.
A tale riguardo la liturgia ci offre il brano di vangelo nel quale Gesù racconta la parabola che abbiamo appena ascoltato.
Un amministratore disonesto è stato scoperto dal suo padrone, perciò – licenziato in tronco- cade in disgrazia.
Egli però non sa fare nessun mestiere; l’unica sua attività è essere disonesto.
Perciò usa fino in fondo questo suo modo di essere e per sopravvivere fa truccare, ai debitori del padrone, tutte le ricevute di debito. Come abbiamo sentito le fa mettere al ribasso al fine di poter ottenere da questi una sorta di tangente.
Ci saremmo aspettati da Gesù una denuncia senza appello nei confronti dell’amministratore e invece, mettendo il giudizio in bocca al padrone frodato, loda l’amministratore -che comunque rimane disonesto- e lo loda perché ha agito con scaltrezza, astuzia, furbizia.
Come sarà possibile mettere sullo stesso piatto della bilancia disonestà, scaltrezza, furbizia, astuzia e renderle in certo qual modo positive?
A seguito di tutto questo Gesù aggiunge: “I figli di questo mondo verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce”. In altre parole il Signore mette in risalto il fatto che chi difende i propri interessi, i propri comodi, è molto più creativo, originale, intraprendente e più convinto di coloro che devono difendere i valori proposti da Dio. Oh, se noi credenti riflettessimo di continuo su questa realtà che ci interpella sempre e comunque!
Carissimi fratelli e sorelle, per noi il rischio consiste nell’ allinearci alla mentalità corrente e diffusa, spesso disfattista, minimalista, fino al punto di arrivare a giustificare il nostro tacere con la difficoltà legata ai tempi; non riuscendo così ad ammorbidire il cuore delle persone, si finisce per anestetizzare anche il proprio.
Il cristiano, colui che annuncia il Vangelo, chi serve i poveri, chi educa i piccoli e i giovani, non può essere stanco, demotivato, inefficace; lo abbiamo meditato e continuiamo a esserne nutriti con la virtù della speranza soprattutto in questo anno santo.
Il discepolo di Gesù non si tira indietro e non si barrica dietro una mentalità comoda ma, mediante il dono di sé, è chiamato a mettere in pratica tutta la sua originalità, la sua creatività e anche la sua scaltrezza, la sua furbizia, sapienza e intelligenza.
Il Vangelo, Gesù Verbo del Padre merita il meglio di noi stessi. Per questo Gesù aggiunge: “Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti”.
Per questo Gesù conclude invitandoci alla radicalità: “Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza”.
A margine o forse anche in filigrana a questa interpretazione diretta e immediata della parabola ne vedrei anche un’altra che impegna molto da vicino la figura dell’amministratore e quindi di ogni amministratore di ogni tempo; ciascun consacrato, ciascun battezzato, ciascuno di noi al quale è stato affidato qualcosa e qualcuno.

Nella reazione del padrone nei confronti dell’amministratore disonesto si può intuire, oltre che la scaltrezza, una sorta di salto qualitativo rispetto al semplice ed evidente piano negoziale.
Il padrone infatti dopo aver preso consapevolezza dell’operato, pur lasciando intatta la disonestà dell’amministratore, tuttavia ne loda il meccanismo messo in atto ed anche il risultato.
In altre parole è come se mettesse in luce il fatto che, se da una parte assicura per sé il futuro, dall’altra diremmo che fa fare una sorta di bella figura al padrone il quale, almeno così pare dalla parabola, non muta affatto l’operato dell’amministratore nella diminuzione del debito: rimane comunque rimesso.
Carissimo fra Emanuele, questa Parola di Dio oggi data alla Chiesa e a ciascuno di noi, è in modo particolare consegnata a te. A te che, mentre svolgevi il lavoro nel corpo della Guardia di Finanza, hai risposto alla chiamata del Signore ad essere suo amministratore per un’opera immensa di amore.
Sei chiamato in questo stato di vita, adombrato, cioè consacrato, dalla potenza dello Spirito Santo, a proseguire nella via della santità battesimale e della vita consacrata in tutte le sue peculiarità, mediante le caratteristiche del servizio dell’amore e della misericordia dell’unico Sommo ed Eterno Sacerdote, NSGC di cui sarai reso partecipe.

Questo è il tesoro del discepolo, questo è il tesoro dell’amministratore fedele e saggio il quale fa convergere e orienta tutto secondo Dio. Sotto la guida infallibile dello Spirito Santo potrai tessere le trame quotidiane della santità come su un telaio esistenziale nel quale farai passare i fili della tua vita unita a quelle delle persone, fortificate e vivificate entrambe dall’ordito della vita di Cristo, attingendo specialmente al mistero dell’Eucaristia, che da oggi potrai celebrare come ministro Ordinato e quindi presiederla, secondo la tradizione della Chiesa.
Sei chiamato ed eletto ad essere amministratore e non padrone di questo mistero dal quale germogliano tutti gli altri sacramenti della Chiesa e l’intera sua vitalità.
Il tuo cuore, totalmente intriso di preghiera, sia nell’Eucaristia e l’Eucaristia sarà nel tuo cuore, per essere ministro fedele dell’unico Sommo Sacerdote, il Signore Nostro Gesù Cristo. E della sua missione sarai partecipe vivendo per primo quanto insegnerai, a lode di Dio per l’edificazione della Chiesa e nell’esercizio della santa obbedienza.
Ti assistano in questo, e in tutto ciò che comporta il nuovo stato di vita presbiterale, tutti i santi, specialmente i patroni della tua famiglia religiosa: s. Francesco d’Assisi e s. Antonio di Padova.
Maria, madre della Chiesa, madre dei sacerdoti e regina di tutti i santi, così come lo fu per il giovane Giovanni e gli altri apostoli, sia per te premurosa presenza in ogni istante della tua vita.