Pasqua 2025 – messa crismale

Carissimi fratelli e sorelle, il Vangelo appena proclamato riecheggia di singolare attualità nel contesto dell’Anno Santo che stiamo vivendo.
Gesù, riprendendo le parole del profeta Isaia, che annunciano l’anno giubilare, le incanala nella sua persona e nel suo tempo; perciò dichiara: “Oggi si è compiuta questa scrittura”.
Possiamo pertanto dire che l’Anno Santo, con tutto ciò che comporta, coincide con la persona di Gesù il quale, attraverso la sua opera, la sua vita, il suo ministero, rende vero quanto nel vaticinio del profeta Isaia.
Il Vangelo è il giubileo. Senza il Vangelo si inseguono pseudo miraggi giubilari senza alcun fondamento.

Carissimi fratelli e sorelle, in modo particolare i confratelli sacerdoti, vivere l’Anno Santo immaginando che possa accadere qualcosa, senza l’esplicito e fondamentale riferimento alla persona di Gesù, che nella nostra vita si è fatto sacramento visibile, sarebbe per noi come l’attesa vaga ed illusoria di un tutto non meglio definito che poi è destinato a svanire nel nulla.
Sarebbe come ridurre la speranza cristiana a un pio desiderio che, invece di fondarsi sullo Spirito, fa leva sui nostri sogni o sulle nostre aspettative umane.
Così come quel giorno di Nazareth ha condensato nella persona di Gesù la totalità del tempo e tutte le attese contenute nelle promesse di Dio, così anche per noi, costituiti dallo Spirito Santo ministri di Cristo, ministri del Vangelo, sarà di capitale importanza rendere la nostra persona, la nostra vita, continuamente catalizzatrice e contenitore dei doni di grazia, per farli germogliare e fruttificare in noi e nel nostro tempo.
Per questo lo Spirito del Signore ci è stato donato, anzi è stato infuso in noi.
Questo vale per tutti i cristiani: dal giorno del nostro Battesimo, della Cresima e dell’Ordinazione sacerdotale lo Spirito Santo ha, per così dire, occupato tutto il nostro essere e ha reso l’intera nostra vita capace di agire in suo nome.
Sarebbe perciò controproducente e deleterio opporvisi aprendo l’ombrello della nostra autosufficienza.
“Lo spirito del Signore è su di me”; durante quest’anno lo Spirito Santo ci guida sulla via della speranza; per coglierla questa speranza ed esserne noi strumenti tangibili ed eloquenti.
La speranza è la vita in Cristo, la gioia di questa vita, e mai un qualcosa rivestita di tinta illusoria.
Quanti motivi abbiamo per essere delusi!? Tanti. Ma uno solo sarà il fulcro su cui far leva, affinché ognuno di questi motivi sia trasformato in Grazia, ossia in dono, secondo quella logica riferita ancora dal profeta Isaia, vale a dire la trasformazione di tutto ciò che è nocivo e causa di conflitti in strumenti di vita: “Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci” (Is 2,4). Abbiamo perciò la forza di spezzare in noi, e mai sulla schiena o coscienza degli altri, tutto ciò che è nocivo, tutto ciò che è causa di tristezza, e di trasformarlo, con la fantasia dello Spirito, in strumenti di gioia e di vita piena.
Carissimi fratelli e sorelle, cari ragazzi oggi presenti a questa Messa del Crisma, non lasciamoci sfuggire quell’ “Oggi” del Vangelo, nell’attesa di un fumoso illusorio domani.
Noi siamo chiamati a vivere la contemporaneità evangelica, la contemporaneità della Grazia, ossia dei doni di Dio che sono il nostro incontro personale con Gesù e il vivere nella sua amicizia.
Quell’oggi di Gesù non è neanche una sorta di luogo filosofico sul quale ci si possa soffermare per giustificarne o per confutarne la veridicità; quell’oggi è il tempo giusto per tutti; è per noi il nostro tempo fissato da Dio, non come un appuntamento cronologico, ma come il momento esclusivo di Grazia e di salvezza; di guarigione e di comunione con Dio e tra i fratelli e le sorelle.
È l’oggi dello Spirito Santo che, eterno, in Gesù si fa dono nella nostra vita ed è motivo di speranza certa. L’oggi di Cristo diventa vero, nel nostro contesto, in questa celebrazione e in ogni nostro atto celebrativo, per poterlo poi rendere Vangelo vivo in ogni nostra giornata.
Nella misura in cui Gesù sarà il nostro oggi, sapremo vivere appieno il tempo e tesserlo con trame vive di speranza.
Il Signore Gesù, attribuendo a sé le parole del Profeta, intercetta l’attesa continuata e in lui la rende, per così dire, esecutiva: “oggi si è compiuta questa parola”.
Le nostre attese richiedono la medesima dinamica; lo saranno –le nostre attese- nella misura in cui saremo sempre in comunione con lo Spirito e disponibili al mandato che da esso proviene. Gesù infatti continuando nella lettura e nell’attualizzazione, proclama: “Per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare (il lieto annuncio ai poveri)…, a proclamare (la liberazione…), rimettere…(in libertà gli oppressi)”.
La nostra consacrazione, sia dei Presbiteri come dei Cresimati, in sostanza di ogni cristiano, di ogni battezzato, non è il punto di arrivo di un percorso quanto piuttosto il punto di partenza, una sorta di base di lancio: “Per questo mi ha mandato e per questo motivo mi ha consacrato”. Diversamente dovremmo dire che la nostra consacrazione piuttosto che essere la pietra fondamentale di una vita nuova segna invece il punto iniziale di un collasso che, in definitiva, porta alla morte. (…)
Il dono dello Spirito Santo non è neanche una sorta di medaglia al valore, ma contiene il valore immenso di Dio che, attraverso la consacrazione, ci manda, ci invia a suo nome per rendere vivo e vero l’Anno di Grazia, il tempo di grazia, il nostro tempo, Gesù Cristo sul quale il Giubileo prende forma e sostanza.
Il punto di partenza di tale processo non potrà mai svanire né diluirsi nella scansione del tempo, ma sarà sempre presente nel nostro ministero a suggello dell’azione santificatrice dello Spirito, per essere tra la gente segno di benedizione; segno della presenza misericordiosa di Gesù Cristo, salvatore del mondo.
Oggi noi, come coloro che si trovavano in Sinagoga in quel giorno, abbiamo i nostri occhi fissi su Gesù.
Manteniamo questo nostro sguardo su Gesù che compendia l’intera storia e le conferisce il senso pieno attraverso la sua presenza misericordiosa acquistataci con il sacrificio d’amore sulla croce e che si perpetua nell’Eucaristia.
Cari fratelli, crediamo che quanto abbiamo proclamato si compie ora nella nostra vita e la chiama in causa affinché vi possa partecipare attivamente?
La nostra testimonianza sia la risposta affermativa a quanto le parole non potrebbero mai esprimere.
Accompagni il senso della rinnovazione delle promesse sacerdotali che in questa liturgia si celebra ed illumini la nostra partecipazione alla benedizione degli olii, materia sensibile per la celebrazione dei sacramenti di salvezza: di vicinanza per i catecumeni, per gli infermi e per la consacrazione dello Spirito santo.
Ci sostenga la materna intercessione di Maria Santissima; lei che, resa madre per opera dello Spirito Santo, renda ancora feconda ogni nostra azione, attraverso il nostro eccomi incondizionato al volere di Dio.