San Matteo in Campitelli – 25° della dedicazione della chiesa nuova

Carissimi fratelli e sorelle, mentre celebriamo il ricordo del 25° anniversario della dedicazione di questa Chiesa dedicata all’apostolo san Matteo, ci sentiamo particolarmente arricchiti dal clima di questi giorni, sia del Natale come anche dal tempo che stiamo per vivere con l’inizio del Giubileo. L’uno e l’altro mettono in evidenza il percorso, il cammino della storia umana, della nostra storia, ìn compagnia di colui che della storia è il senso pieno, Nostro Signore Gesù Cristo. Sentiamo avverarsi quanto abbiamo espresso nell’invocazione del ritornello al salmo responsoriale: “Signore fa’ splendere ìl tuo volto e noi saremo salvi”.
In questa quarta domenica di Avvento, mentre ci avviciniamo al Natale di Gesù siamo, per così dire, chiamati ad essere in viaggio insieme a Maria e Giuseppe, alla ricerca di un luogo dove far nascere il Bambino.
Come sappiamo, lo abbiamo sentito preannunciato nella prima lettura, Betlemme di Efrata sarà la meta. In quel piccolissimo borgo, anzi nella sua periferia e dentro una grotta, in una stalla, il Messia potrà venire al mondo. Betlemme significa “casa del pane”… e anche “casa della Parola”; del pane per nutrire il corpo, della Parola per saziare la mente, il cuore, la vita.
Betlemme è pertanto la dimora che il Figlio di Dio si è preparata per entrare nel mondo: casa del pane, casa della Parola. Dunque possiamo dire che Betlemme è anche la nostra meta e la nostra patria. Dovremmo riconoscere però che nel nostro camminare spesso siamo distratti e confusi; camminiamo alla cieca; smarrendoci e perdendoci nelle più disparate vie, tutte piene di promesse ma nessuna orientata nella direzione giusta: verso cioè il pane, verso la parola, verso la patria vera. Spesso ci dimentichiamo di essere fatti per Dio e che il nostro cuore — come ci insegna il grande S. Agostino- è inquieto finché non riposa in Lui.
Perciò, anche se in modo inconsapevole a volte, sappiamo che non potremmo mai fare a meno di Dio.
Betlemme è la casa nella quale si manifesta il Pane di Vita. Il nutrimento autentico, privo di scorie o additivi nocivi.
Betlemme è il cuore del mondo; pertanto il nostro cuore necessita di avere gli stessi suoi palpiti.
Betlemme è liberazione per ciascuno di noi da ogni malsano appetito di ghiande, di carrube e di briciole, per trovare ed avere la sazietà dei Pane della vita vera e bella. Gesù conosce bene il nostro cuore, le domande che lo assillano, le inquietudini che lo invadono, come anche il vuoto lasciato dal peccato.
Egli desidera essere per noi risposta e appagamento, nutrimento e vita.
II povero villaggio di Betlemme, pieno di memorie regali, casa del re Davide, ci ricorda che, a volte, le cose piccole, le realtà insignificanti sono quelle che rivelano luminosamente la grandezza sempre inimmaginabile dell’Amore di Dio. Nessuno avrebbe scommesso su Betlemme. Eppure col suo misero e insignificante agglomerato di case era già diventato noto, anzi direi celebre per essere stata la patria del re Davide; e lo sarebbe stato di nuovo anche per l’avvenire: tenda clell’Enimanuele, del Dio-con-noi.
Lo capiscono Maria e Giuseppe, pastori…i magi, e tutte le persone che in quella notte santa riuscirono ad ascoltare, nel silenzio, la voce di Dio e mettersi in viaggio.
Oggi siamo chiamati anche noi ad entrare in questa comprensione e lo saremo nella misura in cui riusciremo ad arrivare alla fine di questo meraviglioso cammino di Avvento, come oggi lo siamo per l’anno anniversario della dedicazione di questa Chiesa e di tutti gli altri cammini che ci attendono, intrisi del profumo della speranza, impregnati di gioia e grondanti di un desiderio di bene, che sarà sempre da alimentare con il pane e la parola: con il riferimento a Betlemme. Betlemme ti ricorda che essere piccoli oppure anche niente/nulla non significa essere uno scarto agli occhi di Dio. Significa anzi essere persona amata da lui con un amore senza misura; pensate, come se ognuno di noi fosse l’unico essere al mondo. Se non credo questo mistero non comprendo il Giubileo, non comprendo il senso profondo del mio essere cristiano, non comprendo il Natale, deviando su altri percorsi che non portano né gioia né speranza. Carissimi fratelli e sorelle, in tutto questo contesto siamo chiamati a cogliere anche il toccante messaggio del testo della Lettera agli Ebrei oggi proclamato.
Gesù non viene nel mondo per offrire sacrifici di animali. Egli riceve dal Padre un corpo ed offre questo suo corpo per la nostra salvezza.

Gesù si mischia totalmente al fango umano, fragile e sofferente. “Ecco io vengo, Padre, pelare la tua volontà”. Gesù, si affida al volere del Padre per diventare nostro fratello e nostro salvatore. Egli intraprende in fretta un viaggio nel grembo verginale di Maria sua madre. Porta la primizia dell’Amore Nuovo ad Elisabetta, la quale anche lei aspetta un figlio, frutto di una promessa e di un’attesa ormai improbabile da realizzare umanamente. Maria non ha paura di affrontare un viaggio lungo e rischioso verso la regione montuosa, in una città di Giuda. All’arrivo entra nella casa di Zaccaria, e saluta Elisabetta. Elisabetta è inondata dallo Spirito Santo e canta il suo inno di lode, atto di gioia e di fede: “Benedetta tu, Maria, fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto”.
Carissimi fratelli e sorelle, Maria, così come nella vicenda evangelica narrata dal Vangelo di oggi, si inoltra per le strade tortuose della nostra umanità; quella umanità attraversata da guerre, tensioni estreme, lotte efferate, nel contesto delle quali la speranza sembra essere un miraggio e arriva Maria finoa alle nostre case; entra nelle più svariate vecchie sterilità della nostra società ternana e porta Gesù che ancora deve nascere. Maria arriva fino al cuore di ciascuno di noi e vi depone suo Figlio Gesù. Betlemme e la casa di Zaccaria sono per noi spunto di riflessione e parametri per accogliere con semplicità e con gioia il Signore che viene.
Vivremo anche noi la medesima beatitudine di Maria attestata dalla cugina Elisabetta: “beato/a colui/colei che crede nell’adempimento della parola del Signore”.
Maria santissima ci sia guida e incoraggiamento; con lei l’apostolo ed evangelista san Matteo, affinché iniziando dal nostro piccolo, sappiamo essere seme e germe di speranza per un mondo più giusto e buono, improntato sull’ascolto della P 37-ola dì Dio e la sua messa ìn pratica in ogni circostanza della vita.