Amelia san Massimiliano Kolbe – celebrazione a conclusione della visita pastorale

Con la bella e partecipata celebrazione della domenica della Santissima trinità, presieduta dal vescovo Piemontese, si è conclusa il 27 maggio la visita pastorale nelle parrocchie di San Massimiliano Kolbe ad Amelia.
Il vescovo ha ringraziato tutti per l’accoglienza e in particolare il parroco padre Alfredo Bucaioni e la comunità dei frati francescani, padre Stefano, padre Rocco e fra Andrea, che si cura della comunità della parrocchia e che anima la pastorale dei giovani e delle famiglie.
“Abbiamo vissuto insieme giorni intensi nell’accoglienza e condivisione – ha detto il vescovo – e ringrazio il Signore per la presenza dei religiosi in questa parrocchia, che è un dono per la vostra comunità e per la diocesi, nel segno del carisma francescano e della testimonianza di San Massimiliano Kolbe”.
Una parrocchia estesa, una comunità numerosa, variegata, dinamica, dove è presente un bel cammino di catechesi che coinvolge i bambini, ragazzi e adulti, i gruppi delle famiglie, la carità vissuta attraverso la Caritas e in tanti altri gesti, dove si manifesta una adesione e apertura alle proposte per la catechesi dell’iniziazione cristiana e della pastorale familiare.
Una ricchezza che spinge a continuare il cammino verso nuove méte che sono state indicate dal vescovo.
“Le belle iniziative di evengelizzazione per gli adulti sono da promuovere per tutta la comunità. Questa comunità insieme ai francescani sia strumento di promozione della comunione all’interno della parrocchia, della forania, della città e della diocesi, superando diversità di vedute, ma camminando insieme alla chiesa. Conto su di voi per questa opera di comunione. Inoltre, invito ad maggiore opera e inventiva a servizio degli adolescenti e giovani, i più fragili in questi nostri tempi, e il prossimo sinodo sia da stimolo per questa sfida. Un pensiero per la Comunità Incontro che va considerata come cittadella della speranza, di cui la parrocchia e la comunità pastorale non può non avere a cuore e per la quale vanno individuate modalità possibili di relazione e di cura pastorale”.

 

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