Azione Cattolica – catechesi di Sabino Chialà “Pensare e vivere la Chiesa oggi alla luce degli Atti degli Apostoli”

Le “grandi catechesi” dell’Azione cattolica di Terni Narni Amelia hanno avuto inizio con l’incontro nella chiesa di San Francesco a Terni di venerdì 15 settembre con Sabino Chialà, Monaco della Comunità di Bose, biblista e patrologo che ha parlato di: “Pensare e vivere la Chiesa oggi alla luce degli Atti degli Apostoli”. Una serie d’incontri che continuerà nei prossimi mesi con altri due appuntamenti: con Goffredo Boselli ed Enzo Bianchi. L’Azione cattolica vuole offrire un cammino di crescita nella maturità e nella consapevolezza della propria fede personale.
La catechesi per quanto centrale resta un pezzo della vita di fede personale e della vita della comunità ecclesiale. La relazione tra questo pezzo e tutti gli altri dell’esperienza cristiana, deve essere afferrata sul piano personale ma anche in relazione alla situazione storica concreta, alle proprie condizioni di vita, al contesto politico ed economico.
Catechesi cominciate dalla lettura degli Atti degli apostoli come interpretazione della vita delle comunità cristiane, attuali ai giorni nostri per un rinnovamento della vita della Chiesa particolare.
Sabino Chialà ha sottolineato come di fronte alla diminuzione dei fedeli, allo scollamento crescente e all’incomunicabilità tra luoghi simbolo della fede e i luoghi dell’umanità, si richiede alla chiesa un rinnovamento.
“La Chiesa è cantiere sempre aperto guidato dallo Spirito Santo – ha detto Chialà -. E’ opportuno allora mettere mano all’opera di riedificazione quotidiana della comunità. Dare spazio ad una Chiesa in uscita mentale di chi cerca di capire e si mette in ascolto, di chi sa trovare parole e gesti che la gente senta dette e fatte per loro. In questo l’esperienza delle prime comunità ha molto da insegnare. Deve rimanere la capacità di sognare come nelle prime chiese cristiane”
Alcuni strumenti sono stati indicati da Chialà dalla lettura del capitolo secondo degli Atti degli Apostoli: il discernimento frutto della comprensione del confronto con la realtà che cambia ; agire nell’ascolto della parola di Dio, di una scrittura che deve essere nelle mani del credente ordinario e non di pochi, in rapporto personale e diretto con la parola di Dio che edifica la comunità; comunione nello stare insieme, nel condividere lo stesso modo di pensare. “La caritàè il prendersi cura dell’altro non è solo un atto dai giustizia e di bontà – ha rimarcato Chialà – ma strumento di edificazione della nostre comunità. Pratica di attenzione e vicinanza e dove manca si priva la comunità di uno degli aspetti essenziali, ossia della sollecitudine gli uni verso gli altri. E ancora l’assiduità all’Eucarestia “forse lo strumento più facile da praticare, perché è stato ritualizzato – ha detto – ed era uno strumento di comunione”. Poi la perseveranza nelle preghiere, insieme, al di fuori dell’Eucaristia. Ritrovarsi a pregare gli uni per gli altri per crescere nella coscienza di essere chiesa. Diventa esercizio di comunione e strumento attraverso cui si edifica una comunità che cresce in stima davanti agli uomini e in numero. “Oggi – ha concluso – la chiesa è quella che non ha paura di pensare, per la quel il cammino impone delle scelte frutto di discernimento, che applica oggi quegli strumenti di edificazione del corpo della Chiesa e che rende la comunità viva e comunicativa”.