Clarisse – professione religiosa solenne di suor Clara Grazia Pavito

Domenica 11 aprile, domenica in Albis, presso il monastero della Santissima Annunziata delle clarisse a Colleluna ha emesso la professione religiosa solenne suor Clara Grazia Pavito nell’Ordine delle Sorelle Povere di Santa Chiara – Clarisse , nella celebrazione presieduta dal vescovo Piemontese e concelebrata da padre Danilo Tremolada vicario provinciale dei Frati Minori dell’Umbria e don Luca Andreani parroco di Santa Maria del Rivo e alla presenza di sacerdoti della vicaria Terni 4 e dei frati minori della chiesa di Sant’Antonio a Terni.
Il rito della professione è cominciato con l’accensione della lampada al cero pasquale, le interrogazioni del vescovo, la preghiera litanica, quindi suor Clara Grazia con le sue mani nelle mani della Madre Abbadessa suor Chiara Manuela Bassi ha promesso e fatto voto a Dio Onnipotente di vivere in castità, senza nulla di proprio, in obbedienza e in clausura, ha quindi ricevuto dal vescovo l’anello segno del suo sposalizio con Cristo.
Una professione solenne in tempo di pandemia che visto la presenza di un numero ridotto di persone in chiesa per pregare insieme alle sorelle clarisse, un momento particolare che è stato ricordato anche dal vescovo Piemontese nell’omelia: “Conosciamo i disagi di malattia, distanziamento, impossibilità di manifestare segni di affetto. Un tempo della pandemia dello spirito: mondo ammalato per il virus dell’indifferenza, distrazione, edonismo, ricerca del piacere, insoddisfazione. In questo clima, carico di malattia e di cattiveria per te, cara Clara Grazia, è riservata una proposta di vita, progetto controcorrente, incomprensibile a questo mondo. Il Signore ti ha chiamata nel deserto, ti ha sussurrato nel cuore il suo amore, ti conduce nella via dell’amore, ti insegna il segreto della libertà. Ti proietta oltre, in un linguaggio, realtà che non a tutti è dato di comprendere. A te è stato concesso. Ti ha chiamata sulla scia di Chiara d’Assisi, inserendoti nella sua famiglia. E oggi il giorno solenne dello sposalizio, della risposta definitiva alla vocazione del Signore. Non schiava del Signore, ma sua sposa”.
Il vescovo, ricordando le origini argentine di suor Clara Grazia, ha citato l’importante solennità di Nostra Signora di Lujan, patrona del popolo argentino: “La Vergine di Luján con il suo cuore di Madre, in questo momento è molto vicina a coloro che soffrono per la pandemia, a coloro che sono contagiati, a coloro che hanno perso i loro cari, per raggiungere la consolazione della fede, ma soprattutto affinché tutti gli argentini abbiano un segno di speranza”.

Suor Clara Grazia è di origini argentine, ed ha anche la cittadinanza italiana. Nata a Buones Aires il 25 gennaio 1979 vi è rimasta fino ai 21 anni quando si è trasferita in Italia per studio e per perfezionarsi nelle lingue, frequentando l’Università della Sapienza di Roma.
In occasione di una vacanza in Puglia, fermandosi nel paese di Padre Pio comprò un Vangelo tascabile e nel viaggio di ritorno leggendo gli Atti degli Apostoli sentì il desiderio di ricevere anche lei il battesimo nella sua parrocchia di “S.Anna” di Roma e poi i sacramenti dell’iniziazione cristiana nella notte di Pasqua 2009.
Ha poi conosciuto la realtà di Assisi, ha iniziato e frequentato con assiduità un cammino di fede che viene offerto dai frati a Santa Maria degli Angeli e poi da lì ha conosciuto anche la comunità delle clarisse di Terni iniziando un cammino che l’ha portata a fare il suo ingresso in monastero nel settembre 2012.