Festa della promessa dei fidanzati 2019

Oggi celebriamo la festa della promessa, festa degli innamorati, festa di coloro che stanno per “compromettersi” in un progetto di vita, definitivo, totale, senza riserve, per sempre.
Davanti alla tomba di san Valentino, la vostra storia oggi acquista profumo di primavera, chiarezza di motivazioni, orientamento definito, ricchezza di grazia, garanzia di riuscita, promessa di accompagnamento.
Siete qui per una promessa di amore. Avete voluto che tra di voi ci fosse Gesù e San Valentino, patrono degli innamorati.
Certo, nel vostro cuore, insieme all’entusiasmo e allo slancio amoroso, vi sono anche titubanze, incertezze, dubbi, paure.
In questi momenti di preghiera e di riflessione, il pensiero va alla storia del vostro amore, al vostro incontro. Scorrono nella mente i fotogrammi del vostro primo incontro, il percorso dei momenti decisivi che vi hanno fatto pensare che sarebbe felicità mettere insieme le vostre storie e le vostre vite, per sempre, stipulare un patto che dia definitività al vostro amore e alla gioia di stare insieme.

Oggi siete voi che vi promettete serietà di intenzioni, sincerità di propositi, dedizione vicendevole totale per preparare adeguatamente, con l’aiuto del Signore, l’intercessione di san Valentino, la benevolenza di Maria di Nazaret, il giorno in cui la promessa odierna diventerà decisione di scambio vicendevole indissolubile delle vostre esistenze.
Ma è anche san Valentino, speciale patrono dei giovani innamorati, che vi rinnova la sua promessa di assistervi e di accompagnarvi nel vostro discernimento, in quest’ultimo tratto di strada, come ha fatto con i due giovani innamorati, Sabino e Serapia, che incontrò casualmente al di là del suo giardino.

La parola di Dio di oggi può essere per voi quel foglio in filigrana, sul quale scrivere i vostri propositi, le vostre riflessioni e le vostre speranze.

Voi siete le primizie di una nuova umanità: felice, riuscita, beata, ricca.
Nelle parole di Gesù scoprite i criteri che portano alla felicità: le beatitudini.
Per quattro volte Gesù annuncia: beati voi, e significa: in piedi voi che piangete, avanti, in cammino, non lasciatevi cadere le braccia, siete la carovana di Dio.
La carovana di Dio segue vie e criteri diversi da quelli del mondo.
Gesù ci mette in guardia quando ci dice GUAI, non è una maledizione, ma richiamare con serietà l’attenzione perché il successo immediato non è destinato a durare, ci getta nella solitudine, a mani vuote. Avremo costruito la casa sulla sabbia con le inevitabili conseguenze:
“Guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete.
Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi”.
Invece il segreto del successo, e i criteri proposti da Gesù, per giungere alla felicità, le beatitudine sono:
“Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete, perché riderete.
Beati voi, poveri, perché avete più spazio per Dio, perché avete il cuore libero, non vi lasciate comandare dalle cose, dai piaceri e dalle mondanità che le ricchezze possono procurare;
Perché le ricchezze rischiano di portarvi all’avidità, ad appiattirvi alla dimensione materiale, egoistica.
I poveri sono gli amici, i prediletti da Gesù e con loro prepara e costruisce il Regno
Beati i poveri, che di nulla sono proprietari se non del cuore, la ricchezza che donano a tutti e che riscalda e trasforma la persona, la famiglia, il mondo.
E’ difficile oggi comprendere lo spirito delle beatitudini. I santi lo hanno fatto: Francesco d’Assisi, Chiara, Valentino che per amore hanno donato la vita, come Gesù e sono vissuti felici.

Il Salmo responsoriale, il primo della serie, che apre alla sinfonia di tutti i salmi, è il loro coronamento:
Beato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi,
non resta nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli arroganti,
ma nella legge del Signore trova la sua gioia,
È come albero piantato lungo corsi d’acqua,
che dà frutto a suo tempo:
le sue foglie non appassiscono
e tutto quello che fa, riesce bene.

Cari amici, le motivazioni che vi portano alla promessa di celebrare a breve il sacramento del matrimonio devono essere veramente serie, se vi ponete contro corrente. Forse alcuni di voi conducono già una forma di convivenza, di prova di vita coniugale. Voglio augurarmi che la vostra decisione di sposarvi nel Signore non nasca dalle insistenze dei suoceri, ma da un vostro desiderio di essere sposi nel Signore. E allora la vostra decisione si fa ancora più seria perché la natura dell’amore e del matrimonio cristiano è speciale: esso comporta che voi vi consideriate le persone più speciali del mondo al punto da scegliervi escludendo tutti gli altri;
che vi amiate con tale intensità di sentimenti, di passione, di scambio di anima e corpo che vi sembrerà di non farcela (ti amo da morire!);
che il vostro amore non finirà mai, durerà per sempre;
che sarà così ricco che fiorirà mirabilmente nella pro-creazione di bambini simili a voi;
un amore che vi porterà insieme ad abbracciare la famiglie del coniuge e tutti gli uomini e le donne che incontrerete nella vostra vita;
un amore che pronto a resistere e a superare le barriere della sofferenza, della solitudine, della disoccupazione, della malattia, delle incomprensioni.
Questo è l’amore che Dio ha posto nel vostro cuore, facendovi incontrare e scegliere.

Ma tutto ciò per avere successo, crescere e durare nel tempo ha bisogno della Grazia e dell’aiuto del Signore, che Egli vi promette e assicura.
Perché oggi tanti matrimoni, nati anche con buone intenzioni, falliscono? Forse perché sono nati male, si è scambiato l’amore con la passione. Certamente perché gli sposi non si sono lasciati guidare dal Signore con umiltà e fiducia. Si è lasciata spegnere la grazia del sacramento del matrimonio. Si è dimenticato il Signore.
L’amore, la fedeltà, la gioia si costruiscono e si incrementano con la preghiera quotidiana, con l’Eucarestia domenicale, con la confessione frequente, con il perdono reciproco quotidiano: mai addormentarsi senza essersi chiesti scusa: “non tramonti il sole sopra la vostra ira”(Efesini 4,26).
E poi la Parola di Dio, che diventa alimento e compagno quotidiano. Beato l’uomo che “nella legge del Signore trova la sua gioia,la sua legge medita giorno e notte” (Salmo 1).

Insomma oggi deve segnare per voi l’inizio di un cammino di santità per custodire e aumentare il vostro amore! Si santi, come dice Papa Francesco:
“Per essere santi non è necessario essere vescovi, sacerdoti, religiose o religiosi. Tutti siamo chiamati ad essere santi vivendo con amore e offrendo ciascuno la propria testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno, lì dove si trova… Sei sposato? Sii santo amando e prendendoti cura di tuo marito o di tua moglie, come Cristo ha fatto con la Chiesa. Sei un lavoratore? Sii santo compiendo con onestà e competenza il tuo lavoro al servizio dei fratelli. (14)
E poi ricordate: La santificazione è un cammino comunitario, da fare a due a due. (141).
La santità proposta da papa Francesco, quella della quotidianità: nel vostro amore diventate santi, non nonostante il vostro amore. Più vi volete bene, più realizzate la vostra vocazione e diventate santi. Gesù non è geloso del vostro amore e della vostra intimità, anzi!
Cari amici, oggi San Valentino oggi accoglie la vostra promessa e a sua volta vi guarda con simpatia e tenerezza e vi promette la sua protezione. Egli prega per voi, e anche noi insieme a Lui, perché siate felici e siate quel lievito che trasforma un mondo di egoismo in mondo di amore, fecondità, gioia e pace.