Festa di San Giovenale 2015

E’ domenica, il giorno del Signore Risorto e nella Messa incontriamo Gesù mentre celebriamo e rendiamo attuale la sua vita, la passione, la morte e la sua risurrezione. Oggi siamo in tanti perché è la festa di san Giovenale. Ma ogni domenica san Giovenale ci da appuntamento attorno al suo sepolcro per gioire della sua presenza di testimone di Gesù Risorto.

La Parola di Dio ci illumina e incoraggia. Il Vangelo di Giovanni, riportandoci le parole stesse di Gesù, ci aiuta a comprendere chi è Gesù. E’ un paragone particolare, che ci riferisce Gesù: “Io sono la vite, quella vera”.
Nella Scrittura è il popolo di Dio, che è paragonato alla vigna: la vigna del Signore. Ma questa vigna non ha prodotto frutti buoni, di giustizia perciò Dio l’ha abbandonata. (cfr.Cap. 5 Isaia, canto d’amore di Dio per la vigna, la sposa da cui Dio si aspetta opere gradite. Il signore si aspettava giustizia ed ecco spargimento di sangue).
Gesù si presenta come l’unica vite del Padre, quella vera, capace di rispondere alle aspettative di Dio. E’ Gesù il figlio di Dio, l’amato, nel quale Dio si è compiaciuto, che per amore ha donato la sua vita nella passione, morte e risurrezione.

Noi siamo i tralci e Dio Padre è l’agricoltore. Tutti noi siamo oggetto delle cure paterne, amorevoli del vignaiolo, che attraverso un’opera di potatura, vigorosa o parziale, vuole predisporre la vite a portare frutto.
Alcune condizioni per portare frutto: “Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me”.
La prima condizione per portare frutto è restare uniti alla vite. “Rimanete in me”. “Dimorate in me”, dice Gesù che significa custodite dentro di voi la mia presenza, la mia amicizia, la mia benevolenza, portatemi nel cuore, come io vi porto nel cuore, con me. E’ una delle espressione più belle di Gesù. Come due fidanzati si portano continuamente nel cuore, come una mamma vive all’unisono per il bambino che porta nel grembo e vive in funzione di lui, così Gesù vive con noi vuole che noi viviamo con Lui.

Gesù dice: Solo “Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla”.
Un cristiano non è colui che va a messa la domenica, ma colui che per poter restare unito a Gesù, per dimorare in lui va a Messa la domenica e si nutre del suo corpo e del suo sangue e così produce molto frutto di santità, giustizia, di gioia, di vita serena.
“Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto”. Gesù parla di potatura per rendere la vite più carica di frutti. Ecco il senso delle sofferenze, dei sacrifici… Per liberarci da abitudini negative abbiamo bisogno di sforzo, sacrifici, sofferenze. Un padre di famiglia per sostenere la sua famiglia e renderla felice, affronta volentieri le fatiche, i sacrifici, le privazioni e le sofferenze che il lavoro, la vita comportano. Ma poi si rallegra per i frutti conseguiti, per la gioia procurata.
San Giovenale è stato un tralcio unito alla vite che è Gesù, attraverso il battesimo, la fede e la carità; si è alimentato alla linfa proveniente da Gesù: la grazia, l’amore di Dio, dal quale ha ottenuto la forza per annunciare il Vangelo e fondare la chiesa a Narni; è stato potato dalla sofferenza della persecuzione e del martirio per produrre questo grappolo meraviglioso che è la chiesa di Narni. E’ rimasto costantemente unito a Gesù e perciò ha potuto portare frutti di santità, di carità, di dottrina e di civiltà per il popolo a lui affidato e anche per noi.
Leggevo su una guida illustrativa di questa vostra festa: “Che la corsa all’Anello si svolge in onore di San Giovenale, è ormai cosa nota: voi avete riportato sulla vostra brochure: Ad honorem et reverentiam gloriosissimi Juvenalis Martyris, Patroni, Gubernatoris et Defensoris Populi et Communis. Ma quello che meraviglia è il fatto che del personaggio cui è dedicata la manifestazione se ne parli molto poco”.

Non so quanto conosciate la personalità e la spiritualità o semplicemente le notizie biografiche di san Giovenale. Intorno all’anno 311, nell’Africa del nord, Giovenale, giovane medico, viene a Roma, forse per sfuggire alle persecuzioni o per perfezionare gli studi o forse per visitare le tombe degli Apostoli. Una nobildonna Filadelfia, di origine narnese, notando la sua pietà, intercede presso il Papa S. Damaso I affinchè questi ordini Giovenale Vescovo della città. Ciò avvenne nell’anno 368. Giovenale svolge con amore e fedeltà il ministero, affidatogli da Gesù alla guida della vostra comunità. Si pone ad evangelizzare, organizzando la vita civile e soprattutto ecclesiale di questo territorio.

E infine il pastore dà la vita per il bene della sua chiesa e per amore di Gesù. Giovenale muore nell’anno 376 o, secondo alcuni storici nel 379. Ininterrotta fu la devozione dei narnesi verso San Giovenale tanto che chi entra nella Cattedrale, a lui dedicata, non può fare a meno di notare i luoghi in cui fu sepolto: il primo nella quarta navata ed il secondo sotto l’altare maggiore che per volontà del Comune, del popolo e del narnese Card. Giuseppe Sacripante fu costruito e inaugurato nel 1714.

Oggi sarebbe bello che tutti noi rinnovassimo il proposito di lasciarci istruire e guidare da san Giovenale. Lui è qui, disponibile ad ascoltare le richieste dei poveri, a consolare gli afflitti, a guarire i malati e a guidare tutti verso Gesù Risorto, la vite, quella vera, che dà linfa e vigore ai nostri ideali e ai nostri desideri di pace, benessere e santità.