Commemorazione di Giunio Tinarelli, testimone contemporaneo della fede nella sofferenza e malattia.

Il 14 gennaio 1956 Giunio Tinarelli moriva nel suo letto nel quale era immobilizzato da oltre vent’anni per una grave malattia. Aveva appena 44 anni e una fede incrollabile, testimoniata con forza nel dolore. Il suo è stato un esempio immenso di vocazione alla sofferenza.
Una vocazione che è stata ricordata nell’incontro promosso dall’Unitalsi, dal Centro Volontari della Sofferenza e dalla Consulta della Pastorale della Salute, sabato 14 gennaio con il convegno al Museo Diocesano con la testimonianza di Anna Maria Lanari dei Silenziosi operai della croce e Angela Petitti presidente internazionale del Centro Volontari della Sofferenza.
È stato ricordata la figura di Giunio la sua fede incrollabile, testimoniata con forza nel dolore e con le persone che incontrava alle quali, nei modi che gli erano consentiti dalla malattia, manifestava la sua gioia. Sempre presente tra i suoi coetanei e nella vita di oratorio come ricordato da Ginetta Molinari la più anziana dama dell’Unitalsi, che ha conosciuto personalmente Giunio.
“Dalla crisi per la malattia – ha detto Petitti – nasce in Giunio la speranza, la sfiducia e disperazione, la lotta vera e sincera porta ad aprirsi agli altri. Consolazione conforto e sostegno non cercava ma offriva agli altri”. Ed è questa l’attualità di Giunio: la sua testimonianza risponde alle esigenze del cuore dell’uomo.
È seguita la celebrazione eucaristica in Cattedrale  presieduta dal vescovo Francesco Antonio Soddu e concelebrata dal vicario generale della diocesi don Salvatore Ferdinandi, dal parroco emerito don Carlo Romani, dai canonici del capitolo della Cattedrale, alla presenza delle autorità civili e militari cittadine. Il vescovo ha sottolineato l’importanza di rendere presente nell’oggi la testimonianza di Tinarelli: “Giunio che oggi ricordiamo – ha detto il vescovo – sa vedere e interpretare autenticamente la sapienza di Dio che è fatta carne nella sua persona. Le sue paure le trasforma in Grazia e sapienza. La figura di Giunio è di esempio affinché si capisca che la vita ha un valore sempre. La sua testimonianza è per noi oggi, perchè tutta la nostra opera a favore del cammino di Beatificazione, sia oggi presente nella nostra vita che dalla aridità di una vita atrofizzata, con l’aiuto di Dio, si possono aprire squarci di cielo inediti capaci di dare senso al dolore e segnare vie di salvezza imperscrutabili. Sofferenza è dono del Signore e come tale va accettata. Oggi egli è testimone che, alle sofferenze del mondo, si partecipa con l’offerta della propria sofferenza. La sua opera continua nella nostra società e città oggi”.