50°Anniversario della traslazione in Duomo del venerabile Giunio Tinarelli

Nella festa di Cristo Re, noi popolo, redento dal Sangue di Cristo, celebriamo il nostro Re, conclusione e ricapitolazione del tempo, della storia, dell’umanità. Gesù regna dalla croce, in cima alla quale un cartiglio illustra la sua identità: Costui è il re dei Giudei.
Un crocifisso è re, che i propone al generale confronto e provocazione, che non risponde con la sua potenza alla violenza, agli insulti, alle provocazioni.
Ecco l’uomo, ecco come si vive e come si muore: un amore senza misura, di misericordia e perdono, di abbandono a Dio. Muore con la promessa al ladrone pentito e a tutti i ladroni di oggi: Oggi con me sarai nel paradiso.
Solo chi ha ricevuto lo Spirito, ha seguito Gesù nel suo percorso verso Gerusalemme può comprendere e accettare il mistero di Gesù, della sua sofferenza e morte.
Tutti noi siamo spaventati dalla sofferenza, la scansiamo, ci ribelliamo, la riteniamo incomprensibile e assurda, malediciamo Dio, che riteniamo origine dei nostri dolori e umiliazioni.
In questo giorno di gloria e di contemplazione, volgiamo lo sguardo al Crocifisso, contempliamo attraverso il suo corpo riverso la storia di grazia, di salvezza e di amore che è nascosta e che può illuminarci e sostenerci nella nostra sofferenza e nella nostra morte. “Volgeranno lo sguardo a Colui che hanno trafitto” (Gv 19,37).
La nostra contemplazione oggi avviene in compagnia del ven. Giunio Tinarelli, nostro concittadino, fratello nella fede, silenzioso operario della Croce, dalla quale regna insieme a Gesù.
Giunio è vissuto con uno stile di vita e ad un livello, che è difficile raggiungere; va oltre la comprensione umana; si rappresenta ai piani alti della fede, della mistica, della contemplazione e dell’amore, riservato agli eletti del Signore. Riflettendo in questi giorni di preparazione a questo anniversario e sulla vita di Giunio, mi è venuto spontaneo associarlo a San Francesco d’Assisi, che soprattutto nella seconda parte della vita, aveva ormai il corpo tutto piagato, afflitto dalla cecità incombente, e infine con le piaghe delle stimmate aveva raggiunto la conformazione a Cristo crocifisso.
Tommaso da Celano nella Vita seconda (FF 692, 105) così descrive la situazione:
“Francesco era infermo e pieno di dolori da ogni parte. Vedendolo così, un giorno gli disse un suo compagno: «Padre, tu hai sempre trovato un rifugio nelle Scritture; sempre ti hanno offerto un rimedio ai tuoi dolori. Ti prego anche ora fatti leggere qualche cosa dai profeti: forse il tuo spirito esulterà nel Signore» (Cfr Lc 1,47). Rispose il Santo: «È bene leggere le testimonianze della Scrittura, ed è bene cercare in esse il Signore nostro Dio. Ma, per quanto mi riguarda, mi sono già preso tanto dalle Scritture, da essere più che sufficiente alla mia meditazione e riflessione. Non ho bisogno di più, figlio: conosco Cristo povero e Crocifisso» (1Cor 2,2).
E la liturgia applica a lui e anche a Giunio le parole di Paolo
Gal. 6, 14 – Quanto a me invece non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo.
Gal 2,20 Sono stato crocifisso con Cristo: non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me!”
Giunio, inchiodato al legno della croce di un letto, in un martirio non repentino o di poche ore, ma protratto nel tempo, quotidiano, rende testimonianza di amore a Gesù, figlio di Dio fatto uomo, Re dell’universo.

Per comprendere questo aspetto centrale della santità di Giunio, è quanto mai opportuno rileggere quanto detto da don Carlo Romani nel Processo informativo diocesano:
“L’esistenza di Giunio, nel suo stato di immobilità assoluta, è stata un cammino plasmato dallo Spirito Santo, fino a portarlo alla conformazione a Cristo Crocifisso. Una vera vocazione di malato, vissuta nella fede e nell’abbandono generoso alla volontà di Dio, che si manifestava in una inalterabile serenità nonostante le sofferenze e la totale dipendenza dagli altri. Egli non ‘sopportava’ la sofferenza per amore di Dio, ma la viveva come ‘chiamato’ o eletto da Dio a unirsi ai patimenti di Cristo” (Positio 98).
Una vocazione, che come ho detto, accosto a quella di Francesco d’Assisi;
Giunio dopo un primo tempo di ribellione, si è poi immerso totalmente nella fede, alimentata ogni giorno con la Grazia.

Ho trovato una descrizione di questo percorso, fatta da don Antonio Giorgini nella testimonianza processuale, che può aiutare noi che viviamo negli stessi luoghi, teatro della vita e santità di Giunio:
“ La fede di Giunio è stata una costante, non ha avuto ombre di incertezze, è stata costantemente alimentata dai mezzi ordinari: Confessione frequente, delicatezza di coscienza, molta preghiera, molta adorazione eucaristica fatta a distanza dal suo letto di dolore, devozione tenera al S. Cuore, e soprattutto un amore non comune alla Madonna, di cui ha sentito la particolare presenza nei luoghi di culto a lei dedicati: dalla cappella della Madonna della Misericordia nella Cattedrale alla Santa Casa di Loreto, presso la ‘bianca Regina dei Pirenei’ ad Oropa e Re” (Positio, pag. 99).

Anche il profeta nel Sal. 141, 2 ha gridato verso Dio perché lo liberasse dalla sofferenza e dall’angoscia: “ Ad alta voce ho gridato al Signore: ad alta voce l’ho supplicato”.
Ma Giunio, confidava a don Carlo Romani, non ha mai avuto il coraggio di chiedere la grazia della guarigione, consapevole della sua vocazione, ma la chiedeva per gli altri, che riteneva più bisognosi ed esposti a perdere la fede. Al Signore ha chiesto solo la conversione del padre e Dio lo ha esaudito. (Positio pag. 99).

La testimonianza di Giunio, come quella di Gesù, oggi è difficile da comprendere, né noi ci sentiamo di giudicare quanti rifiutano o si ribellano nella sofferenza, specie quella grave. Spesso l’unica soluzione che viene invocata è la morte: attesa, ricercata, procurata, permessa.
La spiritualità, il carisma di Giunio Tinarelli, insieme al Centro Volontari della Sofferenza e alla Associazione dei Silenziosi Operai della Croce, oggi va proposta non per ricercare o esaltare la sofferenza, ma per indicare la via salvifica del dolore attraverso la contemplazione di Cristo nostro Re, che regna dalla Croce, attraverso la condivisione – compassione dei bisogni e sofferenze dell’umanità. Senza la contemplazione e la vicinanza di Cristo non riusciremo a liberarci dalla gabbia e dalla dura prigionia del dolore e la nostra vita non avrà senso. L’amore, ai massimi livelli, ci guiderà all’abbraccio di Cristo crocifisso e alla ricerca dei fratelli da consolare e aiutare.

A 50 anni dalla traslazione (23 novembre 1969) e a 10 anni dalla dichiarazione di Venerabile (19 dicembre 2009, Papa Benedetto) la nostra Chiesa particolare ha il compito di conoscere approfonditamente la figura e il carisma di Giunio. Per prolungarne nel tempo la sua missione di dare senso e speranza nella malattia. Abbiamo il dovere di adoperarci perché questo fratello nella fede, già operaio metalmeccanico delle Acciaierie della nostra città, e operaio non proprio ‘silenzioso’ della croce, che ha dato speranza a migliaia di persone soprattutto ammalate, continui ancora oggi a dare conforto a chi è nella malattia e nella disabilità, e sia conosciuto quale attuale, particolare testimone del Vangelo.

La commemorazione di Giunio, già operaio nelle acciaierie e disabile, oggi ci spinge ad allargare l’attenzione all’Italia, al mondo del lavoro e alla nostra Terni, che attraversano un momento delicato e difficile: l’incerta situazione politica, la crisi delle acciaierie di Taranto e non sappiamo di altri stabilimenti, Terni compresa, le proposte di leggi sul fine vita, sul suicidio assistito, l’attenzione al mondo della malattia, della disabilità e della vecchiaia… sono tutti temi che possono trovare nella testimonianza di Giunio motivi di speranza, linee di soluzione e di intercessione presso Dio.

O Dio Padre,
che ci hai chiamati a regnare con te
nella giustizia e nell’amore,
liberaci dal potere delle tenebre;
fa’ che camminiamo sulle orme del tuo Figlio,
e come lui doniamo la nostra vita
per amore dei fratelli,
certi di condividere la sua gloria in paradiso.