A san Cristoforo incontro con il vaticanista Andrea Tornielli – «Siamo una chiesa che attira i peccatori o li respinge? Quale comunità cristiana dopo il Giubileo della Misericordia».

«Si avvicinarono a Lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: “Costui accoglie i peccatori e mangia con loro”». È partito da queste parole del Vangelo di Luca (cap. 15) il vaticanista Andrea Tornielli, intervenuto martedì 15 novembre presso la chiesa di San Cristoforo in Terni per riflettere sul tema: «Siamo una chiesa che attira i peccatori o li respinge? Quale comunità cristiana dopo il Giubileo della Misericordia». All’incontro, moderato dal parroco don Franco Semenza, era presente il vescovo di Terni, padre Giuseppe Piemontese.
«Quella descrizione del Vangelo di Luca, che ritroviamo in altri passi e in altre scene, ci parla di una realtà: Gesù attirava, come il miele attira le mosche, una folla di persone borderline, “irregolari”: peccatori, pubblicani, gente che non era e che non si sentiva a posto, gente che aveva delle ferite nell’anima, gente che aveva domande brucianti sulla vita, gente messa ai margini. Sono quella folla che segue il Nazareno, che cerca di incontrarlo, di ascoltarlo, di toccarlo. Sono quella folla per la quale Gesù si commuove, perché la vede muoversi come un gregge senza un pastore».
«Per contro – ha continuato il vaticanista, autore del libro-intervista con Papa Francesco intitolato “Il nome di Dio è misericordia” – vediamo quale fosse l’atteggiamento degli scribi e dei farisei, che “mormoravano” per il comportamento di Gesù capace di spiazzare, di rompere gli schemi, di abbattere i muri e certe tradizioni. Quando andava bene si limitavano a mormorare, quando andava meno bene cercavano di metterlo in difficoltà o, quando andava ancor peggio, cercavano di ucciderlo, come poi effettivamente faranno». Gli scribi e i farisei, ha detto Tornielli, «sono categorie che appartengono al passato, e a motivo della loro denominazione legata alle tradizioni religiose dell’Israele di duemila anni fa suonano per noi lontane, lontanissime. In realtà c’è il loro atteggiamento in noi, in tutti noi. Tutti noi siamo lacerati tra due possibili atteggiamenti, da due possibili sguardi: quello di chi si riconosce peccatore e bisognoso di tutto, e cerca Gesù con una domanda. E quello di chi pre-giudica tutto a partire dalle proprie convinzioni, dai propri schemi, mettendosi su un piedistallo, mormorando sugli altri e magari pretendendo di insegnare il mestiere a preti, vescovi e papi».
«Il Giubileo straordinario della misericordia avrà portato frutto – ha concluso il giornalista – se la conversione del cuore nell’abbraccio dell’infinita misericordia di Dio, senza la quale non ci è possibile fare neanche un passo, avrà reso le comunità cristiane più accoglienti e capaci di testimoniare lo sguardo di Gesù sulle miserie umane. Uno sguardo che ama prima di giudicare, che accoglie prima di rimproverare, che accetta la fatica quotidiana di mettersi in discussione, lasciandosi “ferire” dalla realtà». Tornielli ha citato una frase di Papa Francesco contenuta nel libro: oggi, in un tempo e in un mondo nel quale tutti parlano, c’è tanto bisogno di chi sappia ascoltare. «Annunciare il Vangelo oggi significa mettere la propria guancia sulla guancia di chi soffre nel corpo e nello spirito, testimoniando il volto della misericordia. Per rispondere dunque alle domande da cui è partita la nostra riflessione: la Chiesa non ha smesso di attrarre le persone per l’inadeguatezza dei suoi membri, ma perché i suoi membri a volte non sono pienamente coscienti della loro inadeguatezza e del loro peccato, e cioè del fatto che sono inadeguati e peccatori come tutti. Persone limitate come tutte le altre, alle quali è stato fatto un grande dono (sempre da riscoprire e da non dare mai come scontato): quello di essere chiamate, “anticipate” dall’amore di Dio, dallo sguardo misericordioso di Gesù, come capitò al ricco pubblicano Zaccheo. Testimoniare questo dono, cercare di restituire un pizzico di quell’amore gratuito che si è ricevuto, è l’inizio di un mondo nuovo».