Amelia – il servo di Dio mons. Vincenzo Lojali padre dei poveri, il ricordo in occasione della Giornata Mondiale dei poveri

La Giornata mondiale dei poveri istituita nel 2016 da Papa Francesco con lo scopo di sensibilizzare all’ascolto del grido dei poveri e dei sofferenti, vede lo stesso pontefice per la quinta volta pellegrino ad Assisi per incontrare un gruppo di cinquecento poveri provenienti da diverse parti dell’Europa e trascorrere con loro un momento di ascolto e preghiera.
Questa circostanza offre l’occasione per ricordare ciò che avvenne nella nostra terra umbra il 4 gennaio 1964 quando in Amelia Mons. Vincenzo Lojali celebrò la Giornata dei poveri a conclusione del suo Giubileo episcopale. Annota nel Diario dell’anima: “Il Papa parte da Roma…Pietro ritorna dopo duemila anni in Palestina… Noi siamo uniti al Papa, sospeso fra cielo e terra…in vista di Gerusalemme…Una messa alle 11,30 con un centinaio di poveri…e poi a mensa con loro… Il Papa in Terra Santa, il Vescovo coi poveri.”
In realtà la predilezione di Mons. Lojali per i poveri ha le sue origini all’indomani dell’ordinazione sacerdotale, quasi a riparare un “fallo giovanile” come lui lo definisce. Due episodi accaduti a Roma, il primo nella Basilica del S. Cuore in Via Marsala dove ancora seminarista, dopo aver negato per bel due volte la sua elemosina ad un povero che lo supplica in nome di Cristo si senti così colpito da affermare: “Cosa ho fatto!”… Negare quattro soldi, chiesti per amore di Colui che ha sparso il sangue per me e mi ha tanto prediletto…. Li per li non pensai a fare come S. Francesco, che gli era capitato lo stesso ed egli corse indietro, raggiunse il poveretto e gli diede il doppio… Se l’avessi fatto anch’io sarei stato contento, ma invece tornai a casa triste con un rimorso che mi pungeva e non mi lasciava in pace.”
Il secondo, all’indomani dell’ordinazione quando, dopo aver celebrato una delle prime messe nei santuari di Roma, in nome dell’osservanza nega ancora la sua elemosina e nel suo diario scriverà: “adesso non lo farei più: So che mi viene sempre in mente la figura di quella signora, che mi chiese l’elemosina in chiesa… ed io la rifiutai. Povera signora, se ti potessi ritrovare, come ti vorrei colmare di gentilezze, aiutarti, e domandarti perdono.”
La sua esperienza di assistente spirituale dell’orfanotrofio femminile di Amelia, oltre a quella di rettore del seminario vescovile, lo porta ad una progressiva maturazione che gli consente di aprire il suo animo sacerdotale alla compassione per i piccoli e i deboli ed è in quegli anni che egli sente di conformare il suo servizio all’esergo paolino: Impendam et super impendar che, al momento dell’elezione all’episcopato, diverrà il motto del suo stemma associato all’iconografia del Pio pellicano.
Nella sua prima lettera pastorale alla diocesi, lancia il suo programma: “Col nostro buon popolo, ci proponiamo di fare la conoscenza individuale portando personalmente la pastorale benedizione in ogni famiglia, e specialmente andremo in cerca, come il pastore divino, delle pecorelle smarrite, dei poveri, dei bisognosi, per riversare su di loro le inesauribili ricchezze del Cuore sacratissimo di Gesù.”
Riuscirà in questo intento attraverso una rete di relazioni umane, talvolta velate dalla riservatezza e che in una sorta di “Fioretti francescani” sono tratteggiate sia nel Diario dell’anima e sia nelle testimonianze.
Nell’accogliere il servizio episcopale, il vescovo Lojali sentì fin nel profondo del suo animo di aver ricevuto una paternità da donare a tutto il suo popolo e che i poveri avranno nel suo cuore un posto privilegiato fino a poterlo incontrare in ogni luogo e ad ogni ora.
Ecco allora l’episodio di una povera donna di Guardea che, dopo aver percorso venti chilometri a piedi, lo attende all’uscita del seminario all’alba di una domenica mattina, “per domandare un aiuto al Vescovo che le hanno detto che è tanto gentile e buono!” Con commozione egli commenterà: “Così ho iniziato la giornata con una buona opera verso i poveri.” Oppure l’incontro con due bambini girovaghi che lo trovano in Cattedrale mentre è raccolto in preghiera, seguito da quello con la povera donna dall’aspetto ributtante e che istintivamente vorrebbe evitare perché cliente abituale, ma che preso dall’ispirazione:“ E’ Gesù stesso… lascia Dio per Iddio e soccorrila subito!” è costretto a lasciare il breviario per compiere un’opera di carità.
Anche il rito della Lavanda dei piedi il giovedi santo è occasione per manifestare l’amore ai suoi poveri. Dodici di loro, dopo essere stati i protagonisti della cerimonia, avranno il posto di onore alla mensa del vescovo e dei seminaristi, che li serviranno proprio come fece Gesù.
Esortando il suo popolo ad avere cura di coloro che hanno bisogno di aiuto e di conforto auspicava che “a tutti arrivasse subito l’interesse e il soccorso dei fratelli che si trovano in grado di aiutarli in modo che la vita cristiana della nostra diocesi ricavasse da questo impegno di energia e di mezzi non peso e fatica, ma forza e santa letizia.”
Per amare e comprendere i poveri, il vescovo Lojali visse povero. Una camera spoglia e disadorna del seminario sarà sua dimora fino alla malattia che lo costringerà poi a trasferirsi in episcopio. Le suore che lo accudiscono rammendano calze e vestiario fino all’estremo; indossa scarpe logore dalla cui suola è visibile il calzino, nel periodo della guerra, fa del vescovado un rifugio per chi è nel bisogno e accetterà malvolentieri il dono di un’automobile da parte della sua diocesi. Confessa di non avere denaro messo da parte, anche se avrebbe potuto, perché i suoi risparmi li ha investiti “nella Banca di Dio, ci ho fatti i sacerdoti, ho aiutato i poveri, mi sono serviti a rallegrare bambini e bambine orfanelle specialmente ed anime consacrate al Signore.”
L’immagine del grembiule associata alla Chiesa con il significato che ne deriva è prefigurata da Lojali con quella del mantello; quello della sua divisa militare che tinto di nero diverrà uno degli strumenti per la sua carità perché indossandolo potrà servirsene per nascondere cibarie o quant’ altro necessario da consegnare ai poveri, specialmente nelle ore serali, senza destare attenzione.
Monsignor Vincenzo Lojali, vescovo umbro, incamminato oggi verso gli onori degli altari è senz’altro un’esempio di pastore di Chiesa “in uscita” e “povera per i poveri” che già cinquant’anni fa istituendo e celebrando nella sua diocesi la Giornata dei poveri richiamava all’attenzione quanto oggi è di più caro al magistero dell’attuale Pontefice, divenendo così segno tangibile di squisita testimonianza e forte richiamo, per l’intero popolo di Dio, a vivere e attualizzare lo spirito delle beatitudini evangeliche.