Atti del convegno su San Valentino

Cosa si nasconde davvero dietro il nome del santo più celebrato e meno conosciuto al mondo?

Chi era veramente San Valentino? Dove è vissuto, quando è morto? Cosa c’entra con gli innamorati questo santo che non figura nemmeno nel calendario ufficiale della Chiesa (che il 14 febbraio celebra San Cirillo e Metodio)?

Finalmente un libro risponde a tutte le domande sul patrono di Terni e degli innamorati: San Valentino e il suo culto tra medioevo ed età contemporanea uno Status questionis , presentato il 25 maggio alla Fondazione Carit, raccoglie gli atti del convegno che tra il 9 e l’11 dicembre 2010 al Museo diocesano hanno rivoluzionato gli studi valentiniani, arrivando a datare la vita del santo addirittura due secoli dopo quella tradizionale.

«Si tratta di un’ipotesi del tutto inedita e particolarmente affascinante – spiega il vescovo di Terni Vincenzo Paglia – che, se fosse ulteriormente circostanziata e verificata, sospingerebbe il “martirio” di Valentino dal terzo quarto del III secolo (273, ndr) agli anni 346-347, ovvero ben oltre il limite degli editti di tolleranza di Galerio del 311 e di Costantino del 313».

«Importanti conferme a queste nuove ipotesi ricostruttive – aggiunge Paglia – giungono, del resto, dallo studio di Claudia Angelelli sul versante delle risultanze archeologiche circa la memoria martiriale del santo tra Roma e Terni e dall’ampio saggio di Stefano del Lungo che, in un vasto affresco della regione ternana in età tardo antica, verifica stringenti coincidenze onomastiche e toponomastiche presenti nel testo agiografico valentiniano».

Ad incoraggiare la nuova ipotesi, il fatto che nella Passiopiù antica di Valentino non si fa alcun riferimento all’epoca in cui si svolge. La tradizionale datazione si deve infatti al Maritologio Geronimiano, anteriore alla Passio ma che non riporta nessuna notizia sulla vita del martire. «Analizzando la Passio – spiega Edoardo D’Angelo – ho trovato molti elementi storici che ci portano al IV secolo: ad esempio, il fatto che Valentino venga ucciso di notte. All’epoca delle persecuzioni i cristiani venivano uccisi alla luce del sole, perché nascondersi con il favore delle tenebre? Perché – evidentemente – non si trattava di un’esecuzione ufficiale, ma di un’azione illegale».

Secondo la Passio Valentino era stato ucciso perché aveva convertito al cristianesimo il gruppo di discepoli del filosofo greco Cratone, un personaggio che effettivamente viene citato in documenti storici risalenti al IV secolo.

«Ma lo scopo e l’ambizione del progetto – riprende Paglia – non è solo quello di fare ordine circa la figura storica del santo ma anche di rileggere in questa luce il significato che la festa di San Valentino detiene ancora oggi in ogni parte del mondo».

Il volume, curato da Massimiliano Bassetti ed Enrico Menestò e pubblicato dalla Fondazione Centro di studi sull’Alto Medioevo di Spoleto, affronta così la triplice tradizione valentiniana (quella del vescovo di Terni, quella del prete romano e quella del monaco di Passau) che si sviluppa in occidente, e il culto di San Valentino nella Chiesa ordotossa («individuando – spiega Paglia – nel santo ternano quale protettore dell’amore sponsale il mobile punto di articolazione di un potenziale dialogo ecumentico tutto da sviluppare»).

Infine, il volume ricostruisce le circostanze attraverso cui il vescovo ternano è divenuto il “santo dell’amore. «È la produzione letteraria in lingua inglese, e soprattutto quella della golden ageche va da Caucher a Shakepeare – spiega ancora il successore di Valentino – a consacrare un’immagine letteraria, e non solo religiosa, del san Valentino come patrono dell’amore terreno, quasi pronubo delle coppie». «Immagine – conclude Paglia – che ancora oggi prevale su scala mondiale della complessa costellazione accesa dalla scintilla della figura storica del Valentino vescovo di Terni».