Cattedrale Terni – Te Deum 2022

Carissimi fratelli e sorelle, concludendo e iniziando il nuovo anno, la Chiesa ci offre un modello sublime da seguire e un sostegno a cui affidarci. Lo fa, come sempre, dandoci la persona della Mamma per eccellenza, Maria Santissima, che oggi contempliamo e veneriamo col titolo di Madre di Dio.
Mentre sta per concludersi l’anno solare, vogliamo anzitutto ringraziare il Signore per il tempo che ci ha dato di vivere con tutte le gioie, i travagli ed anche i dolori. Lo faremo solennemente, a conclusione della Celebrazione, con il canto del “Te Deum”. E nel contempo chiediamo anche perdono per tutto quello che avremmo potuto fare e che invece è rimasto inevaso tra le pagine del calendario trascorso.
Durante la celebrazione del Natale abbiamo contemplato la nascita nella carne del Verbo eterno del Padre e ora consideriamo la verità secondo la quale il bambino, quella persona che Maria ha dato alla luce, è Dio. Per cui Lei è Madre di Dio. Questa verità, affermata dal concilio di Efeso nell’anno 431, arriva fino a noi in tutta la sua freschezza e che troviamo ancora in questi giorni nello sviluppo del messaggio/dono del mistero della natività di Nostro Signore Gesù Cristo.
Il Vangelo di san Luca ci consegna in primo piano quello che fu l’atteggiamento, il comportamento dei pastori a seguito dell’annuncio che era stato dato loro dall’angelo. Dice il Vangelo: “andarono senza indugio e trovarono come era stato detto loro dall’angelo”.
Carissimi fratelli e sorelle è importante per noi comprendere che la parola del Signore, vale a dire il suo annuncio, è sempre costante nel tempo e quindi è anche per noi; Dio si rivela a noi sempre. Pertanto l’atteggiamento dei pastori sia per noi di esempio: così come essi fecero, cioè andare senza indugio, senza tentennamenti o remore di sorta, dev’essere anche per noi.
Ma, Andare dove?
Potremmo dire che per i pastori sia stato relativamente semplice, in quanto ricevettero dall’angelo precise indicazioni su dove essi sarebbero dovuti andare, il punto esatto del posto dove si trovava Gesù.
In merito, papa Francesco ci invita con costante frequenza a considerare i luoghi in cui oggi si trova la carne viva del Signore. Di questi, vale a dire gli ultimi, gli scartati ecc. nessuno potrebbe negare di conoscere il luogo dove essi si trovano.
È lì, in questi luoghi, purtroppo sempre presenti nella loro drammaticità, che come fu per i pastori, potremmo trovare il segno grande della presenza del Signore. Nella misura in cui faremmo questo senza indugio, potremo anche scorgere la nascita del Signore Gesù sia nella nostra vita sia in quella di coloro che andremo a incontrare.
È questo l’annuncio della grande gioia dato dall’angelo ai pastori: “Vi annuncio una grande gioia, oggi nella città di Davide è nato per voi il Salvatore che è Cristo Signore”.
Chiediamo pertanto perdono al Signore per tutte le volte in cui sia l’umanità intera, sia la locale società, come anche la nostra Chiesa, non siano state in grado di interpretare questi segni della presenza del Signore nei nostri fratelli.
Davanti allo stupore e alle cose che rimangono ancora da capire, abbiamo l’esempio fulgido di Maria, la quale “custodiva tutte queste cose meditandole nel suo cuore”.
Il Vangelo, pur registrando pochissimo sulla Vergine santa, tuttavia su questo modo di agire: “custodiva tutte queste cose meditandole nel suo cuore” non sorvola affatto e lo ripete più di una volta. È questo il metodo di chi sa ascoltare e mettere in pratica la Parola di Dio: custodire e meditare, cioè valutare ogni cosa con il medesimo metro di misura di Dio, mediante l’ascolto il discernimento l’aiuto dello Spirito Santo.
I pastori invece, sembra che non facciano niente e in effetti è così: essi vanno, vedono e ritornano. Tuttavia, in seguito a ciò, la loro vita risulta essere trasformata. Essi che, ai margini della società, (alcuni studiosi dicono addirittura che per la loro collocazione sociale erano anche degli scomunicati) invece sono i primi ad essere coinvolti nella scena del natale, nel suo mistero. Certo non fanno niente ma ricevono tutto. Ma a ben considerare gli eventi, in filigrana emergono dei tratti caratteristici, che ci sono stati indicati all’inizio del tempo liturgico di Avvento: innanzitutto vegliano e in forza di questo essere svegli poterono udire l’annuncio dell’angelo. Poi si misero in cammino senza indugiare (cfr). in seguito ed in forza di tutto questo essi ricevettero tutto, ossia la pienezza di vita: “I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro”.
Ritornando alla Vergine Santa, il Vangelo prosegue: “Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo”. Il legame tra l’annunciazione e l’attribuzione del nome è strettissimo e sta a sottolineare ulteriormente la fedeltà di Maria al volere/progetto di Dio.
Carissimi fratelli e sorelle, a questo punto viene a noi il soccorso di san Paolo il quale illuminandoci sul mistero redentivo dell’incarnazione dice che in Gesù, figlio di Dio, nato da Maria, siamo stati adottati come figli di Dio, per cui non dobbiamo più vivere da schiavi ma, chiamando Dio nostro papà, vivere come indicato da Gesù.
All’inizio dell’anno, come sempre, ci scambieremo gli auguri. La liturgia della solennità di Maria Madre di Dio, ci suggerisce non tanto delle parole di circostanza, quanto piuttosto ci dona la Parola per eccellenza, il Dio fatto uomo per mezzo di Maria.
In questa bella cornice celebriamo la giornata mondiale di preghiera per la pace, sotto il patrocinio di Maria Santissima Regina della pace.
Mai come in questo tempo sentiamo il desiderio, il bisogno della pace; riecheggiano ogni giorno i vari appelli affinché, specialmente il conflitto in Ucraina vada a concludersi presto. Il Santo Padre, insieme alle ripetute e accorate sollecitazioni in merito, per questa giornata ha voluto, come ogni anno, indirizzare un messaggio, dal titolo: Ripartire dal Covid-19 per tracciare insieme sentieri di pace.
Come sappiamo la pace, prima ancora d’ essere un desiderio a cui tutti, specialmente in questo periodo siamo rivolti, è un dono di Dio. Sì di Dio perché nessuno all’infuori di lui può donare la vera pace; tutti i tentativi da parte degli uomini, paradossalmente, sono stati il risultato di guerre e sopraffazioni.>(…). È un dono che Dio paga di persona mediante l’offerta della vita del proprio Figlio fatto uomo. / E come dono va accolto, custodito e costruito mediante l’apporto personale e di tutti. Scrive il papa: “Da tale esperienza (quella del covid) è derivata più forte la consapevolezza che invita tutti, popoli e nazioni, a rimettere al centro la parola “insieme”. Infatti, è insieme, nella fraternità e nella solidarietà, che costruiamo la pace, garantiamo la giustizia, superiamo gli eventi più dolorosi. Le risposte più efficaci alla pandemia sono state, in effetti, quelle che hanno visto gruppi sociali, istituzioni pubbliche e private, organizzazioni internazionali uniti per rispondere alla sfida, lasciando da parte interessi particolari. Solo la pace che nasce dall’amore fraterno e disinteressato può aiutarci a superare le crisi personali, sociali e mondiali”.
“Cosa, dunque, ci è chiesto di fare? Anzitutto, di lasciarci cambiare il cuore dall’emergenza che abbiamo vissuto, di permettere cioè che, attraverso questo momento storico, Dio trasformi i nostri criteri abituali di interpretazione del mondo e della realtà. Non possiamo più pensare solo a preservare lo spazio dei nostri interessi personali o nazionali, ma dobbiamo pensarci alla luce del bene comune, con un senso comunitario, ovvero come un “noi” aperto alla fraternità universale. Non possiamo perseguire solo la protezione di noi stessi, ma è l’ora di impegnarci tutti per la guarigione della nostra società e del nostro pianeta, creando le basi per un mondo più giusto e pacifico, seriamente impegnato alla ricerca di un bene che sia davvero comune”.
Affidiamo a Maria Santissima, Madre di Dio, Regina della pace, questi desideri, affinché possiamo trasformarli in noi come linfa vitale per un nuovo anno ricco di Grazia.