Celebrazione della solennità di Maria Santissima Madre di Dio – 1 gennaio 2015

Cari fratelli e sorelle,
iniziamo questo anno nuovo con la celebrazione dell’Eucarestia. La provvidenza ci ha fatto riunire, insieme, in questa cattedrale per rallegrarci del dono della vita, della fede e invocare la benedizione di Dio su di noi per tutto l’anno.
Vari motivi oggi illustrano questa giornata dal punto di vista liturgico, primo giorno dell’anno con il suo valore simbolico particolare, la liturgia celebra la solennità di Maria Madre di Dio, l’ottava di Natale, e la chiesa per ispirazione di papa Paolo VI celebra la 48° giornata della pace dal tema: “Non più schiavi ma fratelli”.
Questa celebrazione è illuminata dalla luce del Natale: Maria col Bambino Gesù e Giuseppe, circondati dai pastori. Questa solennità di Maria, Madre di Dio che la chiesa ha voluto introdurre nel primo giorno dell’anno, ci richiama il titolo fondamentale della grandezza e dell’importanza di Maria per la vita della chiesa e per ogni cristiano, Madre di Dio, che le vene attribuito dal Concilio di Efeso nel 431. Nella Seconda lettura abbiamno ascoltato: “quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge per riscattare quelli che erano sotto la legge, perché ricevessimo l’adozione a figli”. Questa è la realtà e una grandissima consolazione: in Gesù siamo figli di Dio e di Maria. Nel Vangelo contempliamo lo stupore di Maria: “che custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”. Custodire ha il significato di “saper conservare, conservare con cura, saper vigilare su una cosa o una persona”. Non e solo conservare nella memoria le cose viste e sentite, ma riconoscerne il valore di tesoro prezioso, il progetto meraviglioso di Dio. Maria non custodisce solo il figlio, ma tutto ciò che di lui si dice. Anche noi, di fronte al mistero del Natale, davanti al presepe, siamo invitati a riconoscere il meraviglioso evento, conservarlo nel nostro cuore, vigilare per non perdere il tesoro più grande, che siamo chiamati a custodire.
Nella fede e nella contemplazione del bambino, come figli di Dio, siamo accompagnati dalla benedizione, consegnata da Dio ai sacerdoti perché la invocassero su tutto il popolo. All’inizio dell’anno siamo coperti dalla presenza di Dio, illuminati dal volto misericordioso e gioioso di Dio, riempiti del dono della pace: shalom, che significa l’abbondanza dei doni di grazia, la gioia, la fraternità, la serenità e la salute.
Il dono della pace è l’auspicio e l’augurio che la chiesa consegna ad ogni uomo in questo primo giorno dell’anno, dedicato alla Pace. E quest’anno papa Francesco osservando la realtà del tempo ci ha affidato alcune considerazioni sul tema: “Non più schiavi, ma fratelli” il tema della 48° giornata mondiale della pace.
Dal tema della fraternità, che è la meta della convivenza umana, siamo tutti fratelli perché figli dello stesso padre. Quest’anno il Papa evidenzia la regressione dell’umanità, che dimentica la comune condizione di fratelli e con la forza, la violenza, l’arroganza e il potere economico tiene tanti uomini, a volte giovanissimi, nella condizione di schiavitù. E’ una realtà triste che più volte papa Francesco ha evidenziato e che in queste giornate rilancia alla considerazione e preghiera dei cristiani. In un mondo globalizzato, purtroppo anche il male è globalizzato. Il papa lancia lo slogan: “Globalizzare la fraternità, non la schiavitù né l’indifferenza”. E elenca i molteplici volti della schiavitù di ieri e di oggi. Sembra di essere in altri tempi, eppure l’analisi lucida del Papa ci riempie di costernazione, ma anche di grande responsabilità e ad aprire gli occchi. Dice il papa: “Penso a tanti lavoratori e lavoratrici, anche minori, asserviti nei diversi settori, a livello formale e informale, dal lavoro domestico a quello agricolo, da quello nell’industria manifatturiera a quello minerario, tanto nei Paesi in cui la legislazione del lavoro non è conforme alle norme e agli standard minimi internazionali, quanto, sia pure illegalmente, in quelli la cui legislazione tutela il lavoratore..”. E’una realtà presente nei paesi emergenti dove la legislazione del lavoro è anche agli inizi, ma anche dove ci sono stati grandi progressi. Ed ancora: “Penso anche alle condizioni di vita di molti migranti… Penso alle persone costrette a prostituirsi, tra cui ci sono molti minori..” anche questa è una piaga che è presente specie nei paesi occidentali, di cui dovremmo vergognarci. Ricorda ancora il Papa: “Non posso non pensare a quanti, minori e adulti, sono fatti oggetto di traffico e di mercimonio per l’espianto di organi, per essere arruolati come soldati, per l’accattonaggio, per attività illegali come la produzione o vendita di stupefacenti, o per forme mascherate di adozione internazionale…Penso infine a lutti coloro che vengono rapiti e tenuti in cattività da gruppi terroristici..”.
Dice il Papa ancora: “Oggi come ieri, alla radice della schiavitù si trova una concezione della persona umana che ammette la possibilità di trattarla come un oggetto” è qui il nucleo. Siamo fratelli ogni uomo è portatore di una dignità che va rispettata, qualunque sia il colore della pelle, la provenienza o la sua condizione, senza una riflessione in questo senso, senza un ritorno alla considerazione del valore della persona allora tutto sarà lecito.
La pace non è un sogno, non è un’utopia: è possibile perchè la nostra speranza è Gesù, principe della Pace. Proprio per questo, la Chiesa propone con insistenza Gesù come il realizzatore della pace nel mondo e quindi l’impegno a questo nuovo annuncio di Gesù Cristo, primo e principale fattore dello sviluppo integrale dei popoli e anche della pace.
Francesco di Assisi aveva fatto del messaggio della pace un suo programma di vita, raccomandava ai frati che ovunque andassero, portassero l’annunzio di pace con le parole: “Il Signore ti dia la pace!». Questo saluto, tradotto poi in termini di relazioni portavano molte volte le persone a riconciliarsi. Vogliamo anche noi diventare portatori e annunziatori della pace, che è Gesù.
Salutiamo Maria e affidiamo a Lei le nostre speranze con le parole di San Francesco: “Santa Maria Vergine, non vi è alcuna simile a te, nata nel mondo, fra le donne, figlia e ancella dell’altissimo Re, il Padre celeste, madre del santissimo Signore nostro Gesù Cristo, sposa dello Spirito Santo; prega per noi con san Michele arcangelo e con tutte le virtù dei cieli, e con tutti i santi, presso il tuo santissimo Figlio diletto, nostro Signore e Maestro”. (FF281)
Amen.

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