Celebrazione d’inizio del Giubileo della Misericordia e apertura della Porta Santa

La statio nella chiesa di san Pietro in Terni ci aiuta ad iniziare il Giubileo in comunione col vescovo di Roma, Papa Francesco, successore di Pietro e con tutta la chiesa.
Il pellegrinaggio ci ricorda che “anche la misericordia è una meta da raggiungere e che richiede impegno e sacrificio” (MV14):

Fratelli e sorelle, eccoci riuniti quale famiglia di Dio attorno alla Parola e all’altare per un evento straordinario, direi storico. Grazie a tutti e a ciascuno per esserci: Istituzioni e autorità civili e militari cittadine, provinciali, regionali e nazionali; confratelli presbiteri, diaconi, ministri vari, religiose, religiosi, laici, popolo di Dio convocato e radunato per la festa della misericordia, del perdono.
Stiamo dando inizio al Giubileo, all’anno santo della misericordia, rallegrati dalla gioia dell’evento e dalla liturgia della terza domenica di Avvento. Un tempo, che nella tradizione biblica, ritornava ogni 50 anni ed era di straordinaria pacificazione tra la gente, di riequilibrio sociale con la restituzione della terra agli antichi proprietari, di condono dei debiti, di una amnistia generale per ogni persona in ambito civile, sociale e spirituale.
Dio aveva ordinato al suo popolo un anno di festa, giubilo, di misericordia, di riconciliazione e di condono di pesi, accumulati in 50 anni, in una vita intera, e per molti, divenuti insopportabili.
Col passare degli anni, anche nel popolo di Israele, la dimensione economico-sociale del Giubileo è andata eclissandosi in consuetudini solo simboliche. Ma rimaneva la dimensione morale, spirituale e religiosa di una cinquantennale amnistia e riconciliazione con Dio e con gli uomini poiché in ogni uomo, anche in quello più distratto o traviato, si cela il desiderio di un nuovo inizio, caratterizzato da maggiore giustizia, equità e serenità.
Pur essendo ancora viva l’eco del grande Giubileo del 2000, Papa Francesco ha deciso di indire un nuovo Giubileo, suscitando grande sorpresa in credenti e non credenti. Tutti ci siamo posti la domanda: perché oggi un Giubileo? Perché un Giubileo della Misericordia?
“Semplicemente perché la Chiesa, in questo momento di grandi cambiamenti epocali, è chiamata ad offrire più fortemente i segni della presenza e della vicinanza di Dio. Questo non è il tempo per la distrazione, ma al contrario per rimanere vigili e risvegliare in noi la capacità di guardare all’essenziale…essere segno e strumento della misericordia del Padre (Gv 20,21-23).
E’ per questo che l’Anno Santo dovrà mantenere vivo il desiderio di saper cogliere i tanti segni della tenerezza che Dio offre al mondo intero e soprattutto a quanti sono nella sofferenza, sono soli e abbandonati, e anche senza speranza di essere perdonati e di sentirsi amati dal Padre. (Papa Francesco, Primi vespri Domenica Misericordia 2015)
Con queste parole papa Francesco ha annunciato la celebrazione dell’ Anno Santo della Misericordia. Il Santo Padre, infatti, in questo momento storico spesso dominato dalla prepotenza, dall’ odio e dalla violenza dilagante, ha ritenuto necessario che tutta la Chiesa volgesse la sua attenzione verso la misericordia per metterla, in maniera reale, al centro della sua azione.

Sono tempi difficili per tutti. Siamo orgogliosi dei successi della globalizzazione. Ma abbiamo globalizzato anche il disagio, l’insicurezza, la paura e l’instabilità umana, psicologica, sociale, spirituale, cristiana.
La confusione regna sovrana anche a livello nazionale, nelle nostre città, paesi, famiglie e comunità. I riferimenti fondanti, i principi etici, morali e civici quali coordinate per orientare e sorreggere l’esistenza, si sono persi.
Papa Francesco con l’indizione del Giubileo sta cercando di fare breccia nella mente e nel cuore degli uomini di buona volontà, proponendo un principio unificatore quale percorso per alleviare la generale sfiducia e sospetto tra gli uomini e indicando la via della Misericordia per superare la competizione in ogni campo: politico, sociale, economico, etnico e religioso.
Essa ha tante traduzioni, ma la sua natura è patrimonio del genere umano in generale e di ogni uomo, qualunque sia il suo percorso storico, esistenziale e sociale. Se con sincerità e rettitudine indaghiamo nelle profondità del nostro essere vi scopriamo quantità reali di misericordia, anche se in misura variabile.

Gli studiosi dicono che misericordia ha a che fare col cuore, quale sede dei sentimenti, ma anche con i miseri, i bisognosi, cioè gli altri che si pongono di fronte al nostro cuore in dialogo di reciprocità, chiedendo e donando, in senso simbolico, ma anche in senso materiale.
Misericordia nelle radici culturali giudaico-greche ha a che fare con il grembo materno, potenzialmente fecondo e realmente generatore e custode della vita nella fase di maggiore bisogno e nella provocazione della tenerezza che diventa suscitatore di emozioni e di fremiti che coinvolgono il corpo e tutta la persona.
Misericordia nella tradizione cristiana ed ecclesiale richiama un Padre che non si dà pace per il figlio, attirato dalle chimere di un mondo traviato e ormai ridotto nella servitù più umiliante e disumana.
Misericordia è il samaritano che si lascia commuovere e si china in soccorso dell’umanità, anzi di un uomo percosso e ferito da odiosi briganti e umiliato dall’indifferenza dei simili che hanno anestetizzato il fremito del cuore compassionevole e isterilita la propria capacità generativa, ormai spenta alla promozione e custodia della vita umana.

Misericordia è la mano benedicente del sacerdote, che a nome di Dio ripete centinaia e centinaia di volte: io ti assolvo! all’uomo e alla donna smarriti, che fiduciosi del perdono del Padre non si arrendono alle debolezze del male, che vanno debellate con l’umiltà e col costante abbandono fiducioso alla grazia di Dio.
Misericordia è il perdono donato a chi è debitore verso di noi, dopo aver sperimentato a nostra volta la gioia del perdono di Gesù.
Misericordia è ritrovarci attorno alla mensa del Signore per impararne la Lui il significato e per nutrirci del pane della vita che ci insegnerà a sperimentare la gioia della misericordia.

Ci viene offerta l’opportunità di un bagno rigeneratore e di un nuovo cammino di vita.
Guardiamo alla nostra vita presente e passata. Le ombre nascoste eppure pesanti, i peccati, i rancori, le ingiustizie, le debolezze trasformate in ferite, mai rimarginate; le situazioni che non abbiamo mai avuto il coraggio di riconoscere e affrontare apertamente e di cui proviamo vergogna: in questo giubileo possiamo veder tutto guarito e cancellato nel bagno della misericordia. Ma proprio tutto! Basta che lo vogliamo, che ci presentiamo al Padre e poniamo la nostra vita e la nostra storia ai suoi piedi.
L’immagine adatta e appropriata per questo momenti non è quella del colpo di spugna, né della operazione meccanica compiuta sul computer della vita con la pressione del tasto “delete” su una serie di files pieni di virus evidenziati: sei proprio sicuro di voler cancellare?
No! sarebbe operazione meccanica, impersonale e tutto sommato nemmeno efficace e definitiva. Si tratta invece di sentir fremere le nostre viscere, di lasciarci raggiungere dalla nostalgia del calore della casa paterna, e dallo slancio nell’abbraccio come in un tuffo tra le braccia e nel cuore del Padre.
Non abbiamo timore: intraprendiamo questo cammino di conversione a U, di ritorno al Padre. Lungo la strada penseremo e ripeteremo le parole adatte per illustrare il nostro pentimento e farci accogliere. Nella confessione ci verrà detta la parola attesa: Il Signore ha perdonato i tuoi peccati, va in pace!

Ma occorre deciderci ad iniziare il cammino-pellegrinaggio e varcare questa porta della misericordia.
E’ Gesù la Porta, l’unica porta, per cui si entra nella salvezza (Gv10,9), nella consolazione, sola via che conduce al Padre (Gv 14,6).
La porta della nostra chiesa madre, la cattedrale ci richiama questo passaggio dolce e obbligatorio: Gesù.
Ma anche altre porte possono rimandarci, in quest’anno giubilare, a quell’unica porta che è Gesù:
La porta della chiesa dell’Ospedale di Terni;
La porta della cella per i detenuti;
La porta della malattia, vissuta con dignità e insieme a Gesù;
La porta della nostra casa, chiesa domestica;
La porta della fabbrica,dell’ufficio, del posto di lavoro;
La porta delle nostre chiese, ambito della nostra vita sacramentale;
La porta del cuore, che si abilita gradualmente in porta della misericordia, che ammette i fratelli nella convivialità delle opere di misericordia.

Lo spazio di 50 anni dell’antico Giubileo era un tempo sufficientemente saturo per l’accumularsi e il sedimentarsi di egoismi, individualismi, odi, rancori e prepotenze. Papa Francesco ha ritenuto che 15 anni dall’ultimo Giubileo abbiano già colmata la misura per una umanità al limite della vicendevole sopportazione: a livello sociale con ingiustizie, crisi e disagi sempre più insopportabili; a livello politico con una terza guerra mondiale combattuta a pezzettini; a livello religioso con una insofferenza e sopraffazione di gruppi sedicenti religiosi, che ammazzano e perseguitano con ferocia inaudita in nome di Dio; a livello ecologico con stravolgimenti climatici, provocati da un atteggiamento di disordine e rapina, che rischiano di condurre a conseguenze incalcolabili di distruzione della terra; a livello ecclesiale con l’invito a ritornare più decisamente al Vangelo, da vivere e annunciare, a 50 anni dal Concilio Vaticano II.

Siate misericordioso come è misericordioso il Padre celeste. Una misericordia globale tra popoli, tra persone, con il creato, con se stessi istruiti dal Padre. A cominciare dalle semplici opere di misericordia: dar da mangiare agli affamati, ecc…
Il profeta ripete anche a noi: Il tempo si è fatto breve… ancora un anno… coraggio!

 

 

Alla luce delle disposizioni del S. Padre Papa Francesco, il vescovo Giuseppe ha disposto che durante tutto il periodo dell’Anno Santo resterà aperta quale porta della misericordia, quella di questa cattedrale di Santa Maria Assunta.

Altrettante porte della misericordia saranno aperte
– nella chiesa dell’Ospedale Santa Maria di Terni dal giorno 11 febbraio 2016;
– nella cappella del carcere di Terni dalla giornata di domani 14 dicembre 2015

Modalità per vivere e ottenere l’indulgenza plenaria del Giubileo della Misericordia

LETTERA DEL SANTO PADRE FRANCESCO, CON LA QUALE SI CONCEDE L’INDULGENZA
IN OCCASIONE DEL GIUBILEO STRAORDINARIO DELLA MISERICORDIA.

Per vivere e ottenere l’indulgenza i fedeli sono chiamati a compiere un breve pellegrinaggio verso la Porta Santa, aperta in ogni Cattedrale o nelle chiese stabilite dal Vescovo diocesano, e nelle quattro Basiliche Papali a Roma, come segno del desiderio profondo di vera conversione.

È importante che questo momento sia unito, anzitutto, al Sacramento della Riconciliazione e alla celebrazione della santa Eucaristia con una riflessione sulla misericordia.
Sarà necessario accompagnare queste celebrazioni con la professione di fede e con la preghiera per me e per le intenzioni che porto nel cuore per il bene della Chiesa e del mondo intero.

Penso, inoltre, a quanti per diversi motivi saranno impossibilitati a recarsi alla Porta Santa, in primo luogo gli ammalati e le persone anziane e sole, spesso in condizione di non poter uscire di casa. Per loro sarà di grande aiuto vivere la malattia e la sofferenza come esperienza di vicinanza al Signore che nel mistero della sua passione, morte e risurrezione indica la via maestra per dare senso al dolore e alla solitudine. Vivere con fede e gioiosa speranza questo momento di prova, ricevendo la comunione o partecipando alla santa Messa e alla preghiera comunitaria, anche attraverso i vari mezzi di comunicazione, sarà per loro il modo di ottenere l’indulgenza giubilare.

Ho chiesto che la Chiesa riscopra in questo tempo giubilare la ricchezza contenuta nelle opere di misericordia corporale e spirituale. L’esperienza della misericordia, infatti, diventa visibile nella testimonianza di segni concreti come Gesù stesso ci ha insegnato. Ogni volta che un fedele vivrà una o più di queste opere in prima persona otterrà certamente l’indulgenza giubilare.