Celebrazione per la chiusura della Porta Santa della Cattedrale di Terni

L’assemblea di questa sera, particolarmente partecipata e ricca delle molteplici articolazioni ministeriali, è il santo popolo di Dio, che intende esprimere nella gioia, il ringraziamento per l’Anno Santo straordinario, il Giubileo della misericordia, che si conclude con la chiusura della Porta Santa. Non è la parola fine che vogliamo scrivere, ma incidere nella mente e nella memoria della Comunità le parole gratitudine, ringraziamento, ritorno, conversione, perdono, Alleanza, amicizia, nuovo inizio, speranza, opere di misericordia, comunione, missione.

Il Vangelo di oggi, in un linguaggio apocalittico, cioè che toglie il velo dai nostri occhi, ci invita a guardare il mondo nuovo, inaugurato da Gesù, volto misericordioso del Padre, e nel quale già stiamo camminando.
Gesù parla di sconvolgimenti, terremoti, violenza, guerre, persecuzioni…. Sono espressioni appunto del linguaggio apocalittico e rappresentano il retaggio del mondo vecchio, che va verso la fine, quello decomposto dal peccato. Sono le sofferenze delle doglie del parto, presagio e premessa del mondo nuovo, iniziato da Gesù. Matteo ci narra di due terremoti: quello accaduto alla morte di Gesù e quello alla sua risurrezione, quando è ribaltata la pietra del sepolcro. Segnano l’inizio del mondo nuovo, quello secondo Dio, inaugurato dalla morte e risurrezione di Gesù, e che avrà compimento alla fine di questo tempo.
Per ora il nostro destino segue la scia tracciata da Gesù: la precarietà della vita, i limiti legati alla nostra finitudine, la sofferenza della passione e della morte, prima della vita nuova della risurrezione e del mondo, che Dio ci sta preparando.
Ciò che sperimentiamo, specie in questi ultimi tempi, ci fa paura, ma Gesù ci dice: non spaventatevi, nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. La certezza della presenza di Gesù deve infonderci speranza nonostante le sofferenze e la paura.
Quale anticipo e segno del tempo di Dio, la Chiesa ci ha fatto pregustare un anno di misericordia,
un anno speciale, straordinario costellato da incontri, riflessioni, preghiera, pellegrinaggi, progetti di carità e di misericordia, fino all’appuntamento di Grazia sul limitare della Porta della Misericordia. Insieme a tanti fratelli, sacerdoti, religiosi e laici, sani e malati, abbiamo preso maggiore consapevolezza della grandezza e gratuità della Misericordia di Dio Padre verso ogni uomo, verso l’umanità, per ciascuno di noi, verso la Chiesa, ma anche della nostra vocazione di figli, destinatari e ministri della Misericordia.

Alcune consegne che ci affida l’Anno Santo:
1. Una consapevolezza consolante e gioiosa.
La natura di Dio è la misericordia. Misericordia è il nome di Dio, è la carta d’identità di Dio.
Papa Francesco al Giubileo dei detenuti ha detto:
“Imparando dagli sbagli del passato, si può aprire un nuovo capitolo della vita”. “Non cadiamo nella tentazione di pensare di non poter essere perdonati. Qualunque cosa, piccola o grande, il cuore ci rimproveri, Dio è più grande del nostro cuore: dobbiamo solo affidarci alla sua misericordia”.
Gesù ci invita ad essere come Dio, la nostra vocazione è assomigliare a Dio: siate santi come Dio è santo… Siate misericordiosi come il Padre.
Misericordia è lo stile di una Chiesa “in uscita” con le porte aperte agli ultimi, agli emarginati, è l’architrave della Chiesa : far capire a tutti che non c’è uomo o donna su cui non si posi lo sguardo d’amore di Cristo, che non esiste colpa che non possa essere perdonata.

2. Una Chiesa diocesana decisa a riprodurre il volto misericordioso del Padre, che accompagna alla casa paterna, alla Chiesa.
E’ terminato l’Anno Santo, ma non termina la Misericordia.
Insieme siamo decisi a rimodellare il volto della nostra Chiesa e a conformarla ai lineamenti scaturiti dal Concilio Vaticano secondo, “Una chiesa che preferisce usare la medicina della misericordia piuttosto che la severità della condanna” (11 ottobre 1962), tratti resi attuali da Papa Francesco ed espressi nella trilogia Evangelii Gaudium, Laudato Sii, Amoris Laetitia, e soprattutto con l’indizione e la celebrazione dell’Anno Santo Straordinario. Ora ci apprestiamo a riprendere il cammino della quotidianità con il cuore e l’abito della misericordia.
Durante l’Anno Santo abbiamo reso grazie per il dono del Concilio e ne abbiamo preso in mano le intuizioni principali. Inoltre ogni Parrocchia, ogni Consiglio pastorale foraniale e diocesano e le Associazioni, insieme al percorso giubilare, hanno operato un discernimento sull’Instrumentum Laboris “Proposta di criteri, strategie ed orientamenti in vista di scelte pastorali da fare all’interno del territorio e della geografia della nostra Diocesi” per rispondere alle sfide dei nostri tempi.
Nell’incontro dei Sacerdoti, dei Diaconi e del Consiglio pastorale Diocesano del 5 settembre u.s. disegnando un percorso pastorale per il prossimo futuro, ho affermato:
“Credo che la nostra diocesi debba riprendere con decisione e sistematicità gli Orientamenti della CEI per l’annuncio e la catechesi in Italia, INCONTRIAMO GESÙ, attualizzandoli e confrontarli con i cambiamenti culturali e sociali dei nostri giorni. Dopo aver sperimentato per 4 anni il Direttorio per “L’iniziazione cristiana dei ragazzi”, dovremo confrontarci in una verifica comunitaria del medesimo. Inoltre penso che non solo i ragazzi, ma l’intera comunità diocesana, adulti, giovani e ragazzi, sia chiamata a percorrere la strada della Iniziazione: alla fede, alla vita di Cristo e della Chiesa. Sono i cambiamenti sociali, uniti ad una scristianizzazione anche delle nostre comunità, che richiedono tale percorso.
La modalità strutturale che abbiamo scelta per raggiungere questo obiettivo nei prossimi anni, è la sfida delle Comunità pastorali da avviare, sperimentare e curare gradualmente nel territorio della Diocesi.
La Comunità pastorale deve avere come obiettivo la generazione della fede attraverso la costruzione di comunità che abbiano il tratto della fraternità. E’ una fraternità che non si qualifica semplicemente in termini del volersi bene, ma una fraternità che è la vita stessa di Dio, così come si è manifestata in Gesù Cristo. Una fraternità da accogliere dalle mani di Dio, una fraternità che non viene dalla carne e dal sangue, ma che ci viene regalata da Dio. E’ una risposta profetica a quest’ora della storia.

3. I ministri della misericordia
Parafrasando Papa Francesco:“Siamo di fronte a un Dio che conosce i nostri peccati, i nostri tradimenti, i nostri rinnegamenti, la nostra miseria. «Eppure è lì che ci attende, per donarsi totalmente a noi, per risollevarci». Ma per sperimentarlo servono sacerdoti che siano pastori e non aridi dottori della legge, c’è bisogno di confessori come P. Pio da Pietrelcina, P. Leopoldo Mandic e tanti altri, che ciascuno di noi ha pure incontrato nella vita. Preti in grado di mettere in pratica «l’apostolato dell’orecchio» cioè di ascoltare con pazienza i drammi e le difficoltà delle persone, ma anche di parlare, di dire che Dio vuole loro bene. Capaci di perdonare molto perché coscienti della propria condizione di peccatori, del proprio bisogno di misericordia.
Noi sacerdoti quale disponibilità siamo disposti a mostrare agli uomini e alle donne del nostro tempo per esercitare il personale e non delegabile ministero del Sacramento della penitenza e della Misericordia? (tempo, orari fissi, opportunità quotidiane, settimanali, mensili).
Per noi sacerdoti e vescovi, che lavoriamo con i Sacramenti, battezzando, confessando, celebrando l’Eucaristia…, la misericordia è il modo di trasformare tutta la vita del popolo di Dio in “sacramento”. Essere misericordioso non è solo un modo di essere, ma il modo di essere.

4. Il Santo Popolo fedele di Dio.
Papa Francesco, nel cuore dell’Anno Santo, in una lettera memorabile al card. Ouellet per i cristiani dell’America Latina (19 marzo 2016) ha voluto richiamare alcune intuizioni del Concilio sull’”Ora dei Laici”. Vogliamo accogliere quella lettera come una delle consegne per la nostra Chiesa particolare, per gli stessi laici ma anche per i preti, in vista di un vero e sincero percorso di comunione.
“ Guardare al Popolo di Dio è ricordare che tutti facciamo il nostro ingresso nella Chiesa come laici. Nessuno è stato battezzato prete né vescovo. Ci hanno battezzati laici.
Ci fa bene ricordare che la Chiesa non è una élite dei sacerdoti, dei consacrati, dei vescovi, ma che tutti formiamo il Santo Popolo fedele di Dio.
Che cosa significa per noi pastori il fatto che i laici stiano lavorando nella vita pubblica? Significa cercare il modo per poter incoraggiare, accompagnare e stimolare tutti i tentativi e gli sforzi che oggi già si fanno per mantenere viva la speranza e la fede in un mondo pieno di contraddizioni, specialmente per i più poveri, specialmente con i più poveri.
Non è mai il pastore a dover dire al laico quello che deve fare e dire, lui lo sa tanto e meglio di noi. Come pastori, uniti al nostro popolo, ci fa bene domandarci come stiamo stimolando e promuovendo la carità e la fraternità, il desiderio del bene, della verità e della giustizia. Come facciamo a far sì che la corruzione non si annidi nei nostri cuori.
Molte volte siamo caduti nella tentazione di pensare che il laico impegnato sia colui che lavora nelle opere della Chiesa e/o nelle cose della parrocchia o della diocesi, e abbiamo riflettuto poco su come accompagnare un battezzato nella sua vita pubblica e quotidiana. Senza rendercene conto, abbiamo generato una élite laicale credendo che sono laici impegnati solo quelli che lavorano in “cose dei preti”, e abbiamo dimenticato, trascurandolo, il credente che molte volte brucia la sua speranza nella lotta quotidiana per vivere la fede. Sono queste le situazioni che il clericalismo non può vedere, perché è più preoccupato a dominare spazi che a generare processi”.

5. Le opere di misericordia
In questo Anno abbiamo certamente compiuto dei gesti di misericordia, ma ci chiediamo, abbiamo assunto l’abito della misericordia?
In questo anno, attraverso il magistero di Papa Francesco, la riflessione personale e comunitaria, i gesti misericordiosi ripetuti, la preghiera prolungata e la Grazia di Dio ci hanno aperto la strada della speranza. E ora? Proseguiamo nella strada intrapresa e oggi richiamata.
Rafforziamo e allarghiamo gli spazi della misericordia: le opere di misericordia attuali, la solidarietà con i terremotati, l’accoglienza dei profughi e dei migranti, la sollecitudine per le povertà del nostro territorio e quella generale dalla globalizzazione, l’attenzione alle missioni e al Terzo mondo.
Sosteniamo le opere segno della Diocesi, quelle avviate quest’anno o in essere da tempo:
L’emporio della solidarietà, l’emporio dei bambini, la cittadella della carità, la mensa “San Valentino”, la Casa Parrabbi, il Centro “Amoris Laetitia” associazione per l’accompagnamento e la cura della famiglia, le Case famiglia, i tanti progetti di carità delle parrocchie, dei gruppi e delle singole persone…. Insomma le tante opere di misericordia spirituali e corporali diffuse nelle città della Diocesi.
L’Anno Santo continui nel segno della misericordia a dare speranza alla nostra società, alle nostre comunità, avendo come fulcro l’Eucarestia domenicale, che si prolunga nella comunione di fede, di beni e di vita tra i cristiani.
La visita pastorale, che presto sarà indetta e avviata nel prossimo anno, sarà una grande opportunità di verifica della vita comunitaria, di impulso e di incoraggiamento per conformare la nostra vita al Vangelo di Gesù.

Ringraziamento

Ringraziamo il Signore per la “misericordia continua”. Un grazie a tutti coloro che hanno aiutato i fratelli e celebrare il Giubileo: commissione del Giubileo, l’Ufficio liturgico diocesano, il parroco e i sacerdoti della Cattedrale e della chiesa san Pietro…. Tutti i sacerdoti, i confessori, i ministri vari, i volontari…Tutti coloro che con la grazia e la carità hanno arricchito la nostra Chiesa.
Prima di morire, San Francesco diceva ai frati: «Incominciamo, fratelli, a servire il Signore Dio nostro, perché finora abbiamo combinato poco». (FF1237 Leggenda Maggiore).
Ricominciamo il cammino della nostra Chiesa con lo slogan
“Incontriamo Gesù, nella comunione e missione”, lasciandoci istruire e guidare da Maria, Madre della misericordia e della Chiesa.